Proteste in Iraq del 2011
Le proteste in Iraq del 2011 si inseriscono nel contesto delle coeve proteste nel mondo arabo. La rivoltaNella giornata del 17 febbraio si verificano i primi segnali di malcontento nel paese: nella provincia di Wassit, a sud di Baghdad, circa 2 manifestanti incendiano due palazzi governativi e protestano contro continui black out alla rete elettrica, problemi alla rete idrica e per l'insoddisfazione contro la crescente corruzione.[2] Incidenti si verificano tra forze di sicurezza e manifestanti, a causa dei quali rimangono ferite almeno 50 persone, tra cui 10 agenti. A Sulaimaniyah, nel Kurdistan iracheno, una manifestante rimane ucciso e 33 rimangono ferite in scontri scoppiati durante dimostrazioni contro l'inflazione e per la richiesta di riforme, nel corso delle quali manifestanti tentano anche di prendere d'assalto la sede del Partito democratico del Kurdistan di Massud Barzani.[2][3] Il 25 febbraio, ribattezzato "giornata della rabbia", in migliaia si riversano per le strade di Bassora, Baghdad e Kirkuk per manifestare contro la corruzione, il malgoverno del primo ministro Al Maliki, e per chiedere di avere maggiore voce in capitolo nella scelta dei propri leader.[4] Violenti scontri registrano a Mosul, nel nord del Paese, ma anche nella capitale: il bilancio riferisce di almeno 5 morti e una cinquantina di feriti.[4] Circa 5.000 persone si radunano nella piazza Tahrir di Baghdad. La folla lancia pietre e scarpe contro gli agenti e i soldati che presidiano la Zona Verde, l'area fortificata dove si trovano l'ambasciata Usa e il Parlamento.[5] Più tardi il bilancio complessivo riferisce di 14 persone uccise nelle città di Mosul, Hawija, Kirkuk, Samarra e Calar, località curda nella provincia di Diyala. 124 persone, fra cui 17 poliziotti e militari, rimangono ferite in una decina di città, mentre quattro edifici pubblici sono stati dati alle fiamme.[1] Il 26 febbraio alcuni insorti attaccano la raffineria di Baiji, la più grande del paese. Dopo l'esplosione di un grosso incendio l'impianto viene chiuso.[6] In seguito all'ondata di manifestazioni che scuote l'Iraq, il sindaco di Baghdad e due governatori rassegnano le dimissioni.[7] All'inizio di marzo le dimostrazioni proseguono e il 4 marzo migliaia di iracheni tornano in strada per il secondo venerdì di protesta, dopo le imponenti manifestazioni della settimana precedente, protestando nella centrale piazza Tahrir di Baghdad.[8][9] A Bassora invece le forze di sicurezza usano idranti e bastoni per disperdere la folla che si assiepa davanti all'edificio del Consiglio provinciale e si rifiuta di allontanarsi.[8] Manifestazioni si registrano anche a Hilla e Nassiria malgrado il divieto di circolazione stabilito non solo nella capitale ma in diverse province del paese.[8] Il 7 marzo una manifestazione si svolge a Baghdad, mentre a Falluja centinaia di intellettuali, capi tribali e disoccupati protestano nel centro della città contro la corruzione.[10] Note
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