Pica (famiglia)
I Pica sono un'importante famiglia patrizia dell'Aquila, con ramificazioni a Milano e Prato. Dal XIX secolo la famiglia è conosciuta anche come Pica-Alfieri e dal 1922 risulta iscritta al libro d'oro della nobiltà italiana. Alla famiglia è legato il deputato della destra storica Giuseppe Pica autore, nel 1863, della legge contro il brigantaggio, conosciuta appunto come legge Pica[1]. StoriaOriginaria dell'area di Forcona[2] (corrispondente all'attuale Fossa), la famiglia si stabilisce all'Aquila sin dalla sua fondazione — avvenuta nel XIII secolo — ed è da subito iscritta all'ordine patrizio della città. Tra il XVI ed il XVII secolo ebbe in possesso i feudi di Arischia e di Ocre; quest'ultimo passò dai Pica ai Bonanni nel 1626. Abitazione principale dei Pica era il palazzo in via del Guastatore, conosciuto come palazzo Pica, e tuttora di proprietà della famiglia. Il palazzo è attestato come tale dal 1593, ovvero all'indomani del matrimonio tra Giuseppe Pica e Vittoria Intervera[1]. La famiglia disponeva anche del palazzo della Camera di Commercio, il cui proprietario storico fu Francesco Pica, dottore di legge. Nei primi secoli successivi alla fondazione dell'Aquila, i Pica si impongono nel commercio dello zafferano, acquisendo così ricchezza e posizioni nell'establishment cittadino. La famiglia riuscì a ritagliarsi una cospicua fetta di mercato anche in seguito alla crisi economica della città dovuta alla normalizzazione spagnola. Terminato il periodo d'oro del commercio dello zafferano, dal XVIII secolo i Pica tenderanno a trasformarsi in esponenti della libertà di toga. Nel 1863, all'indomani della riunificazione dell'Italia, la famiglia diede il nome alla storica legge istituita per frenare il fenomeno del brigantaggio, la cosiddetta legge Pica, redatta dal deputato aquilano della destra storica Giuseppe Pica. Nel 1885 vi fu aggiunto il cognome Alfieri mediante regio decreto[2]. Il legame con gli Alfieri — di origine lombarda ma stabilitisi in Abruzzo sin dal XII secolo — è dovuto al matrimonio tra Eusebia Alfieri e Giannanatonio Pica datato alla fine del XVIII secolo; a seguito di ciò il palazzo in piazza Santa Margherita, prese il nome di palazzo Pica Alfieri. Oltre agli Alfieri, tra gli altri, la famiglia è legata da importanti vincoli di parentela anche con i Camponeschi, i Bonanni ed i Porcinari. Tra il XIX ed il XX secolo, per mezzo di Fabio Pica-Alfieri, un ramo della famiglia tornò a Milano stabilendosi poi, negli anni successivi, tra la Lombardia e la Svizzera italiana. All'attività di Ferdinando Pica-Alfieri, figlio del succitato Fabio, e di sua moglie Laura, è legata la fondazione Pica Alfieri, attiva dal 2006[3]. BlasonaturaLa blasonatura principale legata alla famiglia cita uno stemma inquartato nel 1º e 4º d'oro alla pica (uccello, simile alla gazza) di nero passante e movente dalla sinistra dello scudo, 2º e 3º d'argento a tre fasce ondate d'azzurro su argento[2][4]. Uno stemma secondario è citato come d'argento, contenente tre piche, al capo d'azzurro. ResidenzeLa famiglia ha posseduto storicamente alcune delle architetture principali dell'Aquila. La più importante è senz'altro il palazzo Pica Alfieri in piazza Santa Margherita che fu edificato su di una preesistenza rinascimentale dalla famiglia Alfieri, poi legatasi ai Pica. La residenza principale della famiglia è, invece, il palazzo Pica in via del Guastatore, con facciata su piazza IX Martiri, ancora oggi di proprietà degli eredi Clementi e Mortari. Adiacente al palazzo Pica è il palazzo Pica Angelini, storica sede della Camera di Commercio aquilana, dotato di facciata principale su corso Vittorio Emanuele e cortile retrostante quattrocentesco. Sempre su corso Vittorio Emanuele, nelle vicinanze di piazza del Duomo era, infine, il palazzo Pica Camponeschi, di cui i Pica conserveranno la proprietà sino al 1508, e sul cui sito è oggi il palazzo Cipolloni Cannella. Note
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