Piattaforma carbonaticaCon il termine piattaforma carbonatica si intende, in sedimentologia e in biologia, un'area situata in ambiente marino o lacustre, caratterizzata da un rilievo topografico più o meno accentuato e da un'elevata produzione di materiale carbonatico autoctono[1] di origine prevalentemente biogenica[2], derivato dall'accumulo di parti dure di organismi a scheletro calcareo oppure dalla precipitazione di carbonato indotta dall'attività di organismi viventi. DefinizioneIl termine deriva dalla morfologia generalmente tabulare di questi corpi geologici e dal fatto che i sedimenti componenti sono carbonatici. Una piattaforma carbonatica è un complesso molto articolato, che comprende diversi ambienti. I termini piattaforma carbonatica e Barriera corallina (reef) non sono sinonimi. Una barriera corallina è una scogliera bio-costruita e costituisce una parte della piattaforma carbonatica: tipicamente la sua fascia marginale esterna (più o meno estesa). Un esempio di piattaforma sviluppata lungo una costa continentale, in cui la parte di reef è molto estesa, è la Grande Barriera Corallina australiana. D'altro canto, sono esistiti nella storia geologica complessi di piattaforma carbonatica privi di un vero e proprio reef (esempi molto studiati sono le piattaforme del Triassico, molto diffuse nelle Dolomiti e in tutte le Alpi meridionali). Anzi, i complessi di reef sono presenti in realtà solo in alcuni periodi della storia della terra. DescrizioneÈ importante sottolineare che, mentre tutti gli altri tipi di sedimento si accumulano passivamente sotto l'azione degli agenti atmosferici, i sedimenti di piattaforma carbonatica (essendo strettamente legati all'attività biologica) "crescono" attivamente. Quindi in questo caso la biocenosi (la comunità degli organismi viventi) è strettamente interconnessa con l'ambiente sedimentario (l'ambiente fisico e l'insieme dei processi che lo caratterizzano) e ne è parte attiva, molto più che negli altri tipi di ambiente. I ricercatori hanno coniato il termine factory[3](letteralmente "fabbrica") per definire questo ambiente sedimentario come l'insieme della piattaforma e della comunità biologica che la produce, in un determinato momento della storia geologica. Un'importante conseguenza di ciò è che i sedimenti di piattaforma carbonatica sono per la maggior parte autoctoni (cioè originatisi nel luogo stesso della sedimentazione o in aree strettamente adiacenti), mentre i sedimenti clastici sono nella maggior parte dei casi alloctoni (si sono cioè deposti in aree più o meno lontane da quelle di origine, sotto l'azione degli agenti atmosferici). Sedimentazione e attività biologicaLa precipitazione del carbonato di calcio avviene nelle aree di piattaforma carbonatica secondo tre modelli:
Comunità biologicaLe piattaforme carbonatiche attuali e le comunità biologiche che le supportano si rinvengono entro un ampio intervallo di temperatura, salinità e profondità: si trovano sia in acque fredde, alle medie e alte latitudini, sia in acque calde, e sono il prodotto dell'attività di comunità molto diverse. I principali gruppi che costituiscono bio-costruzioni sono:
In realtà molti altri gruppi faunistici contribuiscono secondariamente alla costruzione delle piattaforme carbonatiche, come i poriferi (spugne), i briozoi, i crinoidi, diversi gruppi di bivalvi e gasteropodi, concorrendo a consolidare il sedimento e a mantenere il rilievo della bio-costruzione (oltre che ad incrementare la biodiversità della factory). Vari fattori, come un aumento eccessivo del tasso di subsidenza, un incremento eccessivo e subitaneo del livello marino, la mancanza di nutrienti, variazioni di temperatura e di salinità dovute a cambiamenti nella circolazione oceanica, proliferazione incontrollata di predatori degli organismi bio-costruttori, inquinamento, possono portare ad una crisi, anche irreversibile, della comunità che sostiene la piattaforma e causarne quindi l'annegamento[8] e la morte. Analogamente, un abbassamento improvviso del livello marino può portare ad emersione gran parte della piattaforma e causare la morte della sua comunità biologica. TipologiaLa classificazione di Schlager (2000) è quella più seguita attualmente nell'ambito della ricerca. Questa distingue tre tipi principali di factory:
Questa classificazione è seguita sostanzialmente anche in questa voce, anche se si è preferito definire i tipi come piattaforme piuttosto che come factory, per varie ragioni essenzialmente didattiche[10]. Inoltre, le piattaforme di acque fredde sono state suddivise ulteriormente tra tipi di bassa e di elevata profondità: le piattaforme di bassa profondità sono infatti sostanzialmente diverse da quelle profonde perché ancora controllate dalle oscillazioni del livello marino e per la presenza di facies protette in posizione interna. Ancora, le piattaforme lacustri, che si sviluppano in acque lacustri dolci, iposaline o ipersaline, meritano un capitolo a parte. Piattaforme tropicali di bassa profonditàLe piattaforme carbonatiche più sviluppate e più tipiche sono quelle di ambiente marino e di clima tropico-equatoriale, con acque molto pulite e ben ossigenate, generalmente povere di nutrienti, e sono degli indicatori ambientali molto sensibili alla presenza di inquinamento (di origine sia naturale che antropica) e alle variazioni del clima. Si trovano attualmente solo in acque calde (>20 °C di temperatura media annua), in una fascia latitudinale compresa tra 30° S e 30° N. Un tipico esempio di piattaforma carbonatica attuale è costituito dalle isole Bahamas. Si tratta di aree più o meno estese, a bassa profondità d'acqua (mediamente di pochi metri), con zone più profonde di laguna interna e spesso bordate verso il mare aperto da un sottile margine di reef o bioerma (scogliera bio-costruita). Gli organismi bio-costruttori sono principalmente autotrofi (alghe calcaree) o comunque strettamente dipendenti dalla luce solare (coralli ermatipici, simbionti con alghe verdi). Le aree di piattaforma interna sono caratterizzate dalla proliferazione di organismi come alghe calcaree, coralli non biocostruttori, crinoidi e molluschi. I sedimenti interni alle aree di piattaforma sono prevalentemente fanghi carbonatici derivati principalmente dalla disintegrazione degli scheletri calcarei delle alghe. Sono frequenti, soprattutto nelle facies ad alta energia come spiagge e barre sommerse, particelle e granuli di materiale carbonatico derivati da precipitazione chimica non indotta o controllata biologicamente, come le ooliti[11]. Le piattaforme carbonatiche di questo tipo sono in generale caratterizzate morfologicamente da un rilievo topografico più o meno accentuato nei confronti delle aree circostanti e tendono a "crescere", cioè a propagarsi in verticale e in orizzontale, progradando sui sedimenti neritici o bacinali intorno, a causa del surplus di materiale carbonatico prodotto dagli organismi viventi. Questo materiale in eccesso si accumula tipicamente in una fascia di detrito esterna al margine della piattaforma, sulla scarpata di raccordo con i sedimenti di bacino, con granulometria fino a molto grossolana. Piattaforme di bassa profondità in acque temperato-freddeSono piattaforme presenti alle medie e alte latitudini, caratterizzate dalla predominanza di organismi bio-costruttori interamente eterotrofi (molluschi, anellidi, coralli non-simbionti). Gli organismi autotrofi (alghe calcaree) sono spesso presenti in percentuale molto variabile, e talora forniscono un contributo significativo. Le bioerme di questo tipo sono generalmente di dimensioni più ridotte. I sedimenti più diffusi sono composti da frammenti scheletrici calcarei della granulometria della sabbia o maggiore (granuli), mentre è meno frequente il fango carbonatico. Mancano generalmente ooliti e altri tipi di precipitati abiotici. Complessivamente, quindi, prevale la precipitazione dei carbonati biologicamente controllata. Le acque marine in cui si sviluppano queste piattaforme sono caratterizzate da un apporto di nutrienti maggiore rispetto alle piattaforme tropicali. In territorio italiano, tra le bio-costruzioni più conosciute di questo tipo sono le tegnue[12] di Chioggia, presenti diffusamente al largo della costa adriatica settentrionale, i cui organismi costruttori sono principalmente alghe corallinacee. Piattaforme profondeEsistono anche bioerme di ambiente marino profondo (da diverse centinaia di metri fino 1000-1300 metri di profondità), prodotte da un'ampia varietà di taxa (principalmente batteri, alghe e coralli). Queste biocostruzioni possono essere di mole notevole, confrontabile con quelle di superficie (decine di metri di altezza e lunghezza da centinaia di metri a decine di chilometri). Le facies attuali di questo tipo sono tuttora relativamente poco conosciute per la loro scarsa accessibilità, ma sono sostanzialmente diverse da quelle di bassa profondità, non essendovi ovviamente la differenziazione di facies lagunari interne. La bioerma in questo caso è costituita dal nucleo biocostruito, circondato da una fascia di detrito derivata dallo smantellamento parziale del reef ad opera di correnti di fondo e di organismi perforanti o incrostanti[13]. Rispetto alle bioerme di superficie, il sedimento interstiziale e il detrito contengono componenti prevalenti derivati da resti organismi planctonici. Queste bioerme possono essere composte di materiale sciolto oppure litificato[14] (litoerme). In quest'ultimo caso possono raggiungere rilievi topografici notevoli e pendenze ragguardevoli nelle zone di scarpata (fino a sub-verticali)[15]. Non essendo influenzate direttamente dalle ocillazioni del livello del mare, le dinamiche di crescita delle bioerme profonde dipendono soprattutto dalla disponibilità di ossigeno e nutrienti e da altri fattori come salinità e temperatura, controllati dalle correnti oceaniche. La precipitazione del carbonato di calcio è prevalentemente controllata o indotta biologicamente, ma esiste probabilmente una quota di precipitato abiotico in presenza di sorgenti termali[16] sul fondale marino. Piattaforme micriticheNel passato geologico sono conosciuti molteplici esempi di piattaforme carbonatiche composte totalmente o quasi da fango carbonatico (micrite). La genesi di queste bio-costruzioni è stata a lungo e accanitamente dibattuta dai geologi. Ora è largamente accettato dai ricercatori che siano di origine batterica. La micrite che compone queste piattaforme deriva da sedimento litificato durante o appena dopo la formazione piuttosto che dopo il seppellimento, per precipitazione indotta biologicamente dall'attività batterica[3]. Questo tipo di facies non va confuso con le facies stromatolitiche, caratterizzate da alternanze di lamine di origine algale, anche se le due facies possono coesistere nella stessa piattaforma. Le facies di piattaforma micritica sono caratterizzate dall'assenza di strutture di origine sedimentaria o biologica (anche se vi possono essere strutture concentriche o laminari derivate dalla precipitazione abiotica di cementi carbonatici). Queste bio-costruzioni sono sostanzialmente diverse da quelle derivate da organismi gregari o coloniali. Le comunità biologiche che danno origine a queste piattaforme sembrano crescere in acque meno ossigenate e con un maggiore contenuto di nutrienti rispetto agli altri tipi di piattaforma. Piattaforme micritiche sono conosciute fin dal Paleozoico e frequenti fino a tutto il Mesozoico: sono comuni soprattutto nel Paleozoico Superiore (in particolare nel Carbonifero e nel Permiano) e in tutto il Triassico. Piattaforme di ambiente lacustreSono conosciute anche piattaforme carbonatiche in ambiente lacustre, studiate soprattutto attualmente nei grandi laghi del rift africano (Lago Tanganica, Lago Niassa, Lago Turkana), e in alcuni grandi laghi asiatici, americani e australiani, (il lago di Van, un bacino lacustre ad acqua salmastra in Turchia, è un esempio classico). Si tratta di depositi di tipo molto vario, che possono essere ricondotti per semplicità di esposizione a tre tipi fondamentali, a seconda del tipo di precipitazione:
Le piattaforme lacustri sono presenti estensivamente e in tutti i climi, da temperati e freddo-umidi a tropicali sia umidi che aridi. Le morfologie sono ugualmente molto varie, da tabulari a pinnacolari e a cumulo per le microbialiti e i depositi abiotici, mentre per i depositi controllati da alghe e molluschi si hanno in genere morfologie costiere tabulari o a "rampa"[19]. In alcuni momenti della storia geologica, la precipitazione di carbonati (sia abiotica che biologicamente indotta o controllata) in ambiente lacustre ha dato origine a edifici carbonatici di notevole estensione (da decine a centinaia di chilometri quadrati e decine di metri di spessore). Un esempio sono le piattaforme carbonatiche ad alghe, ostracodi e molluschi sviluppatesi nel Cretaceo Inferiore dell'Africa occidentale e della costa orientale dell'America meridionale durante la prima fase di apertura dell'Oceano Atlantico, in un ambiente paragonabile a quello dei grandi laghi dell'attuale rift africano[20]. Ambiente sedimentarioPerché una piattaforma carbonatica possa nascere e perdurare, devono esservi tre condizioni fondamentali:
Dal punto di vista geometrico, una piattaforma carbonatica è suddivisibile in diverse unità morfologiche:
È importante notare che questa suddivisione non è solamente morfologica ma anche sedimentologica ed ecologica: ciascuna zona è caratterizzata da una particolare tipologia di sedimento e da una biocenosi ben definita e dotata di caratteri morfologici riconoscibili. Tutti questi caratteri sono riconoscibili anche nei sedimenti del passato geologico e permettono la ricostruzione paleoecologica di scogliere fossili tramite l'analisi della facies sedimentologica e l'analisi paleoecologica della tanatocenosi[22]. Come già accennato, nelle piattaforme di ambiente profondo mancano le facies di back-reef. Siamo infatti in ambiente totalmente subacqueo, al di sotto del raggio d'azione del moto ondoso, e non si possono ovviamente sviluppare facies "protette" verso terra. DiagenesiIl materiale carbonatico accumulato dall'attività degli organismi viventi è carbonato di calcio (CaCO3), sotto forma sia di calcite che di aragonite, dipendentemente dal tipo di organismi (gli scheletri dei coralli attuali per esempio sono aragonitici). L'aragonite, essendo una fase metastabile, tende facilmente a passare in soluzione nelle prime fasi di seppellimento e di diagenesi[23] dei sedimenti, e ad essere sostituita da calcite o da dolomite. È ancora più facile che l'aragonite venga dissolta per opera degli agenti atmosferici se la bioerma passa in condizioni di esposizione subaerea (ad esempio, per una fase di abbassamento eustatico[24]). Essendo i sedimenti carbonatici spesso molto porosi, possono essere interessati dalla circolazione di acque dolci di falda derivata dalle precipitazioni meteoriche sulla parte emersa di una piattaforma. La mescolanza di acque marine e acque dolci all'interno del corpo di piattaforma crea le condizioni per la sostituzione del carbonato di calcio dei sedimenti con dolomite e quindi con la trasformazione del calcare in dolomia. Condizioni favorevoli alla dolomitizzazione dei sedimenti carbonatici si raggiungono anche nelle facies di piana di marea supratidale, in presenza di condizioni evaporitiche[25]. In generale, la piattaforme possono essere affette da fenomeni di carsismo dovuti ad emersioni parziali o totali in conseguenza di variazioni del livello del mare. Si tratta di fenomeni di dissoluzione del carbonato che danno origine a cavità: queste possono poi essere riempite da depositi successivi, o da cementi carbonatici derivati dalla precipitazione di carbonati contenuti nelle acque di sottosuolo, o ancora da depositi residuali dal tipico colore rosso in cui tendono a concentrarsi i minerali argillosi e gli ossidi metallici (soprattutto di ferro e alluminio) liberati dalla dissoluzione del carbonato. Le bauxiti presenti nel sud della Francia in facies di piattaforma carbonatica del Cretaceo Superiore e del Paleogene, oltre che in molte altre parti del mondo in facies simili, sono un esempio di questo tipo di depositi. Le bauxiti testimoniano una intensa alterazione meteorica in ambiente tropicale. Con il progredire del seppellimento e della diagenesi, nei carbonati di piattaforma tendono generalmente a prevalere i fenomeni di cementazione, che possono succedersi in varie generazioni, con cementi di varia struttura e composizione (dipendentemente dalla composizione delle acque di sottosuolo e dalle condizioni di temperatura e pressione), fino ad occludere completamente i vuoti che costituiscono la porosità primaria e a "cancellare" le tessiture e le strutture sedimentarie originali. Il punto estremo di questo processo è il metamorfismo, in particolare il metamorfismo di seppellimento, di temperatura relativamente bassa (a partire da 200 °C) e alta pressione (oltre i 3 bar), con il quale un sedimento carbonatico si trasforma in un "mosaico" di cristalli di calcite (o dolomite), divenendo un marmo. Con il progredire dei processi del metamorfismo, possono innescarsi reazioni di decarbonatazione[26], che portano infine anche all'alterazione della composizione chimica originaria. Storia geologicaFacies di piattaforma carbonatica sono conosciute fin dal Proterozoico inferiore (circa due miliardi di anni fa), e si sono sviluppate per tutta la successiva storia biologica, con periodi di grande diffusione e periodi di crisi con riduzione estrema o addirittura scomparsa delle comunità relative, che tuttavia si sono sempre riprese e nuovamente differenziate, a testimonianza della ricchezza e vitalità di questi ambienti. Le più antiche piattaforme carbonatiche conosciute, del Paleoproterozoico, sono formate da incrostazioni stromatolitiche prodotte da cianobatteri. Si trattava probabilmente di biofilm batterici che potevano "fissare" il carbonato di calcio[27] e intrappolavano il sedimento fine prodotto dall'azione erosiva degli agenti atmosferici sulla piattaforma stessa. Le stromatoliti tipiche sono composte da sottili lamine (da millimetriche a centimetriche) di fango carbonatico chiaro (trasformato in micrite nelle stromatoliti fossili), alternate a lamine scure ricche di materia organica (derivata dall'attività dei tappeti algali). Altri tipi di strutture, definite tromboliti, sono esteriormente abbastanza simili alle stromatoliti ma hanno una struttura interna non laminata, a celle, molto irregolare. Si tratta sempre di strutture di accrezione derivate dall'attività di alghe e batteri che tendono a fissare il sedimento mediante biofilm e mucillagini. Le tromboliti danno origine più frequentemente a biocostruzioni sviluppate in altezza (a pinnacolo), e sono meno legate a contesti di acqua bassa. Alcuni di questi edifici erano di dimensioni notevoli (fino ad alcune centinaia di metri di spessore e chilometri in lunghezza). Non vi sono metazoi conservati in questi sedimenti. L'ecologia di queste "factory" era probabilmente molto semplice. In sedimenti di piattaforma carbonatica del tardo Neoproterozoico della Namibia, sono state recentemente rinvenute[28] strutture di origine biologica interpretate come metazoi incertae sedis (poriferi o celenterati?), e riferiti al genere Namapoikea. Si tratta probabilmente di organismi coloniali: masse di forma irregolare, incrostanti, con una struttura interna tubolare, sicuramente mineralizzate (calcaree), che colonizzavano prevalentemente fessure naturali entro il corpo della piattaforma. La presenza di queste strutture nella piattaforme tardo-proterozoiche sembra indicare un habitat ecologicamente più complesso, in cui probabilmente poteva trovare rifugio anche una fauna a corpo molle già differenziata (paragonabile forse, in altro ambiente, a quella ediacariana coeva). Con la radiazione adattativa dei metazoi avvenuta nel Cambriano Inferiore, compare un nuovo tipo di piattaforma: le facies stromatolitiche vengono invase da organismi esteriormente simili a spugne, gli archeociati[29]. Questi organismi, dotati di uno scheletro calcareo di forma conica, formavano piccole bio-costruzioni "patch" e tappeti sulla sommità delle piattaforme a stromatoliti. Con la fine del Cambriano Medio e l'estinzione degli archeociati non vi furono più (almeno dal materiale fossile attualmente disponibile) bio-costruzioni animali ma solo piattaforme stromatolitiche per circa 60 milioni di anni. Dall'Ordoviciano Medio, la comparsa e la rapida differenziazione degli stromatoporoidi (probabilmente spugne calcaree), dei tetracoralli e delle alghe rosse portò allo sviluppo di bio-costruzioni e piattaforme carbonatiche molto più differenziate e con tratti maggiormente simili alle attuali, con veri e propri complessi di reef. Nel periodo tra l'Ordoviciano superiore e il Devoniano le comunità di piattaforma si differenziano notevolmente, attraendo molti altri gruppi faunistico-floristici: trilobiti e altri artropodi, brachiopodi, molluschi, echinodermi (soprattutto crinoidi), briozoi, alghe non bio-costruttrici. Queste piattaforme tuttavia subiscono pesantemente la crisi biologica tardo devoniana (transizione Frasniano-Famenniano), e le successive piattaforme del Carbonifero e del Permiano sono ancora principalmente micritiche e stromatolitiche: i coralli e gli stromatoporoidi sono ancora diffusi ma non giocano un ruolo importante nella loro costruzione. Le comunità di piattaforma sono tuttavia ancora ben differenziate, con i brachiopodi come organismi animali non-costruttori dominanti. La grande crisi biologica alla transizione tra Permiano e Triassico provoca l'estinzione della maggior parte dei taxa paleozoici (in particolare i tetracoralli) e la scomparsa delle facies di piattaforma carbonatica, che riprendono solo nel Triassico Medio e più decisamente nel Triassico Superiore. Le piattaforme triassiche sono però ancora prevalentemente di origine batterico-algale, e le facies bio-costruite a coralli (intanto sono comparsi gli esacoralli, a sostituire gli estinti tetracoralli) sono ancora poco sviluppate. Un tratto caratteristico delle piattaforme di questo periodo sono grandi bivalvi, (Megalodontacea) con una caratteristica conchiglia a forma di cuneo, che ne popolavano le acque basse delle lagune interne. Le piattaforme carbonatiche a coralli e alghe riprendono a fiorire nel Giurassico e nel Cretaceo. In quest'ultimo periodo si sviluppano anche edifici bio-costruiti molto peculiari, caratterizzati da bivalvi di forma tendenzialmente conica per lo sviluppo di una sola delle valve: le rudiste, che si estinguono nella crisi biologica tra Cretaceo e Terziario. Nel Terziario, complessivamente si assiste ad un lento declino delle scogliere a coralli, ora molto più ristrette arealmente che nel passato. In questa riduzione hanno probabilmente giocato sia un progressivo raffreddamento del clima che una graduale variazione nella distribuzione delle terre emerse, con la frammentazione e la scomparsa dell'oceano della Tetide (prevalentemente orientato est-ovest a latitudini tropico-equatoriali), sostituito da domini oceanici rivolti prevalentemente nord-sud. Le alghe calcaree (sia verdi che rosse) tendono a divenire tra i più importanti organismi biocostruttori, soprattutto dal Miocene. Compaiono i vermetidi, che divengono biocostruttori significativi soprattutto alle medie e alte latitudini. Interesse economicoOltre a fornire tuttora i mezzi di sussistenza per le popolazioni residenti, le piattaforme carbonatiche attuali hanno un interesse economico soprattutto locale, sia per la pesca[30], che per il turismo. Potenziale minerarioLe piattaforme carbonatiche del passato sono una delle fonti primarie delle rocce calcaree e dolomitiche, spesso cavate come pietra da costruzione, pietra ornamentale e per usi artistici, o come componente base per la fabbricazione del cemento. In Italia, si possono ricordare i marmi delle Alpi Apuane, tra cui il celebre Marmo di Carrara, cavati da secoli per usi edili e artistici e derivati dal metamorfismo di calcari di piattaforma carbonatica di età che vanno dal tardo Triassico al Giurassico Inferiore. I cristalli di calcite, dolomite e minerali accessori che si possono rinvenire in questi complessi, e i fossili tipici di questi ambienti hanno interesse per il mercato "di nicchia" dei minerali e dei fossili da collezione. Come già detto, inoltre, le rocce carbonatiche sono anche fonti rilevanti di alluminio, estratto da depositi bauxitici. Potenziale di ricerca degli idrocarburiLe rocce carbonatiche derivate da sedimenti di piattaforma costituiscono importanti rocce serbatoio per gli idrocarburi (petrolio e gas naturale), con il 40% circa delle riserve accertate. Questa tipologia di sedimenti è caratterizzata da porosità e permeabilità elevate soprattutto nelle facies di reef, nelle facies di forereef prossimali (scarpata) e nelle facies di backreef a più alta energia. I sedimenti carbonatici sono però fortemente soggetti alla diagenesi, con fenomeni di dissoluzione e cementazione che ne alterano spesso le caratteristiche petrofisiche fin dalle prime fasi del seppellimento (vedi Sedimentazione e diagenesi). Questi processi possono in qualche caso migliorare le caratteristiche petrofisiche di questi serbatoi, incrementando sia la porosità che la permeabilità, quando prevale la dissoluzione (ad esempio nel caso dei carbonati soggetti a carsismo). Tuttavia, con l'aumento della profondità di seppellimento e il progredire della diagenesi tendono a prevalere i processi di cementazione, in seguito ai quali le rocce carbonatiche possono perdere in gran parte (o in tutto) le caratteristiche petrofisiche più favorevoli, divenendo serbatoi di difficile producibilità[31]. Le facies di laguna e piana di marea, come del resto quelle di forereef più esterno, in cui prevalgono i sedimenti fini a bassa permeabilità, sono generalmente mediocri o cattivi serbatoi. La presenza di una fratturazione naturale di origine tettonica può però rendere producibile una formazione rocciosa che di per sé avrebbe caratteristiche di prorosità e permeabilità primaria scadenti. Le facies di laguna a sedimentazione carbonatica, spesso caratterizzate da sedimenti euxinici in cui la materia organica viene preservata dall'assenza di ossigeno nello strato d'acqua prossimo al fondale, possono essere ottime rocce madri degli idrocarburi. I sedimenti di backreef, caratterizzati da tessitura fine (micriti) e spesso associati nella porzione supratidale ad evaporiti come sale, gesso e (come sedimento diagenizzato) anidrite, costituiscono spesso le rocce di copertura dei giacimenti di idrocarburi localizzati in rocce di piattaforma carbonatica. Tra i giacimenti di questo tipo, in circa il 60% dei casi le rocce di copertura sono evaporiti deposte in contesti di piana di marea supratidale[32]. Questo si verifica per la migrazione laterale degli ambienti nel corso del tempo (progradazione e retrogradazione), dovuta a variazioni del livello del mare, che può portare facies di backreef impermeabili al di sopra di facies porose e permeabili di reef o forereef. Esempi di giacimentoUn esempio molto citato in Italia di giacimento di idrocarburi a olio e gas in carbonati di piattaforma di età triassica è quello di Trecate, tra le provincie di Milano e Novara. Le rocce serbatoio sono in questo caso antichi sedimenti di piattaforma carbonatica dolomitizzati, di età medio-triassica (Anisico-Ladinico) e tardo-triassica (Norico-Retico)[33]. In questo caso, la trappola che costituisce il giacimento è di tipo essenzialmente strutturale, ed è costituita da un paleo-alto di età giurassica inferiore, determinatosi in seguito ad una fase tettonica distensiva dovuta all'apertura del paleo-oceano della Tetide. Questo alto strutturale è stato successivamente ricoperto e sigillato da rocce di copertura di età cretacica e terziaria, e poi in parte deformato dall'orogenesi alpina dal Miocene. La roccia madre di questo giacimento è costituita da sedimenti argilloso-marnosi di tipo euxinico depositatisi entro bacini situati tra le piattaforme carbonatiche del Triassico medio. Questi sedimenti bacinali sono presenti entro la struttura di Trecate a contatto con le rocce serbatoio dolomitiche coeve[34] per transizione laterale di facies: gli idrocarburi formatisi entro queste rocce madri hanno quindi potuto migrare direttamente entro le rocce serbatoio. Un altro esempio italiano di giacimento petrolifero in carbonati di piattaforma è quello di Monte Alpi, in Val d'Agri (Basilicata), in rocce calcaree di età giurassica e cretacea coinvolte in falde tettoniche messe in posto nel Pliocene inferiore[35]. Queste rocce, a bassa porosità primaria, producono prevalentemente da un reticolo di faglie e fratture naturali[36]. Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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