Piano sub-montanoIl piano sub-montano è il piano altitudinale che si trova al di sopra del piano basale e al di sotto del piano montano, e dunque tra i 400-600 e gli 800–1200 m s.l.m. Orizzonti del piano sub-montanoIl piano sub-montano è delimitato da due "orizzonti": quello superiore, a quota 800–1200 m, che coincide con l'orizzonte inferiore del sovrastante piano montano, prende il nome di "orizzonte montano", mentre quello inferiore, ad una quota compresa fra i 400 e i 600 m, lo separa dal piano basale ed è detto "orizzonte sub-montano. Nella parte superiore (dai 700 ai 1200 m di quota) il manto boschivo è costituito da latifoglie mesofile o tutt'al più meso-termofile: (querceti, castagneti), con presenze, nelle zone più fresche, di conifere (Abete rosso, Pino silvestre). La zona più bassa (dai 400 ai 700 m), accoglie invece latifoglie più schiettamente termofile ed eliofile come la Roverella (Quercus pubescens). Non di rado, su terreni asciutti e soleggiati, si rinvengono anche querceti xero-termofili ed altre specie arboree tipiche del piano basale. Il piano sub-montano superiore è dunque collocato tra l'orizzonte montano e l'orizzonte delle latifoglie termofile, mentre il piano sub-montano inferiore si trova fra l'orizzonte delle latifoglie termofile e l'orizzonte sub-montano.
La varietà delle condizioni climatico-ambientali e la plasticità di molte specie, in particolare del genere Quercus, rendono scarsamente significativa la coincidenza fra orizzonti e limiti vegetazionali, a differenza di quanto avviene nei piani altitudinali di quota più elevata. Appare comunque legittimo definire l'orizzonte montano (800–1200 m) come il limite superiore dei querceti mesofili e dei castagneti, l'orizzonte delle latifoglie termofile (600–800 m) come il limite superiore dei querceti meso-termofili e termofili (e sovente il limite inferiore dei castagneti) e infine l'orizzonte sub-montano (400–600 m) come il limite superiore delle latifoglie termofile e xeriche, nonché delle sclerofille, che appartengono al sottostante piano basale. ClimaIl clima del piano sub-montano inferiore, relativo al piano basale prealpino, è continentale-temperato, con estati calde e quasi secche e inverni rigidi e umidi. Salendo invece verso il piano montano le temperature medie, sia minime che massime, diminuiscono di 5 - 7º, ma l'influenza di numerosi elementi morfologici e climatici può esaltare o inibire tale diminuzione. Il clima del piano sub-montano è soggetto a variazioni lente, prevedibili e poco accentuate, appartenendo così più ai climi planiziari continentali che a quelli montani. Popolamenti arboreiPiano sub-montano superioreIl piano sub-montano è dominato dalla presenza delle querce, ma con vegetazione variegata per la convivenza con i castagni, i faggi, l'associazione Carpino-Frassino (Orno-ostryetum), l'estensione verso il basso di specie mesofile e la risalita di specie più termofile. Non ultima la massiccia presenza di alloctone invasive come la Robinia. Se ci si avventura in valli e dossi poco antropizzati e che hanno mantenuto i climax originali, la prevalenza dei querceti appare ancora evidente. QuercetiI popolamenti del genere Quercus costituiscono un'estesa fascia che dai 600–800 m scende a coprire i pendii pedemontani sino al livello mediterraneo, e quindi sino ai 50–100 m di altitudine. Prevalgono, nella parte più alta la Rovere, la Farnia e, meno frequentemente, il Cerro, che per le loro attitudini tendono più al carattere mesofilo e a non rifiutare terreni freschi e umidi. Alle massime altitudini del piano, fino ai 600 m, scendono non di rado popolamenti di Faggi (Fagus sylvatica) mentre, dal basso, nelle zone soleggiate e asciutte salgono consistenti colonie di Roverella e altre specie più termofile. Si ha così, a seconda dei microclimi, una fascia di querceto misto che sfuma gradatamente verso le pendici inferiori più calde e asciutte.
Formano il sottobosco dei querceti moltissime specie arbustive ed erbacee meso-termofile e termofile:
Galleria d'immagini 1CastagnetiSpecie originariamente termofila e amante dei terreni umidi, profondi e decisamente acidi (silicei), il Castagno (Castanea sativa) è risalito, in gran parte per l'intervento dell'uomo, lungo le valli prealpine portandosi sino agli 800–1000 m. Predilige i terreni umidi ma ben soleggiati, dove la temperatura non scende sotto lo zero, e soprattutto i suoli acidi. È la tipica specie di bassa o media montagna, sfavorita rispetto ai querceti e agli orno-ostrieti, ma costantemente aiutata dall'uomo per il suo legname e per i suoi frutti, un tempo fra gli elementi base dell'alimentazione. In Italia vegeta fra i 400 e gli 800 m, dalle Madonìe sino alle falde alpine. Non forma associazione, forma raramente masse boscose spontanee di estensione rappresentativa, ma certamente resta uno dei protagonisti delle nostre foreste montane e sub-montane.
Galleria d'immagini 2Piano sub-montano inferioreDifficile distinguere, se non per tratti limitati, la parte inferiore del piano sub-montano, per la continuità dei querceti, dei castagneti e degli orno-ostrieti. Continua la presenza di altre specie mescolate o costituenti piccole colonie. Generalmente, però, la diminuzione di quota favorisce le specie termofile e, su pendìi ben esposti e asciutti, anche di quelle tendenzialmente xerofile. RoverellaLa Roverella (Quercus pubescens), assai più termofila e xerofila delle altre querce, è la grande protagonista delle basi collinari pedemontane, anche per la plasticità e la facilità di attecchimento (sempre in zone asciutte, se non aride, e ben soleggiate, ma mai argillose) che le consentono limiti altitudinali pari a quelli della Rovere, alla quale spesso si accompagna, e della Farnia. Il bosco di Roverella è solitamente rado (anche per il disboscamento) e piuttosto povero, ma spesso si infoltisce nell'accogliere molte altre specie arboree e arbustive.
Specie alloctone invasiveI boschi pedemontani sono vieppiù invasi e sostituiti da folte colonie di Robinia (Robinia pseudoacacia) che giungono a formare colonie e intere fasce boschive di notevole spessore e compattezza, là dove cresceva il Castagno o la Rovere (si vedano le prealpi piemontesi, la bassa Val d'Aosta, la bassa e la media Valtellina, la Val Camonica, la Val d'Adige, etc.). Poche specie, come il Nocciolo (Corylus avellana), resistono a questa pianta importata fra il 1715 e il 1750 in Lombardia che si espande continuamente contendendo lo spazio alla vegetazione autoctona.[1]. Galleria d'immagini 3Note
Bibliografia
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