Il nome generico (Omalotehca) deriva da due parole greche"omalo/homalo" (= liscio) e "theca" (= scatola, contenitore); insieme significa "rivestimento liscio".[3] L'epiteto specifico (sylvatica) indica un ambiente di crescita boschivo o delle foreste.[4]
Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Carl Linnaeus (1707-1778), Carl Heinrich Schultz (1805-1867) e Friedrich Wilhelm Schultz (1804-1876) nella pubblicazione " Archives de Flore: journal (recueil) botanique" ( Arch. Fl. 2: 311) del 1861.[5]
Descrizione
Portamento. La specie di questa voce ha un habitus di tipo erbaceo perenne. Tutta la pianta è grigio-tomentosa. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. I cauli di queste piante sono provvisti del floema, ma non di canali resiniferi; mentre i sesquiterpenilattoni sono normalmente assenti (piante senza lattice).[6][7][8][9][10][11][12]
Fusto. La parte aerea in genere è eretta e semplice con superficie da lanosa-tomentosa a sericea. Le radici sono fibrose e rizomatose, ma non stolonifere. Altezza media: 15 – 30 cm (massimo 70 cm).
Foglie. Le foglie in genere sono basali (in rosette persistenti) e cauline disposte in modo alternato e sono sessili (o sub-picciolate). La lamina è intera e piatta.
Foglie basali: sono lineari-spatolate, acute, uninervie. La superficie è bianca nella parte inferiore e scarsamente tomentosa di sopra. Dimensione: 2 - 5 x 40 – 60 mm.
Foglie cauline: la lunghezza è progressivamente decrescente verso l'alto; le forme sono variabili da strettamente oblanceolate a lanceolate fino a lineari (quelle più distali).
Infiorescenza. Le sinflorescenze sono composte da diversi capolini (fino a 90) raccolti in formazioni racemose dense. Le infiorescenze vere e proprie sono formate da un capolino terminale di tipo disciforme (con fiori eterogami). I capolini sono formati da un involucro, con forme coniche (o campanulate-turbinate), composto da diverse brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori. Le brattee, a consistenza cartacea (all'apice) e colorate di brunastro, sono disposte in modo più o meno embricato su 2 - 3 serie e possono essere connate alla base (strati di stereoma indiviso); talora possono avere un margine ialino. Alcune o tutte le brattee si presentano con una cospicua macchia marrone scuro distale al centro. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette a protezione della base dei fiori; la forma normalmente è piatta o concava. Dimensione dei capolini: 2 x 5 – 6 mm.
fiori del disco esterni (molti per capolino): sono femminili e filiformi;
fiori del disco centrali (pochi: 3 - 4): sono ermafroditi; le forme sono tubulari;
In questo gruppo di piante i fiori radiati (ligulati o del raggio) sono assenti; a volte sono confusi con i fiori femminili (tubulosi) del disco esterno più o meno sub-zigomorfi con un lembo piatto e possono essere interpretati come fiori del raggio.
Corolla: la forma della corolla normalmente è tubolare con 5 lobi (raramente 4); i lobi hanno delle forme da lanceolate o deltate a lineari. I colori della corolla sono da violaceo a biancastro (fiori esterni); da violaceo a rossastro (fiori più interni).
Androceo: l'androceo è formato da 5 stami sorretti da filamenti generalmente liberi; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo; le teche (produttrici del polline) sono prive di sperone, ma hanno la coda (una sola); le appendici apicali delle antere hanno delle forme piatte; il tessuto endoteciale (rivestimento interno dell'antera) è quasi sempre polarizzato (con due superfici distinte: una verso l'esterno e una verso l'interno). Il polline è di tipo echinato (con punte sporgenti) a forma sferica è formato inoltre da due strati di ectesine, mentre lo strato basale è spesso e regolarmente perforato (tipo “gnafaloide”).[8]
Gineceo: l'ovario è inferouniloculare formato da 2 carpelli. Lo stilo (il recettore del polline) è intero o biforcato con due stigmi nella parte apicale. Gli stigmi hanno una forma da troncata a allungata e ottusa; possono essere ricoperti da minute papille o avere dei penicilli apicali o dorsali. Le superfici stigmatiche sono separate.[8]
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni sono piccoli a forma da obovoide a cilindrica o fusiforme e leggermente compressi; la superficie può essere ricoperta di piccoli peli o papille; il pericarpo può essere percorso longitudinalmente da alcuni fasci vascolari. Il pappo, caduco, è formato da 15 - 25 setole biancastre, monoseriate, capillari, barbate e connate alla base in un anello oppure libere. Lunghezza dell'achenio: 1,5 mm. Lunghezza del pappo: 3 mm.
Biologia
Impollinazione: tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8] Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori. Dispersione: i semi cadono a terra e vengono dispersi soprattutto da insetti come formiche (disseminazione mirmecoria). Un altro tipo di dispersione è zoocoria: gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio che portano così i semi anche su lunghe distanze. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche per alcuni chilometri (disseminazione anemocora).
Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono i sentieri boschivi, i cedui e le schiarite dei boschi. Il substrato preferito è calcareo/siliceo ma anche siliceo con pH acido, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini, in Italia, queste piante si possono trovare fino a quote comprese tra 100 e 1.500 ms.l.m. (massimo 2.350 ms.l.m.); nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano, subalpino e in parte quello alpino e quello collinare.
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino Omalotheca sylvatica appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Classe: Epilobietea angustifolii
Areale italiano
Per l'areale completo italiano Omalotheca sylvatica appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Macrotipologia: vegetazione sopraforestale criofila e dei suoli crioturbati.
Ordine: Caricetalia curvulae Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny, 1926
Alleanza: Nardion strictae Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny, 1926
Descrizione. L'alleanza Nardion strictae è relativa alle praterie acidofile e mesofile che si sviluppano in stazioni pianeggianti o poco pendenti presenti sui rilievi montuosi più elevati dell’Europa meridionale. Spesso queste aree sono legate a siti caratterizzati da innevamento prolungato. La distribuzione dell'alleanza è situata nella fascia dell’Europa media, andando dai Pirenei ai Carpazi. In Italia è presente sulle Alpi e, localizzata, sull'Appennino settentrionale.[17]
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[18], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[19] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[20]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]
Il genere Omalotheca appartiene al clade Flag, un gruppo informale monofiletico della sottotribù Gnaphaliinae. In questo gruppo sono presenti specie dioiche (solo fiori femminili o solo fiori maschili) e piante a portamento cusciniforme. I capolini, in formazioni corimbose o spiciformi, possono essere sottesi da foglie bratteali. Il ricettacolo in alcuni casi è squamoso.[23] Il "Flag clade", da un punto di vista filogenetico, può essere suddiviso in due parti: il "Lucilia-group" e il resto del clade (in posizione "basale") considerato "gruppo fratello" del primo. Il genere di questa voce appartiene a quest'ultimo gruppo.[24][25]
Sandro Pignatti nella "Flora d'Italia" (seconda edizione del 2018) divide le specie di Omalotheca (in realtà classificate come Gnaphalium) della flora spontanea italiana in due gruppi:
(1) sinflorescenze con numerosi capolini e fusti allungati (fino a 60 cm);
(2) sinflorescenze con pochi capolini e fusti brevi (fino a 12 cm).
La specie di questa voce appartiene al primo gruppo.
I caratteri distintivi della specie Omalotheca sylvatica sono:[11]
il portamente è erbaceo perenne con fusti alti fino a 70 cm;
le foglie cauline (e superiori) hanno delle lunghezze progressivamente decrescenti.
L'alto numero cromosomico (2n = 56) indica una certa predisposizione alla variabilità (tipica delle specie poliploidi). In questa specie i caratteri non costanti sono la colorazione delle brattee dell'involucro (nelle popolazioni più meridionali il colore sbiadisce); inoltre il portamento si adatta all'ambiente (in alta montagna le forme sono più ridotte).[11]
Sinonimi
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
Cyttarium silvaticum (L.) Peterm.
Dasyanthus fuscus Bubani
Dasyanthus sylvaticus (L.) Bubani
Filago sylvatica (L.) Link
Gamochaeta sylvatica (L.) Fourr.
Gnaphalium sylvaticum L.
Synchaeta silvatica (L.) Kirp.
Specie simili
Alcune specie possono essere confuse con O. sylvatica:
Omalotheca norvegica (Gunnerus) F.W.Schultz & Sch.Bip. - Canapicchia norvegese: è una specie abbastanza simile a quella di questa voce e si distingue soprattutto per le foglie medie grandi quasi come quelle basali; la superficie delle foglie inoltre è percorsa da tre nervi (e non uno come nella specie di questa voce); le brattee dell'involucro sono molto scure e scariose; è una specie più rara.
Gnaphalium uliginosum L. - Canapicchia palustre: l'infiorescenza è più fogliosa (le foglie superiori sono raggianti attorno ai capolini) e i capolini sono più raccolti all'apice dei fusti.
Omalotheca hoppeana (W.D.J.Koch) F.W.Schultz & Sch.Bip. - Canapicchia di Hoppe: è una specie alpina (in Italia si trova solo al nord oltre i 2000 ms.l.m.); si distingue per l'altezza minore e per le infiorescenze pauciflore (i capolini sono pochi e raccolti all'apice dell'infiorescenza). La “canapicchia comune” può essere confusa con questa specie quando si spinge a quote più alte per assumere una forma più raccolta e con un numero minore di capolini (a causa del clima più freddo).
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 47.1.2 ALL. NARDION STRICTAE BR.-BL. IN BR.-BL. & JENNY 1926. URL consultato il 29 gennaio 2019.
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
Rob D. Smissen, Randall J. Bayer, Nicola G. Bergh, Ilse Breitwieser, Susana E. Freire, Mercè Galbany-Casals, Alexander N. Schmidt-Lebuhn & Josephine M. Ward, A revised subtribal classification of Gnaphalieae (Asteraceae), in Taxon, vol. 60, n. 4, 2020, pp. 778-806.