Residente da ragazzo in via Filadelfia, a pochi metri dallo stadio del Torino[5], crebbe calcisticamente nel vivaio granata, ed esordì in prima squadra il 26 dicembre 1935 in Torino-Reggiana (2-0) di Coppa Italia segnando una doppietta[6][7][8]. Si ripeté all'esordio in Serie A il 3 maggio 1936, in occasione della vittoria esterna sulla Fiorentina, realizzando la rete del definitivo 0-2[9][10]. Non riuscendo inizialmente ad emergere in prima squadra, venne ceduto al Vigevano[11], con cui disputò da titolare un campionato di serie C e tre di Serie B per poi tornare a Torino nell'estate1940.[12]
In granata disputò da titolare il campionato di Serie A 1940-1941 (23 presenze e 5 reti all'attivo), mentre nella stagione successiva, a seguito dell'acquisto di Pietro Ferraris e Romeo Menti finì fra le riserve, disputando due soli incontri di campionato.
In carriera ha totalizzato complessivamente 26 presenze e 6 reti in Serie A e 118 presenze e 33 reti in Serie B.
Allenatore
Intrapresa la carriera di allenatore nel suo ultimo anno alla Biellese[5][14], nel 1948 divenne allenatore della squadra giovanile del Torino (Torino Ragazzi), e dopo la tragedia di Superga fu chiamato, insieme al direttore tecnico Copernico, sulla panchina della prima squadra per portare a termine il campionato, con lo scudetto già assegnato d'ufficio ai granata.
Nella stagione successiva fu di nuovo chiamato ad allenare la prima squadra in occasione del match valido per l'ottava giornata di campionato Torino-Milan (3-2), a causa della squalifica del D.T. Copernico e dell'allenatore Giuseppe Bigogno.[15]
Nella stagione 1951-1952, pur rimanendo allenatore dei Ragazzi, venne nominato vice del neo-allenatore della prima squadra Mario Sperone[16]; il 2 aprile 1952, a seguito delle dimissioni di quest'ultimo, fu nominato primo allenatore, affiancato ancora dal direttore tecnico Copernico[17], conquistando la salvezza per due punti.
La stagione successiva[18], stavolta affiancato dal DT inglese Jesse Carver, ottenne un buon 10º posto, mentre alla terza stagione Carver fu sollevato dall'incarico e sostituito con Annibale Frossi che scelse come allenatore Luigi Miconi; Ussello tornò così ad occuparsi della squadra giovanile.[19]
Tornò a guidare la prima squadra nelle ultime tre giornate del campionato 1955-1956 a causa della squalifica di Frossi[20], ottenendo due vittorie e una sconfitta. A fine stagione venne premiato dal Centro Tecnico Federale come miglior allenatore di squadre ragazzi[21], premio che vincerà anche nel 1965.[22]
Nel giugno del 1969, a dodici anni dall'ultima volta, tornò alla guida della prima squadra[27][28] limitatamente al girone finale di Coppa Italia nel quale il suo Torino si classificò ultimo.
Nel 1976 lasciò gli fu affidato il ruolo di osservatore[4] e scelse come suo successore per la panchina Ercole Rabitti.[29]
Nel 1980 divenne responsabile della scuola calcio del Victoria Ivest Tabor, società dilettantistica torinese[30]
Nel 1984 fu ingaggiato come direttore tecnico del settore giovanile del Cuneo, militante in Interregionale.[31]; sempre nello stesso anno entrò a far parte dello staff tecnico della scuola calcio intitolata a Guglielmo Gabetto, insieme ad altri ex calciatori come Alberto Carelli, Rampanti e Livio Bussi.[32]
Nel 1999, a 82 anni, fu nominato consulente tecnico del settore giovanile del Torino.[33]
Oberdan Ussello, Filadelfia la fossa dei leoni. Cinquant'anni di Toro. Vita, gol, pensieri e sogni di un ex balon boys, a cura di Sergio Barbero, Milano, Graphot, 1997, ISBN978-88-86906-97-5.
Note
^L'ambiente del calcio piange Oberdan Stefano Ussello, in La Stampa, 22 settembre 2002, p. 41.
^ Sandro Bocchio e Giovanni Tosco, Dizionario Granata, Torino, Bradipo Libri, 2007, pp. 335-336, ISBN978-88-88329-67-3.
^Calciatori "fatti in casa", in La Stampa, 24 dicembre 1969, p. 17.
^abIl "mago" Ussello rivela i suoi segreti, in La Stampa, 20 febbraio 1977, p. 20.
^abUssello, mago in granata, in La Stampa, 21 settembre 2002, p. 32.
^Le squadre di Serie A si impongono negli incontri per il torneo di Coppa Italia, in La Stampa, 27 dicembre 1935, p. 2.
^ Andrea Stasi, I giorni del Toro, Torino, Edizioni Progetti Web, 2009, p. 249, ISBN978-88-904106-0-4.