Norma BarboliniNorma Barbolini (Sassuolo, 3 marzo 1922 – Modena, 14 aprile 1993) è stata una partigiana italiana, di grande importanza per la Resistenza in Emilia. BiografiaFrequentò la scuola elementare a Sassuolo e, alla morte del padre, per necessità economiche iniziò a lavorare come operaia ceramista[1]. Nell'ottobre 1941 partecipò ad uno sciopero nella fabbrica dove lavorava (Ceramica Marazzi) per protestare contro le razioni di cibo ritenute insufficienti e, a causa di ciò, venne licenziata[2]. Quando, il 7 novembre 1943, il fratello Giuseppe Barbolini si unì alla Resistenza in montagna con altri partigiani, lei lo seguì e partecipò alla Resistenza prima come staffetta poi come partigiana combattente. Nel 1944, durante uno scontro con i nazifascisti a Cerré Sologno, Giuseppe Barbolini rimase ferito e lei lo sostituì nel comando della I Divisione Partigiana "Ciro Menotti" (detta Brigata Barbolini) portando a termine la battaglia con successo[3][4]. Su lei e suo fratello pendeva una taglia di 400.000 lire[4]. Nel dopoguerra tornò al suo lavoro in fabbrica. Per il suo impegno nella Resistenza le fu riconosciuto il grado di capitano dell'esercito italiano e ricevette la medaglia d'argento al valor militare. Nel 1946 diventò assessore del comune di Sassuolo[2]. È stata iscritta al Partito comunista italiano[2]. Trasferitasi a Modena, fece parte del Comitato provinciale dell'ANPI, partecipò attivamente all'Unione Donne Italiane[3] e divenne funzionaria del Sindacato provinciale e nazionale ceramisti, affiliato alla Cgil[2]. Una sua intervista è disponibile all'interno del film documentario La donna nella Resistenza di Liliana Cavani del 1965[5][6]. OnorificenzeMedaglia d'argento al valor militare
RiconoscimentiLe è stato intitolato un parco a Sassuolo[3]. OpereNote
Voci correlateCollegamenti esterni
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