Iconio ricevette ben presto la fede cristiana. Fu oggetto dell'evangelizzazione di san Paolo durante il suo primo viaggio missionario (Atti 14,1-7[1]), dove incontrò la resistenza dei pagani e degli Ebrei, come l'Apostolo ricorderà più tardi (2 Timoteo 3,11[2]). Secondo la tradizione, il Cefa nominato nella prima lettera ai Corinzi ne sarebbe stato vescovo.[3] Il martirologio romano ricorda diversi santi che subirono il martirio a Iconio: la più conosciuta è santa Tecla, discepola di san Paolo, ma anche i santi Apollonio, Marciano, Trifenna e Trifosa. Tra i martiri, sono ricordati anche i primi due vescovi attribuiti dalla tradizione alla sede di Iconio, san Terenzio e san Coronato.[4] Tra i vescovi di Iconio, il più conosciuto è sant'Anfilochio, scrittore ecclesiastico e teologo, amico di Basilio Magno e di Gregorio Nazianzeno, ricordato nell'odierno Martirologio Romano alla data del 23 novembre.
Secondo le parole dello storico Eusebio di Cesarea, Iconio era una delle Chiese più popolose. Attorno al 232/235 fu sede di un concilio regionale, di cui parla Firmiliano di Cesarea in una lettera a Cipriano di Cartagine, e menzionato in una lettera di Dionigi di Alessandria. Firmiliano fu presente a questo concilio, cui presero parte vescovi della Galazia, della Cilicia e di altre province vicine, e che decise di invalidare il battesimo amministrato da eretici.
Inizialmente Iconio era suffraganea dell'arcidiocesi di Antiochia di Pisidia, e come tale risulta dalle liste dei vescovi che presero parte al concilio di Nicea del 325, nelle quali il vescovo Eulalio è elencato assieme ai vescovi della Pisidia. Poco dopo, attorno al 370/372, fu elevata al rango di sede metropolitana della nuova provincia della Licaonia. In questo periodo la sede di Iconio era occupata da sant'Anfilochio, che organizzò la diocesi e la provincia ecclesiastica, e celebrò un sinodo nel 377 o 378 per combattere l'eresia messaliana.
Dopo che la città cadde definitivamente in mano ai Selgiuchidi attorno al 1084, che ne fecero la loro capitale, il numero delle suffraganee di Iconio diminuì drasticamente, fino a scomparire del tutto nel XIII secolo.[7] Da questo momento la sede di Iconio cadde in uno stato di estrema povertà e degrado, a tal punto che i metropoliti preferirono risiedere a Costantinopoli. Tra la fine del XIII secolo e la fine del XIV secolo la sede visse un lungo periodo di sede vacante; un rapporto sinodale di gennaio 1327, costatando che da tempo la sede era senza pastore a causa delle guerre e delle difficoltà che vivevano i cristiani della regione, affidò l'amministrazione della metropolia ai vescovi di Cesarea di Cappadocia. La stessa disposizione si riscontra in un'altra decisione sinodale del 1365.[8]
Agli inizi del XV secolo la città fu conquistata dagli ottomani. Tra XVI e XVII secolo, diverse decisioni sinodali minarono l'esistenza della stessa metropolia. Dapprima le fu unita quella di Tiana, unione attestata per la prima volta con il metropolita Niceforo nel 1610; nel 1655 fu soppressa ed unita alla metropolia di Pisidia; nel 1661 fu restaurata e quattro anni toccò alla metropolia di Pisidia ad essere soppressa ed unita a Iconio, unione che durò ben poco, o forse non ebbe mai effetto, perché nello stesso periodo sono documentati metropoliti di Pisidia.[9]
Dal XIX secolo i metropoliti di Iconio ebbero il titolo di "ipertimo e esarca di tutta la Licaonia".
Dopo il 1721 i metropoliti trasferirono la sede della metropolia a Niğde, 250 km a est di Iconio, dove maggiore era la presenza di fedeli greco-ortodossi. Alla fine dell'Ottocento a Iconio sono documentati solo 1.500 greci, e circa 2.000 nel 1923.[10] Le statistiche dell'impero ottomano del 1914 censiscono invece nel solo sangiaccato di Niğde quasi 60.000 greci, con interi villaggi abitati da greci, di cui più di 25.000 nella sola città di Niğde.[11] Altre statistiche, censiscono nel 1906 una popolazione di poco superiore ai 53.000 fedeli nell'intero territorio della metropolia, che comprendeva all'incirca la parte centro-orientale del vilayet di Konya.[12]
L'ultimo metropolita di Iconio fu Prokópios Lazarídis il quale, nel gennaio del 1923, fu costretto dalle autorità turche a presiedere un concilio che sanciva la nascita della Chiesa ortodossa turca, istituzione tuttora esistente, mai riconosciuta dal patriarcato di Costantinopoli; Lazarídis fu poi imprigionato a Kayseri e qui trovò la morte il 12 marzo o il 20 aprile 1923.
Con la fine della presenza cristiana ortodossa a Iconio e nel suo territorio (1923), il patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha iniziato ad attribuire il titolo di Iconio a metropoliti non residenti.[13] Dal 10 settembre 2000 il titolare è Teolepto Fenerlis, protosincello della curia patriarcale.
^Questi due vescovi erano ricordati nel Martirologio Romano rispettivamente al 21 giugno e al 12 settembre. Nell'odierno martirologio, riformato a norma dei decreti del concilio Vaticano II, i due santi sono stati depennati.
^Stiernon, Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XXV, col. 790.
^Stiernon, Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XXV, coll. 775 e 791. Kiminas, The ecumenical patriarchate…, p. 99.
^Stiernon, Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XXV, col. 775.
^Kemal Karpat, Ottoman Population, 1830-1914, Demographic and Social Characteristics, The University of Wisconsin Press, 1985, p. 188-189.
^Charitopoulos Evangelos, Mitropolis of Ikonion, Εγκυκλοπαίδεια Μείζονος Ελληνισμού-Μικρά Ασία, 2006.
^Benché non vi sia più una presenza cristiano-ortodossa nel territorio, dal punto di vista canonico la metropolia di Iconio non è mai stata formalmente soppressa dai patriarchi di Costantinopoli (Kiminas, The ecumenical patriarchate…, pp. 215 e seguenti).
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 292.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 402-404.
^Stiernon ritiene che il vescovo Giovanni, menzionato in una vita, tardiva, di sant'Anfilochio, sia da scartare dalla lista episcopale di Iconio, poiché la fonte che lo menziona come immediato predecessore del santo «n'est pas digne de confiance». Dello stesso parere Destephen (Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 472).
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 106-133.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 950-955.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 737-740.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 747.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 911.
^Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 758. Secondo Destephen, il nome latino di questo vescovo potrebbe indicare una sua origine occidentale; questo potrebbe spiegare perché fu l'unico vescovo orientale a sostenere papa Vigilio nella questione dei Tre Capitoli.
^Indicazione temporale riportata da Stiernon. Destephen lo pone prima del 536. Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 897-898.
(EN) Charitopoulos Evangelos, Mitropolis of Ikonion, Εγκυκλοπαίδεια Μείζονος Ελληνισμού-Μικρά Ασία (Enciclopedia del mondo ellenico - Asia minore), 2006
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