Calcedonia, l'odierna Kadıköy, ebbe una comunità cristiana fin dagli inizi del cristianesimo. Secondo la tradizione, furono i santi Crescente e Tichico, discepoli di san Paolo, ad annunciare per primi il vangelo nella città e ad esserne nominati vescovi. Crescente è menzionato nella seconda lettera a Timoteo (4,10), inviato da san Paolo in Galazia. Tichico accompagnò l'Apostolo nel suo viaggio dalla Macedonia a Gerusalemme (At. 20,4), fu inviato a Creta (Tt. 3,12) e poi ancora a Efeso (2Tm 4,12).
Come ovunque nell'impero romano, anche a Calcedonia la comunità cristiana fu colpita dalle persecuzioni. L'antico martirologio romano ricorda diversi martiri di Calcedonia: Solocone e compagni il 17 maggio; Manuele, Sabele e Ismaele il 17 giugno; Sostene e Vittore il 10 settembre; Eufemia il 16 settembre; i santi 49 martiri il 24 settembre.[2]
Nel Praedestinatus, opera anonima attribuita ad Arnobio il Giovane, si fa menzione del vescovo Teocrito che, assieme a Evandro di Nicomedia, fu uno dei principali oppositori della setta gnostica degli Ofiti; questo vescovo, secondo Pargoire, sarebbe vissuto tra II e III secolo e sarebbe il primo vescovo noto di Calcedonia.[3] Il primo vescovo storicamente documentato è Maris, che prese parte al primo concilio ecumenico celebrato a Nicea nel 325; questo vescovo è menzionato nelle fonti antiche fino al 362.[4]
La diocesi di Calcedonia era una sede suffraganea dell'arcidiocesi di Nicomedia nella provincia romana di Bitinia e nella diocesi civile del Ponto. Questo status perdurò fino alla metà del V secolo quando fu elevata al rango di sede metropolitana senza suffraganee, istituzione a quel tempo anomala. Non è dato sapere con esattezza quando ciò avvenne, sicuramente dopo il concilio ecumenico celebrato proprio a Calcedonia nel 451, dove però la questione non venne mai affrontata. Il titolo è attestato per la prima volta nella lettera che i vescovi della Bitinia inviarono nel 458 all'imperatoreLeone I dopo la morte del patriarcaProterio di Alessandria: tra le sottoscrizioni si trova quella del metropolita Eleuterio di Calcedonia.[5] Nella più antica Notitia Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli, attribuita generalmente allo pseudo-Epifanio e datata alla metà del VII secolo, Calcedonia occupa il nono posto tra le sedi metropolitane del patriarcato, rango che ha sempre mantenuto nella gerarchia ortodossa.[6]
Le fonti letterarie e archeologiche hanno restituito i nomi di alcune tra le principali chiese della città, oggi scomparse. La più importante era la basilica di Sant'Eufemia, nota già alla fine del IV secolo nei resoconti della pellegrina Egeria, dove probabilmente fu celebrato il quarto concilio ecumenico nel 451. Vi era poi la basilica di Santa Bassa, martire di Cizico sotto l'imperatore Massimino, che nel 464 era servita da Pietro Fullo. Un'altra chiesa, dedicata a San Cristoforo, è nota grazie a un'iscrizione scoperta nel 1877, nella quale viene riferito che la chiesa fu cominciata nel 450 e consacrata nel 452. Infine la chiesa di San Giorgio, costruita nella prima metà del VII secolo.[7]
Il territorio di Calcedonia fu nel corso dei secoli una terra ricca di monasteri e di vocazioni monastiche. Nel concilio del 536, furono almeno quaranta i monasteri che dipendevano dall'autorità del metropolita Fotino; i più importanti erano quelli di Sant'Ipazio e di Sant'Aussenzio. Oggi non ne esiste più alcuno e solo dodici hanno restituito dei reperti archeologici.[8]
Nella prima metà del XIII secolo, la sede, come tutto l'impero bizantino, fu occupato dagli eserciti crociati, che interruppero la serie episcopale dei prelati ortodossi per instaurare vescovi e arcivescovi di rito latino, sottomessi al patriarcato latino di Costantinopoli. Non si conoscono tuttavia arcivescovi latini di Calcedonia; l'8 aprile 1225papa Onorio III decise l'unione della sede calcedonese con il patriarcato latino di Costantinopoli.[9]
Attorno alla metà del XIV secolo la regione di Calcedonia fu occupata dagli Ottomani, che misero in crisi l'organizzazione ecclesiastica della sede metropolitana. Nello stesso periodo sorse anche una controversia con il patriarcato per la giurisdizione su alcune proprietà dell'arcidiocesi nella città di Costantinopoli, cosa che portò il patriarca Nilo Kerameus a sopprimere la sede e ad unirla a quella di Cizico (1387); questa situazione fu tuttavia breve o comunque saltuaria, perché sono noti altri metropoliti, quali Matteo e Gabriele I (1389).[10]
La sede di Calcedonia fu riorganizzata nel corso del XV secolo contestualmente alla caduta di Costantinopoli in mano ottomana. A causa della progressiva diminuzione del numero dei cristiani, all'arcidiocesi furono accorpati i territori delle diocesi vicine, soprattutto quelle a est lungo le rive del mar Nero verso il Ponto, nelle zone un tempo occupate dalle sedi di Claudiopoli e di Eraclea, e verso ovest, con l'annessione della diocesi delle Isole dei Principi.[11]
Verso la metà del XVI secolo, la sede del metropolita fu trasferita a Kuzguncuk, dove rimase fino al 1855. Questo contribuì alla fondazione di diversi monasteri attorno a Kuzguncuk, tra cui quello di San Pantalemone.[11] Nel XVIII secolo il ruolo e il prestigio del metropolita di Calcedonia si accrebbe con il decreto ottomano del 1757 che istituì il gruppo ristretto dei cinque metropoliti, del quale facevano parte, oltre a quello di Calcedonia, i metropoliti di Eraclea, Cizico, Nicea e Nicomedia. Questi dovevano partecipare obbligatoriamente alle sedute del Santo Sinodo, risiedendo perciò abitualmente nella capitale; inoltre avevano accesso diretto al sultano, con l'obbligo di comunicare l'elezione del nuovo patriarca oppure di proporne la destituzione.[11]
Durante l'Ottocento ci fu un aumento considerevole della presenza cristiano ortodossa nell'arcidiocesi e soprattutto a Kadıköy. Il metropolita Gerasimo Tzermias nel 1855 trasferì nuovamente la sua sede a Calcedonia, dove fu costruita una nuova cattedrale, inaugurata nel 1902. All'inizio del Novecento Kadıköy aveva all'incirca 30000 abitanti, di cui 15000 cristiano ortodossi, 5000 armeni e 2000 cattolici.[12] Secondo alcuni dati statistici, non sempre esatti e verificabili, allo scoppio della prima guerra mondiale, l'arcidiocesi comprendeva all'incirca 150000 fedeli, cosa che la poneva al quarto posto come popolazione cristiano ortodossa, dopo Efeso, Smirne e Amasea; altre statistiche invece danno un numero di poco superiore ai 61000 fedeli[11]
La sede dei metropoliti di Calcedonia è a Kadıköy, dove sorge la cattedrale di Sant'Eufemia. L'attuale metropolita è Emmanuel Adamakis, nominato il 16 febbraio 2021[13]; è membro di diritto del sinodo patriarcale. Il suo predecessore, Atanasio Papas, è stato rimosso dal Santo Sinodo per slealtà e disobbedienza verso il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo[14].
Il titolo ufficiale dei metropoliti è quello di "Metropoliti di Calcedonia ed esarchi di Bitinia". L'arcidiocesi è l'unica circoscrizione del patriarcato di Costantinopoli in tutto il territorio della Turchia asiatica.[11]
^Questo vescovo è documentato da due sigilli, databili al VI secolo: BZS.1955.1.4797 e BZS.1958.106.5057, Online Catalogue of Byzantine Seals, Dumbarton Oaks Research Library and Collection.
^A questo vescovo viene attribuito un sigillo, databile al VII secolo: John metropolitan (of Chalcedon), Online Catalogue of Byzantine Seals, Dumbarton Oaks Research Library and Collection.
^Vailhé e Janin datano questo vescovo tra il 780 e il 787, prima del vescovo Staurazio. Invece gli autori della Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit (v. Andreas) collocano Andrea dopo Staurazio, in un'epoca imprecisata tra il 792 e il 796.
^Gustave Léon Schlumberger, Sigillographie de l'empire byzantin, 1884, p. 246. Gli autori della Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit (v. Damianos) collocano questo vescovo nella prima metà del IX, forse dopo l'824.
^Kosmas, Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit, Berlin-Boston (2013), #22818.
^Theodosios, Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit, Berlin-Boston (2013), #22818. Potrebbe essere lo stesso personaggio documentato da un sigillo vescovile datato al IX secolo: Theodosios metropolitan of Chalcedon, Online Catalogue of Byzantine Seals, Dumbarton Oaks Research Library and Collection.
^A questo vescovo viene attribuito un sigillo, databile tra X e XI secolo: Theodore metropolitan of Chalcedon, Online Catalogue of Byzantine Seals, Dumbarton Oaks Research Library and Collection.
^Vitalien Laurent, Le corpus des sceaux de l'empire Byzantin, vol. V/1, Paris, 1963, p. 293.
^A questo vescovo viene attribuito un sigillo, datato da V. Laurent all'XI secolo: Leo metropolitan of Chalcedon, Online Catalogue of Byzantine Seals, Dumbarton Oaks Research Library and Collection. Zacos invece data il sigillo all'XI/XII secolo e dunque potrebbe riferirsi ad un altro metropolita di nome Leone.
(EL, EN) YorgosTerezakis, Diocese of Chalkedon (Ottoman Period), Εγκυκλοπαίδεια Ελληνικού Πολιτισμού - Μικρά Ασία (Enciclopedia della cultura ellenica - Asia minore), 2005
(EL, EN) H. Giourgali, Metropolis of Chalcedon, Εγκυκλοπαίδεια Ελληνικού Πολιτισμού - Μικρά Ασία (Enciclopedia della cultura ellenica - Asia minore), 2008
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