Da considerarsi come «una fra le più celebri [cantanti] della storia della nostra musica» lirica,[1] ha rappresentato «un importante punto di congiunzione tra l'era dei compositori del verismo e il teatro d'opera moderno».[2]
Nata a Saluzzo in una famiglia di magistrati, svolse studi musicali completi (pianoforte, armonia e composizione) diplomandosi in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, per proseguire poi con quelli di canto, sempre nel capoluogo piemontese, con il maestro Luigi Gerussi, allora direttore della Scuola per solisti dell’EIAR, il quale ne aveva individuato le qualità in occasione di un provino fallito presso l'ente di radiodiffusione progenitore della RAI.[3] Fu proprio presso l'EIAR che avvenne il debutto radiofonico della Olivero, nel dicembre del 1932, come Maria di Magdala nell'oratorio I misteri dolorosi di Nino Cattozzo (1886-1961), cui fecero seguito altre interpretazioni sempre alla radio, che continuò comunque ad essere, anche in prosieguo di tempo, uno strumento rilevante nell'attività artistica della cantante. Il debutto teatrale ebbe invece luogo nel mese di ottobre dell'anno seguente al Teatro Vittorio Emanuele, ancora a Torino, nel personaggio di Lauretta nel Gianni Schicchi di Puccini. Negli anni successivi la carriera della Olivero si sviluppò nei teatri di tutta Italia, spesso anche in piazze non proprio di primo rilievo, affrontando principalmente personaggi del repertorio pucciniano e, più in generale, naturalista (Mascagni, Giordano, Cilea, Alfano, Wolf-Ferrari, Zandonai), ma anche Gilda, Violetta, Margherita del Faust di Gounod e Manon di Massenet, nonché, nel 1937, perfino ruoli monteverdiani minori,[4] Zerlina nel Don Giovanni di Mozart e addirittura Elsa in due recite del Lohengrin di Wagner al Teatro dell'Opera di Roma.[5] La Olivero non mancò inoltre di cimentarsi in numerose produzioni italiane contemporanee, con musiche di autori come Mario Barbieri (1888-1968), Felice Lattuada (prima assoluta de La Caverna di Salamanca, 1938), Riccardo Pick-Mangiagalli, Giuseppe Mulè e Armando La Rosa Parodi (prima assoluta radiofonica de Il mercante e l'avvocato, 1934). Dopo i successi riscossi nel corso degli anni '30, che pure non le valsero i vertici assoluti della scena lirica nazionale, la sua carriera sembrò interrompersi definitivamente nel 1941, anno del suo matrimonio con l'industriale Aldo Busch, lasciando solo spazio, negli anni del dopoguerra, ad una limitata attività concertistica.[4]
Ripresa della carriera
Dieci anni dopo, però, nel febbraio del 1951, a richiesta generale, ed in particolare dopo le insistenze da parte di Francesco Cilea perché accettasse di interpretare di nuovo la sua Adriana Lecouvreur, ruolo per il quale la riteneva insostituibile, la Olivero tornò a calcare le scene riprendendo tale parte con grande successo al Teatro Grande di Brescia[6] e a Trieste, e facendone in seguito il principale tra i suoi cavalli di battaglia.[4]
Da quel momento la Olivero apparve nei teatri d'opera di tutta Italia e, soprattutto a partire dal decennio 1960-1970, anche del resto del mondo (Europa, Egitto, Stati Uniti, America Latina),[4] ma mai in istituzioni di primissimo piano come la Royal Opera House di Londra o l'Opéra di Parigi, soltanto una volta (e per una sola serata) alla Staatsoper di Vienna, e rarissimamente alla Scala (appena tre produzioni nei suoi secondi trent'anni di carriera, per non più di una ventina di spettacoli in tutto).[7] La Olivero privilegiò decisamente il repertorio pucciniano e verista, riprendendo personaggi già interpretati, come Mimì nella Bohème, Liù nella Turandot, Manon Lescaut, Madama Butterfly, Suor Angelica, Francesca da Rimini, ed affrontandone di nuovi come Minnie ne La fanciulla del West, Giorgetta ne Il tabarro, e i ruoli eponimi nella Tosca, nell'Iris di Mascagni, nella Fedora di Giordano, ne La Wally di Catalani. Riprese immediatamente la sua leggendaria Violetta, già affrontata nella prima parte della carriera, che per un decennio ancora canterà un po' ovunque in Europa, e mantenne sempre in repertorio anche il Mefistofele di Boito. Continuò inoltre a dare largo spazio alla musica novecentesca e contemporanea, sia pure non d'avanguardia (autori come Gottfried von Einem, Leoš Janáček, Gian Francesco Malipiero, Gian Carlo Menotti, Francis Poulenc, Ottorino Respighi, Nino Rota, Henri Sauguet), partecipando anche a diverse prime assolute: la Santa Rita da Cascia di Angelo Costaguta, nel ruolo eponimo, al Carlo Felice di Genova nel 1954, La Guerra di Renzo Rossellini (Marta) al San Carlo nel 1956,[4]La Celestina di Flavio Testi (Melibea) alla Pergola nel 1963, e Lode alla Trinità, pezzo per soprano/voce recitante e archi di Gerardo Rusconi alla RAI di Torino nel 1972.[8]
Nel 1967, intanto, aveva debuttato negli Stati Uniti d'America, all'Opera di Dallas:[9] non essendo stato possibile, per sopravvenute ragioni tecniche, mettere in scena l'opera originariamente prevista, La fanciulla del West, la direzione del teatro, su suggerimento del direttore musicale e suo grande estimatore, il maestro Nicola Rescigno, le propose, come alternativa, di affrontare la Medea di Luigi Cherubini. Si trattava non solo di un'opera completamente estranea al suo repertorio consueto,[10] ma essa vantava a Dallas il formidabile precedente della produzione del 1958, nella quale Maria Callas aveva furoreggiato in uno dei suoi grandi ruoli d'elezione, al fianco di Jon Vickers e Teresa Berganza, per la bacchetta dello stesso Rescigno. Dopo alcune titubanze, la Olivero accettò di misurarsi con il nuovo personaggio (e con l'illustre precedente, per di più nello stesso allestimento) e la riuscita di critica e di pubblico fu addirittura eccezionale. L'esperto musicale del «Dallas Morning News», John Ardoin (1935–2001), un callasiano di ferro,[11] rimase addirittura sbalordito: «Callas o non Callas, Magda Olivero ha dato una personalissima impronta a questo ruolo»; e poi: «il suo modo di entrare a fondo nel personaggio può essere diverso, il risultato finale ha molto della stessa incandescente presa»; ed infine: «dopo l'abdicazione di Maria Callas, Magda Olivero è la più grande attrice-cantante dei nostri giorni».[12] Il successo riscosso contribuì a legare la Olivero al teatro texano, dove ricomparve l'anno successivo come Fedora, nel 1970 come Giorgetta e in un concerto di gala nella cui seconda parte figurava La voix humaine di Poulenc (che la Olivero per la prima volta eseguiva in francese),[13] e nel 1974, come Tosca (avendo tra gli spettatori un'ammirata Marilyn Horne). La parte di Medea fu ripresa nel 1968 al Music Hall Theater di Kansas City, nel 1971 al Concertgebouw di Amsterdam, in forma di concerto,[4] ed infine, nello stesso anno, al Teatro Sociale di Mantova.[14]
Negli Stati Uniti, oltre che a Dallas, comparve quindi su diverse piazze minori della costa orientale e fece la sua prima apparizione a New York, nel 1971, alla Philharmonic Hall, interpretando alcune arie di Puccini e Cilea e cimentandosi di nuovo, nel secondo tempo, ne La voix humaine. Finalmente, nel 1975, all'età di sessantacinque anni, grazie anche alle insistenze di Marilyn Horne sulla direzione del teatro,[15] ella fu per la prima volta ingaggiata dal Metropolitan Opera House di New York per sostenere la parte di Tosca, "come rincalzo dell'ultimo momento nei confronti di Birgit Nilsson", avendo quest'ultima dato forfait.[16] Le sue tre sole rappresentazioni[17] provocarono un enorme scalpore, venendo salutate da interminabili ovazioni da parte del pubblico,[18] e sono state in seguito avvolte dall'alone della "leggenda".[19] Il suo saluto finale al pubblico del Met è stato così raccontanto in una recente storia del massimo teatro lirico newyorkese:
«Il 18 aprile, in occasione della sua terza ed ultima esibizione al Met (cantò di nuovo Tosca in tournée nel 1979), la Olivero volle rispondere agli insistenti applausi della folla che si pigiava in avanti sul pavimento dell'orchestra, spostandosi adagio adagio lungo lo stretto bordo esistente alla base del boccascena, allo scopo di toccare le mani tese dei suoi ammiratori. Un passo falso l'avrebbe fatta tuffare nella fossa. Con questo gesto, la Olivero mostrò ciò che la rendeva unica: cantava e recitava come se da ciò dipendesse la sua vita.»
(Charles e Mirella Jona Affron, Grand Opera: The Story of the Met, p. 266[16])
La cantante si produrrà negli USA ancora per i successivi cinque anni, apparendo anche all'Opera di San Francisco, nelle stagioni 1978-1979 e 1979-1980.[20]
Ultimi anni
Dopo aver affrontato per l'ultima volta un personaggio nuovo nel 1977 al Teatro San Carlo di Napoli, come Claire Zachanassian, protagonista de La visita della vecchia signora di Gottfried von Einem, il ritiro dal palcoscenico avvenne di fatto nel 1981, ancora con La voce umana di Poulenc, al Teatro Filarmonico di Verona. La sua carriera non s'interruppe però ufficialmente mai e le sue esibizioni concertistiche in pubblico sono proseguite fino all'inizio degli anni '90.[4] Nel 1993 ha inciso, a Milano, una selezione di Adriana Lecouvreur, a sessantun anni dal debutto.[4] All'età di ottantasei anni ha eseguito il monologo di Adriana Lecouvreur nel film Opera Fanatic di Jan Schmidt-Garre.[21] Nell'aprile 2009, a novantanove anni compiuti, nella grande sala di Palazzo Cusani di Milano, Magda Olivero ha voluto intonare «Paolo, datemi pace» dalla Francesca da Rimini di Zandonai, sbalordendo il pubblico presente.[22].
Nel 2010, in occasione del raggiungimento del traguardo dei cent'anni, le è stata dedicata un'intera trasmissione del programma televisivo Loggione in onda su Canale 5[23]. Per il centesimo compleanno è stata anche festeggiata il 14 aprile 2010 dal Teatro Regio di Torino[24]. Il 7 maggio dello stesso anno ha partecipato al programma Cominciamo bene - Prima su Rai 3 condotto da Pino Strabioli, insieme al pianista Arturo Annecchino[25].
È morta a Milano l'8 settembre 2014 all'età di centoquattro anni. Un anno dopo la giunta comunale di Milano ha deliberato la tumulazione delle sue spoglie mortali nella cripta del Famedio del Cimitero Monumentale.[26]
«Per molti anni, dal 1967, Olivero animò la santa messa nella solennità dell’Assunta (15 agosto) nella chiesa parrocchiale di Solda (Sulden), una delle più belle stazioni di villeggiatura sul versante altoatesino dello Stelvio, dove la cantante, che i suoi fans con rispetto chiamavano “la Signora”, soleva trascorrere le vacanze all’Hotel Posta. Al di là del pregio delle esecuzioni, raccolte in registrazioni live, la si ammirava nell’offrire a Dio la propria arte, in una concezione religiosa del canto maturata nell’intimo di una visione della vita alimentata da una fede sincera e tenace: tratto non secondario dell’originale personalità e dell’alta statura morale di Magda Olivero.»
(Giancarlo Landini - Dizionario Biografico degli Italiani - 2017)
Vocalità e interpretazione
«Spesso definita "l'ultimo soprano verista", la Olivero è stata un'artista la cui totale immersione nei personaggi si è combinata con una sbalorditiva longevità vocale così da guadagnarle uno status di leggenda tra gli amanti del canto di espressione.» Con queste parole il grande estimatore della cantante, Ira Siff, condensa il suo giudizio nell'articolo pubblicato in occasione della morte della Olivero.[2]
Secondo Stefan Zucker, intervistatore delle anziane dive protagoniste del film Opera Fanatic citato, e altro ammiratore incondizionato della Olivero, la cantante si era fatta le ossa su Cilea e su altri compositori veristi oggi dimenticati, ed è stata l'ultima a poter vantare un simile retroterra. Per l'esperto americano di canto lirico, lei era il distillato e l'esemplificazione di un'intera tradizione. «Da Gemma Bellincioni a Lina Bruna Rasa, l'epoca del verismo fu esaltata da ardenti attrici vocali. Diversamente dalla Olivero, però, poche erano anche musiciste consumate, capaci attraverso il rubato [...], di trasmettere la tensione o la quiete della musica. Di più, il suo era il "cantar che nell'anima si sente".» Tuttavia, a differenza che in Italia, sempre secondo Zucker, negli Stati Uniti la Olivero non fu mai pienamente apprezzata dalla critica musicale, alcuni esponenti della quale, come Alan Rich («The New York Times» e altre testate) e Barton Wimble («New York Daily News»), addirittura «scrissero di lei in termini di derisione, considerando la sua vocalità alla stregua di quella di Florence Foster Jenkins, e il suo stile come sovraccarico e kitch.»[27]
Anche in Italia del resto, non sono mancati gli antipatizzanti, sia pure forse non nei termini offensivi di qualche americano. Nel suo L'opera in CD e video. Guida all'ascolto, ad esempio, Elvio Giudici mostra di non apprezzare né lo stile né le caratteristiche vocali della cantante lungo tutto il corso delle sue interpretazioni, quali testimoniate dalle registrazioni discografiche. Recensendo in particolare un'incisione dal vivo della Manon Lescaut del 1964, Giudici scrive: «Non c'è dubbio che Magda Olivero esprima in ciascuna delle sue testimonianze discografiche [...] una personalità teatrale d'eccezione [...] Neppure c'è dubbio, tuttavia, che l'espressività del suo accento richiami il gusto tipico del periodo tra le due guerre [...] Epoca in cui, ahimè, da noi imperava il teatro borghese e quello dannunziano; [...] e la musica consumava gli ultimi scampoli della corrente verista, che in mancanza di alimento nuovo rivisitava interpretativamente il periodo e gli autori precedenti.» Nello stile della Olivero, secondo Giudici,
«l'afflato lirico [viene] reso trepidantissimo con un gioco di smorzamenti, filature e portamenti spinto verso le estenuate volute del liberty più decadente; e lo scatto tragico [viene] portato al parossismo da un uso esasperato della "messa di voce", da un caratteristico vibrato strettissimo che il registro acuto mette in crudo risalto [...] È un gusto che personalmente trovo molto datato ove lo si rivisiti oggi; [...] L'elaborato, artificioso, manieratissimo fraseggio non arriva difatti – sempre per mio gusto – a far dimenticare né l'aridità invero notevole del timbro, né gli acuti sempre d'angusta risonanza e affetti da vibrato così pronunciato da sfiorare spesso il tremolio. Ma, come ripeto, su esecuzioni del genere la discussione è sempre aperta e destinata a non comporsi mai, investendo la sensibilità di ciascuno [...]»
Le caratteristiche artistiche della Olivero sono state invece così riassunte nell'articolo commemorativo apparso anonimo sul quotidiano «Il Giorno» in occasione della sua morte.
«Dotata di una tecnica del fiato esemplare, che le consentiva di eseguire filature delicatissime, e di una musicalità solidissima, Magda Olivero ha saputo conservare, se non migliorare le proprie qualità vocali per un lasso di tempo quasi doppio rispetto alla durata normale di una carriera nel campo della lirica. La sua voce è immediatamente riconoscibile, per la pronuncia personale e chiarissima e soprattutto per l'estrema duttilità nel modificare timbro e dinamica a seconda delle esigenze espressive. Altrettanto magistrale è il fraseggio, nella cui condotta, logica e armoniosa, si riconosce il talento della musicista, prima ancora che della cantante. Allo stile di canto insolitamente sensuale, che ne fece una grande interprete di Puccini e Cilea, si abbinava una altrettanto intensa presenza scenica. Le sue interpretazioni potevano suscitare un isterismo collettivo. Altri ne criticarono gli eccessi veristi: la sua arte rimane controversa, ma non lascia indifferenti. Rodolfo Celletti considerava la Olivero la più grande cantante-attrice del XX secolo insieme a Claudia Muzio e Maria Callas»
Secondo Marilyn Horne, la "superstar" Olivero «in pratica dava lezioni di recitazione e di canto mentre era in palcoscenico; onestamente, si poteva imparare di più dall'assistere a una [sua] rappresentazione che non dalla lettura della maggior parte dei libri scritti su tali argomenti».[15] Sulla stessa linea il ritratto delineato dal direttore musicale della Dallas Opera, Emanuel Villaume, in occasione della morte della cantante:
«Magda Olivero è stata un'artista unica. La gente in genere l'ha elogiata soprattutto per la sua drammatica presenza scenica. Quello che sempre ha impressionato me nelle sue interpretazioni era la capacità, al di là della maestria scenica, di usare la voce naturalmente datale da Dio e una tecnica insuperata, oltre che la sua superiore e sapiente musicalità, per porre tutte queste componenti al servizio di un'accurata prestazione d'insieme. Il dramma, la magia e la musica semplicemente si alimentavano l'un l'altra alla perfezione.[29]»
Magda Olivero ha registrato molto poco in studio, se escludiamo i 78 giri della prima parte della carriera (tra cui la celebre incisione dell'aria del primo atto della Traviata). Come opere complete rimangono solo Turandot (Cetra 1938) e Fedora (Decca 1969). Sempre per la Decca nel 1969 ha registrato una selezione della Francesca da Rimini. Nel 1970 ha inciso inoltre l'album di arie sacre Quando il canto è preghiera per la casa discografica Ariston. Assai nutrita è invece la discografia dal vivo.
Giacomo Puccini, Tosca - Magda Olivero, Eugenio Fernandi, Scipio Colombo, Piero De Palma, Coro e Orchestra Sinfonica di Milano della Radiotelevisione Italiana, Dir. Emidio Tieri - Milano-RAI 1957 ed. Movimento Musica/IDIS
Riccardo Zandonai, Francesca da Rimini - Magda Olivero, Mario Del Monaco, Dir. Gianandrea Gavazzeni - La Scala 1959 ed. legato Classics/Myto
Giacomo Puccini, Tosca - Magda Olivero, Flaviano Labò, Giangiacomo Guelfi, dir. Francesco Molinari Pradelli - Rio de Janeiro 1964 ed. Opera Lovers
Giacomo Puccini, Manon Lescaut - Magda Olivero, Umberto Borsò, Fernandino Lidonni, Giovanni Foiani, Dir. Fulvio Vernizzi - Amsterdam 1964 ed. Eklipse/House of Opera
Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur - Magda Olivero, Juan Oncina, Anna Maria Rota, Mario Basiola, Dir. Oliviero De Fabritiis - Milano-RAI 1965 ed. Edizione Lirica
Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur - Magda Olivero, Ferrando Ferrari, Mimi Aarden, Renato Capecchi, Dir. Fulvio Vernizzi - Amsterdam 1965 ed. Première Opera
Giacomo Puccini - La fanciulla del west - Magda Olivero, Gastone LImarilli, Anselmo Colzani, Dir. Fernando Previtali - Torino 1966 ed. Lyric Distribution
Giacomo Puccini, La Fanciulla del West - Magda Olivero, Daniele Barioni, Giangiacomo Guelfi, Dir. Oliviero De Fabritiis - Venezia 1967 ed. Myto
Giacomo Puccini, Il tabarro - Magda Olivero, Aldo Bottion, Giulio Fioravanti, Dir. Gaetano Delogu - Firenze 1970 ed. Legato Classics/Premere Opera
Giacomo Puccini, Manon Lescaut - Magda Olivero, Plácido Domingo, Giulio Fioravanti, Dir. Nello Santi - Verona 1970 ed. House of Opera/Opera D'Oro
Franco Alfano, Risurrezione - Magda Olivero, Giuseppe Gismondo, Antonio Boyer, Anna Di Stasio, Dir. Elio Boncompagni - RAI Torino 1971 ed. Première Opera/SRO/Gala
Luigi Cherubini, Medea - Magda Olivero, Angelo Lo Forese, Loris Gambelli, Elena Baggiore, dir. Nicola Rescigno - Mantova 1971 ed. Myto
Arrigo Boito, Mefistofele - Cesare Siepi, Giorgio Merighi, Magda Olivero, Dir. Nello Santi - Macerata 1972 ed. Première Opera
Giacomo Puccini, Manon Lescaut - Magda Olivero, Richard Tucker, Vicente Sardinero, Dir. Michelangelo Veltri - Caracas 1972 ed. Legato Classics/Rodolphe
^Successivamente, nel corso della sua carriera, la Olivero continuò a perfezionare le sue capacità canore con il maestro Luigi Ricci di Roma, «il maestro delle piccole grandi cose, perché mi curava i piccoli particolari che sortivano grandi effetti» (Gloria Bellini, Intervista a Magda Olivero: un secolo di lirica, «liricamente.it», 02 marzo 2011).
^Grande Enciclopedia. Il 18 gennaio 1958, in un concerto alla RAI di Milano diretto da Franco Mannino, sarebbe stata la prima italiana ad eseguire la "morte di Isotta", con un risultato «che avrebbe fatto felice, ne siamo sicuri, Richard Wagner!» (Battaglia, p. 42). La registrazione del Liebestod in italiano è disponibile su YouTube.
^La ripresa dell'Adriana ebbe luogo il 3 febbraio, ma il 20 di gennaio, sempre a Brescia, la Olivero era già tornata in palcoscenico con La boheme. Cilea comunque non fu in gtrado ad apprezzare il ritorno della Olivero, essendo deceduto da poco più di due mesi.
^Le registrazioni dal vivo sia de La Celestina sia della Lode sono disponibili online su YouTube.
^Ronald L. Davis, La Scala West: The Dallas Opera Under Kelly and Rescigno, University Park (Texas), Southern Methodist University Press, 2000, p. 99, ISBN 0870744542; Geoffrey S. Riggs, The Assoluta Voice in Opera, Jefferson (North Carolina), McFarland, 2003, pp. 28–29; ISBN 0-7864-1401-4
^Riguardo all'opera settecentesca, la Olivero, nella sue seconda carriera, poteva vantare come unico precedente la partecipazione alla ripresa, a Lisbona, nel 1955, della Penelope nella partenza da Sparta, di João de Sousa Carvalho.
^Amico personale della Callas, Ardoin ha pubblicato diversi libri sulla grande cantante greca.
^Harold C. Schonberg, "Opera: Magda Olivero Sings Tosca in Met Debut", The New York Times, 5 aprile 1975. È disponibile su YouTube la registrazione di fortuna della sua eccezionale esecuzione di "Vissi d'arte" e della successiva esplosione del pubblico newyorkese: secondo il commentatore e artista lirico Ira Siff si trattò del «"Vissi d'arte" più toccante e spettacolosamente cantato della sua esperienza» come ascoltatore di musica lirica (articolo citatoArchiviato il 6 ottobre 2018 in Internet Archive.).
^ Martin Filler, The Unstoppable Soprano, su nybooks.com, 24 settembre 2014. URL consultato il 6 ottobre 2018.
^Con Tosca nel novembre 1978 e La voix humaine nell'ottobre 1979 (Performance Archive dell'Opera di San Francisco).
^Elvio Giudici, L'opera in CD e video. Guida all'ascolto, Milano, il Saggiatore, 1995, p. 582, ISBN 88-428-0279-4
^"Magda Olivero was a unique artist. People generally praise her mostly for her dramatic stage presence. What always impressed me in her interpretations was the ability, beyond her stagecraft, to use her God given natural voice and unsurpassed technique, as well as superior and cultured musicianship, to put all these components at the service of a controlled and unified performance. Drama, magic and music just fed each other perfectly", riportato da Gregory Sullivan Isaacs in Magda Olivero, 1910-2014, «TheaterJones», 15 settembre 2014.
^Franco Manfriani, Dagli archivi, saggio contenuto nel programma di sala per le rappresentazioni de L'incoronazione di Poppea, al 74º Maggio Musicale Fiorentino, Firenze, Giunti, 2011, p. 119, ISBN 978-88-09-77106-2.
^Konrad Claude Dryden, From Another World: The Art of Magda Olivero, «The Opera Quarterly», 20(3), Luglio 2004, pp. 422-434; Quattrocchi, pp. 152 e 154.
^Raffaele Vegeto, Olivero, Magda - Discografia, in Le grandi voci. Dizionario critico-biografico dei cantanti con discografia operistica (direttore: Rodolfo Celletti), Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1964, p. 589.
^Questo disco risulta ormai introvabile commercialmente; è tuttavia accessibile online presso YouTube.
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