Luigi Scapuzzi
Luigi Scapuzzi (Fiorenzuola d'Arda, 4 ottobre 1920 – Leonforte, 21 luglio 1943) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale. BiografiaNacque a Fiorenzuola d'Arda, im provincia di Piacenza, il 4 ottobre 1920, figlio di Francesco, di professione impresario edile, e di Maria Bricchi.[2] Frequentò la scuola elementare e quella media presso il suo paese natale e poi conseguì il diploma di maestro elementare presso l'Istituto magistrale di Parma.[2] All'età di venti anni si iscrisse ad una associazione democratica, allora considerata in opposizione al regime fascista.[2] Dopo aver insegnato come supplente presso una scuola elementare, nel 1940 fu assunto come impiegato presso l'Ufficio delle imposte dirette.[2] Nel gennaio 1941 fu chiamato a prestare servizio militare nel Regio Esercito, frequentando il corso di specializzazione per ufficiali assegnati ai reparti corazzati presso il 3º Reggimento fanteria carristi a Bologna.[1] Primo della graduatoria e promosso sottotenente nel mese di settembre, venne mandato a prestare servizio presso il IV Battaglione semoventi da 47/32 del 33º Reggimento carri a Parma e fu trattenuto in servizio attivo nell'aprile 1942.[1] Successivamente chiese, ed ottenne, di essere assegnato ai reparti di prima linea in Sicilia. Nell'aprile 1943 venne trasferito al CCXXXIII battaglione semoventi controcarro da 47/32, 33º Reggimento carristi, operante in supporto alla 4ª Divisione fanteria "Livorno", allora in forza alla 6ª Armata del generale Alfredo Guzzoni.[1] Il 12 luglio 1943, qualche giorno dopo l'inizio dello sbarco degli Alleati a Licata,[2] si trovava con il suo semovente controcarro da 47/32 al Bivio Gigliotto nei pressi di San Michele di Ganzaria e qui, dopo un furibondo combattimento, il suo comandante cadde prigioniero dei soldati americani; lui, in qualità di vice-comandante assunse immediatamente la responsabilità delle operazioni belliche.[2] Seguendo gli ordini del Comando della Divisione "Livorno", la sua compagnia carri si attestò nel territorio tra Assoro e Leonforte, lungo la linea difensiva tedesca centro-orientale.[2] Nella notte del 21 luglio 1943, quando il gruppo "Ens" della Divisione tedesca "Silizien" respinse le truppe canadesi e contrattaccò per difendere il possesso della strada Leonforte-Nissoria, il piccolo semovente da lui condotto proteggeva il ripiegamento del reparto tedesco.[2] Esaurite le munizioni, si sporse fuori dal mezzo corazzato continuando a sparare col mitra in dotazione finché, lungo la strada che porta a Nissoria (di fronte alla casa Ricifari), fu ucciso da un proiettile in pieno petto.[2] Il suo corpo fu temporaneamente sepolto in una campagna di contrada Sant’Elena, nelle vicinanze del luogo in cui era rimasto ucciso, insieme a quattro soldati tedeschi uccisi dagli americani nonostante si fossero arresi alzando la bandiera bianca.[2] In seguito la salma fu traslata nel cimitero di Leonforte, nella collina riservata ai caduti in guerra, e nel 1948 i suoi genitori la riportarono a Fiorenzuola d'Arda, dove tuttora riposa nella cappella di famiglia. Decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria, gli è stata intitolata una via della sua città natale.[2] Onorificenze«Chiedeva insistentemente ed otteneva di essere trasferito dal deposito ad un battaglione semoventi da 47/32 destinato in zona di operazioni. Nella prima fase di un ciclo operativo assegnato ai rifornimenti di una compagnia assolveva i compiti affidatigli con elevato senso del dovere e spirito d’iniziativa su itinerari intensamente battuti. Successivamente, cadutone prigioniero il comandante, assumeva il comando della compagnia. Durante un combattimento notturno particolarmente accanito, posto a protezione di reparti duramente attaccati eseguiva continue puntate offensive per tentare di contenere l’urto degli assalitori. Esaurite tutte le munizioni di bordo piuttosto che ripiegare, preferiva imbracciare il mitra e col busto eretto fuori dal carro continuava nell’impari lotta Trovava così morte gloriosa, colpito in pieno petto. Sicilia, 10-22 luglio 1943 .[3]»
— Decreto Presidenziale 1 dicembre 1952.[4] NoteBibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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