Ordinato in un primo lotto di 300 esemplari, sostituì il carro armato leggeroL6/40, rivelatosi totalmente inadeguato, sulle linee di produzione della SPA di Torino. Al momento dell'armistizio di Cassibile erano stati prodotti 280 esemplari. Successivamente all'occupazione dell'Italia, i tedeschi ne riavviarono la produzione: 52 furono costruiti nel 1943 e 22 nel 1944. Si trattò più di una decisione politica (e politico-industriale) per dare lavoro alle fabbriche italiane, che una decisione di pianificazione militare, visto che il carro era, all'epoca, oramai obsoleto, ed anzi risultava, da tutti i punti di vista eccetto che per la corazzatura anteriore, inferiore a realizzazioni prebelliche come il T-13 belga, la cui progettazione cominciò nel 1935 e fu messo in produzione prima del 1938.
Impiego operativo
Equipaggiò numerosi battaglioni formati dai depositi dei reggimenti fanteria carrista, tutti formati da personale della Specialità Carristi, che operarono inseriti nelle Grandi Unità di Fanteria in diversi Teatri di Guerra (Africa Settentrionale, in Sicilia, in Sardegna e in Corsica).
Gruppo squadroni corazzato "San Giusto": 2 esemplari.
Raggruppamento Anti Partigiani (RAP)- Gruppo Esplorante: 2 esemplari.
I Battaglione bersaglieri volontari "Benito Mussolini": 1 esemplare.
Gruppo corazzato "Leonessa": 5 esemplari.
Tecnica
Si trattava di una trasformazione del carro leggero L6/40, il quale fu privato della torretta per fare spazio a una casamatta squadrata, nel cui lato sinistro fu inserito il cannone anticarro da 47/32 Mod. 1935 (lo stesso dell'M13/40): l'esigua larghezza del mezzo non consentì, infatti, l'inclinazione delle piastre, cosa che ridusse decisamente la capacità di penetrazione dei proietti a parità di spessore.[1]
Il semovente non aveva una corazzatura sul tetto della casamatta (a parte nel primo prototipo), che era anzi privo di qualunque copertura, e aveva un equipaggio di appena due uomini. Inizialmente era anche privo di armamento secondario, ma si decise presto di installarvi una mitragliatrice perché era praticamente indifeso negli scontri con la fanteria nemica.
Versioni
L40 Centro Radio: versione con equipaggiamento radio supplementare, rimase allo stadio di prototipo.
Carro Comando L40: sviluppato nei due varianti carro comando di plotone semoventi e carro comando di squadrone/compagnia semoventi;[1] oltre ad avere equipaggiamento radio supplementare, il cannone era sostituito da una mitragliatriceBreda Mod. 38 da 8 mm, la cui canna era però avvolta da un manicotto di diametro maggiore, in modo che il mezzo esternamente era indistinguibile dagli altri e non attirava le "attenzioni" dei nemici. Dopo l'armistizio anche questa versione fu impiegata dalla Wehrmacht con la denominazione PzBefWg L6 770(i)[2].
L40 G "Germanico" (o "Ausf G"): terza serie del semovente, fu prodotta dagli stabilimenti della FIAT per i tedeschi dopo l'8 Settembre. Questa serie presentava alcune modifiche, come richiesto dal Generalinspekteur der Panzertruppen: la sovrastruttura venne allargata e rialzata nella parte posteriore, una radio RF1CA-TR7 con la relativa antenna ed un Breda Mod.38 scudata su supporto scorrevole venne montata e utilizzata dal mitragliere per il supporto ravvicinato.Purtroppo non si conosce la quantità di munizioni disponibili, ma la velocità e l'autonomia erano le stesse delle versioni italiane, anche se il peso aumentava di 250 kg grazie alle nuove aggiunte.
Altri utilizzatori
Germania – Wehrmacht: nonostante la modestia dell'L40, 78 esemplari di preda bellica armarono i reparti di seconda linea dello Heer e della Luftwaffe, con la denominazione StuG L6 mit 47/32 630(i).
È possibile che esemplari di preda bellica tedesca siano stati ceduti a Croazia e Slovacchia (all'epoca stati fantoccio della Germania), come comprovato da fotografie (ma senza alcun tipo di documento ufficiale).
Esemplari superstiti
Un esemplare del semovente è attualmente conservato presso l'U.S. Army Ordnance Training and Heritage Center (Fort Lee - Virginia, Stati Uniti). Un secondo semovente fu scoperto nel 2008 in Corsica, nella zona di Lucio e restaurato a cura del sig. Jean Noel Aiqui. Il mezzo era appartenuto alla Divisione Cremona e fu utilizzato nel dopoguerra come trattore agricolo. Oggi si trova esposto nel Museo de la Resistance En Alta Rocca di Zonza (Corsica)(3).
Nicola Pignato e Filippo Cappellano, Gli autoveicoli da combattimento dell'Esercito Italiano, Volume secondo (1940-1945), Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 2002
Nico Sgarlato, Corazzati Italiani 1939-1945, War Set nº10, 2006
Ugo Barlozzetti e Alberto Pirella, Mezzi dell'Esercito Italiano 1935-45, Editoriale Olimpia, 1986
Nicola Pignato, I mezzi blindo-corazzati italiani 1923-1943, Storia Militare, 2005
Paolo Crippa, I reparti corazzati della Repubblica Sociale Italiana 1943/1945, Marvia Edizioni, 2006
Stefano Di Giusto, Panzer units in the Operationszone Adriatisches Küstenland (OZAK) 1943-1945 and the Panzer-Sicherungs-Kompanien in Italy, Edizioni della Laguna, 2002