La 56ª edizione dell'Esposizione Internazionale d'Arte è stata inaugurata a Venezia il 9 maggio 2015 (con pre-apertura il 6, 7 e 8 maggio), è stata chiusa il 22 novembre,[1] in contemporanea con l'Expo 2015 di Milano.[2]
L'Esposizione del 2015 e si è svolta sotto la direzione artistica del nigeriano Okwui Enwezor[3] che ha scelto come titolo All the World's Futures.
Il 9 maggio si è tenuta la cerimonia di inaugurazione e di premiazione nella Sala delle colonne di Ca' Giustinian e in diretta streaming.[4][5]
Biennale Arte 2015
Nel presentare l'Esposizione del 2015, il curatore Okwui Enwezor ha citato il dipinto Angelus Novus di Paul Klee nell'interpretazione del filosofo Walter Benjamin: «"l'angelo della storia" ai cui piedi si accumulano, sempre più alte, le macerie della distruzione moderna. [...] Benjamin ci porta a riflettere come il mondo dell'arte possa stimolarci a vedere più lontano, oltre la prosaica apparenza delle cose.»[6]
All the World's Futures rifletteva sull'attuale "stato delle cose" e sull'"apparenza delle cose" tramite tre Filtri: "vitalità", "disordine" e il Capitale:[7]
Vitalità: sulla durata epica. Filtro che proponeva «una drammatizzazione dello spazio espositivo come un evento dal vivo in continuo e incessante svolgimento», con opere che esistono già e contributi realizzati appositamente ed esclusivamente per la Biennale.
Il giardino del disordine. «Il concetto originale di giardino nasce nell'antica Persia in cui era concepito come un paradiso, uno spazio chiuso fatto di tranquillità e piacere. Nel corso dei millenni il giardino si è trasformato, diventando l'allegoria della ricerca di uno spazio ordinato e puro.» I Giardini della Biennale con i suoi padiglioni, si proponevano «come il sito emblematico di un mondo disordinato, di conflitti nazionali e di deformazioni territoriali e geopolitiche», con l'esposizione di nuove opere.
Il Capitale: una lettura dal vivo. Nelle intenzioni del curatore Enzewor «lo sfruttamento della natura attraverso la sua mercificazione sottoforma di risorse naturali, il crescente sistema di disparità e l'indebolimento del contratto sociale hanno di recente imposto il bisogno di un cambiamento», che ha così deciso la lettura dal vivo de Il Capitale (Das Kapital) di Karl Marx, con la quale dieci attori per tutti i sette mesi di apertura della Biennale si alternavano a leggere per intero il libro di Marx. Pur essendo Il Capitale è uno dei libri meno adatti a una lettura pubblica la scelta del curatore stava nel tentativo di far sentire sempre lo spettatore "in mezzo" a un'opera che gli è impossibile vedere per intero.[8]
ARENA
All'interno del Padiglione Centrale ai Giardini della Biennale, l'architetto ghanese-britannico David Adjaye è stato incaricato di predisporre lo spazio ARENA come luogo di raccolta della parola, del canto, degli spartiti, dei copioni, dei recital, delle proiezioni di film e foro delle discussioni. Per tutta la durata di All the World's Futures, artisti, musicisti, compositori, attori, intellettuali, studenti e visitatori erano invitati a contribuire al programma delle letture e delle performance.[9][10][11]
Das Kapital Oratorio. Il rito sikh dell'Akhand Path (una recitazione ininterrotta del libro sacro per la quale si alternano più lettori nell'arco di diversi giorni), ha ispirato la lettura integrale de Il Capitale di Marx da parte di dieci attori che si alternavano, tre volte al giorno, dal 6 maggio al 22 novembre, per la regia del britannico Isaac Julien.[12]
Gli statunitensi Jason Moran e Alicia Hall Moran hanno presentato Work Songs, con il quale mappano e approfondiscono il tempo dei canti di lavoro nelle prigioni, nei campi, nelle case.[13]
Il britannico Jeremy Deler ha presentato Broadsides and Ballads of the Industrial Revolution, con le quali esplora il tema delle condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche, a partire dalla fine del XIX secolo.[14]
I libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige hanno letto il loro testo Latent Images: Diary of a Photographer, basato sul lavoro del fotografo Abdallah Farah, terza parte del progetto Wonder Beirut.[15]
La croata Ivana Müller ha proposto We Are Still Watching, una pièce letta dagli stessi spettatori come una "comunità istantanea".[16]
La bosniaca Maja Bajevic ha presentato il video Arts, Crafts and Facts, con il quale rappresenta la denigrazione del lavoro umano causato dalla finanziarizzazione dell'economia globale.[17]
Il tedesco Olaf Nicolai ha presentato la nuova performance Non consumiamo... (to Luigi Nono), ispirata alla composizione in due parti Un volto, e del mare / Non consumiamo Marx (1969) di Luigi Nono.[18]
Lo statunitense Charles Gaines ha presentato la nuova composizione Sound Texts, basata su cinque arrangiamenti tratti dalle sue Notes on Social Justice.[19]
Il francese Mathieu Kleyebe Abonnenc ha presentato Evil Ni**er, Gay Guerrilla, Crazy Nig**er, For Julius Eastman, un memoriale temporaneo alla musica e alla personalità del compositore afroamericano Julius Eastman (1940-1990).
Il giornale italiano The Tomorrow ha organizzato due seminari, Figures of Kapital e Tales on Kapital, come riflessione sul testo di Marx.[20]
Programma film Arena. All'Arena della Biennale è stata proposta una rilettura della storia del cinema alla luce del Capitale di Marx.[9]
Anche l'Arsenale è stato sede di diverse performance:
Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla hanno presentato In the Midst of Things, opera corale su musiche di Gene Coleman ispirato a La Creazione di Franz Joseph Haydn (1796-1798), a sua volta tratto dal libro della Genesi e dal poema Paradiso perduto di John Milton (1667), sulle origini del mondo e del genere umano.[21]
La spagnola Dora García ha presentato la performance The Sinthome Score, nella quale due artisti interpretano dieci serie di movimenti corporei, uno per ogni capitolo del testo Le Sinthome di Jacques Lacan dedicato agli scritti di James Joyce.[23]
Lo statunitense Theaster Gates ha presentato l'installazione Martyr Construction, realizzata con i resti della chiesa cattolica di St. Laurence, nel South Side di Chicago.[24]
A collegare le due sedi principali della Mostra (Giardini e Arsenale), il francese Saâdane Afif ha presentato The Laguna's Tribute: A Corner Speaker in Venice, uno Speakers' Corner nel quale un oratore, su una cassa di bronzo, declama rivolto verso la laguna veneziana.[25]
Prospettive storiche
Mentre il corpus di All the World's Futures è costituito da nuove opere commissionate specificamente per la Biennale, l'Esposizione del 2015 era formata anche da una rassegna di prospettive storiche realizzate da artisti viventi e non, organizzate in forma di piccole antologie:[26]
Nella sala d'ingresso del Padiglione centrale era posto Il Muro Occidentale o del Pianto di Fabio Mauri, già esposto alla 45ª Biennale del 1993: un muro alto quattro metri composto da valigie di vari materiali e dimensioni.[27] Nella stessa sala si trovavano: I numeri malefici (1978),[28]Macchina per fissare acquerelli (2007),[29] la registrazione audio di Fabio Mauri e Pier Paolo Pasolini alle prove di "Che cosa è il Fascismo" (1971, 2005).
Le scritte al neon realizzate da Bruce Nauman tra il 1972 e l'inizio degli anni ottanta.[30]
L'Atlante di Harun Farocki, dedicato all'opera integrale del regista tedesco Harun Farocki deceduto nel 2014.[31]
Esternamente al Padiglione centrale, nei Giardini della Biennale sono state collocate alcune sculture: La Masa Militarizada di Walead Beshty;[49]Two Orchids, due orchidee monumentali, di Isa Genzken;[50]RB Ride, grandi installazioni tubolari in metallo di Carsten Höller;[51] l'interattivo With a Rhythmic Instinction to be Able to Travel Beyond Existing Forces of Life (green, Rule 1) di Philippe Parreno;[52]Coronation Park, nove statue di Raqs Media Collective.[53]
Alle Gaggiadre dell'Arsenale: The Phoenix, i mitici uccelli Fenghuang realizzati con scarti e detriti di cantiere da Xu Bing.[54]
Al Giardino delle Vergini: Labour Garden di Emily Floyd;[55]The Last Garden di Sarah Sze;[56]Lagimoana del samoano Lemi Ponifasio.[57]
Creative Time Summit
Creative Time è una organizzazione non profit costituita nel 1974 a New York con lo scopo di commissionare e presentare ambiziosi progetti di arte pubblica.[58]
Dal 2009 viene organizzato il Creative Time Summit, «un incontro annuale per pensatori, sognatori e operatori che lavorano all'intersezione di arte e politica».[59]
Il 7º Summit si è tenuto al Teatro alle Tese dall'11 al 13 agosto 2015 sul tema The Curriculum e ha discusso il significato della produzione, trasformazione e diffusione della conoscenza in un mondo difficile e controverso come quello di oggi.[60]
E-flux journal
Su invito del curatore Enwezor e-flux journal, rivista mensile d'arte, ha pubblicato articoli quotidiani dal 6 maggio al 4 settembre 2015 che hanno formato il n. 65 della rivista con il titolo Supercommunity, al quale hanno collaborato un centinaio di autori con poesie, racconti brevi, opere teatrali, sceneggiature e altre forme epistolari.[61][62]
Gulf Labor Artist Coalition
Gulf Labor Artist Coalition, coalizione di artisti internazionali che lavora per garantire che i diritti dei lavoratori migranti siano tutelati durante la costruzione dei musei sull'isola Sa'diyyat, ad Abu Dhabi, ha organizzato cinque appuntamenti sul principio che le libertà degli artisti sono collegate ai diritti dei lavoratori che costruiscono e mantengono gli spazi espositivi.[63]
The Invisible Borders Trans-African Project
The Invisible Borders Trans-African Project è un'organizzazione nigeriana fondata nel 2009 che riunisce artisti africani con l'impegno e la passione del cambiamento sociale, per riflettere sulla questione delle frontiere e sulle implicazioni connesse nell'Africa del XXI secolo.[64]
Invisible Borders ha presentato alla 56ª Biennale Trans-African Worldspace, una panoramica della produzione fotografica e audiovisiva più recente e attuale realizzata dalla piattaforma, durante i sette mesi di apertura della Biennale.[65]
Inoltre, il gruppo ha presentato nell'ARENA del Padiglione Centrale il documentario Invisible Borders 2011, The Film, nel quale sette artisti africani hanno percorso 12000 km da Lagos ad Addis Abeba e realizzando opere e scambi con artisti locali e popolazioni indigene.[66]
Abounaddara
Abounaddara, collettivo anonimo di cineasti siriani che dal 2010 realizza brevi documentari sulla vita quotidiana dei siriani, era stato invitato a partecipare alla 56ª Biennale Arte di Venezia.
Il collettivo siriano aveva poi deciso di ritirare la propria partecipazione in quanto il primo video All the Syria's Futures, previsto per il 5 maggio, non era stato proiettato,
mentre i successivi filmati sarebbero stati presentati al pubblico in blocchi di 30 minuti, tra letture del Capitale di Marx e vari intermezzi musicali.
Un portavoce della Biennale rispondeva: «non c'è stata alcuna censura ma, al contrario, i film sono stati proiettati esattamente come concordato.»[67][68]
Artisti invitati
Alla Biennale Arte 2015 hanno partecipato 136 artisti, dei quali 89 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi.[69]
Jumana Emil Abboud (Palestina, 1971), Adel Abdessemed (Algeria, 1971), Mathieu Kleyebe Abonnenc (Francia, 1977), Abounaddara (Siria), Boris Achour (Francia, 1966), Terry Adkins (Stati Uniti, 1953-2014), Saâdane Afif (Francia, 1970), Inji Aflatoun o Efflatoun (Egitto, 1924-1989), Chantal Akerman (Belgio, 1950), John Akomfrah (Ghana, 1957), Karo Akpokiere (Nigeria, 1981), Mounira Al-Solh (Libano, 1978), Meriç Algün Ringborg (Turchia, 1983), Allora & Calzadilla (Porto Rico), Kutluğ Ataman (Turchia, 1961), Maja Bajevic (Bosnia, 1967), Ernesto Ballesteros (Argentina, 1963), Sammy Baloji (R.D. Congo, 1978), Rosa Barba (Italia, 1972), Georg Baselitz (Germania, 1938), Eduardo Basualdo (Argentina, 1977), Petra Bauer (Svezia, 1970), Walead Beshty (Regno Unito, 1976), Huma Bhabha (Pakistan, 1962), Christian Boltanski (Francia, 1944), Monica Bonvicini (Italia, 1965), Sonia Boyce (Regno Unito, 1962), Daniel Boyd (Australia, 1982), Ricardo Brey (Cuba, 1955), Marcel Broodthaers (Belgio, 1924-1976), Tania Bruguera (Cuba, 1968), Teresa Burga (Perù, 1935), Keith Calhoun and Chandra McCormick (Stati Uniti), Fei Cao (Cina, 1978), Nidhal Chamekh (Tunisia, 1985), Olga Chernysheva (Russia, 1962), Tiffany Chung (Vietnam, 1969), Cooperativa Cráter Invertido (Città del Messico), Creative Time Summit (New York), Elena Damiani (Perù, 1979), Jeremy Deller (Regno Unito, 1966), Thea Djordjadze (Georgia, 1971), Marlene Dumas (Sudafrica, 1953), e-flux journal (New York), Melvin Edwards (Stati Uniti, 1937), Antje Ehmann (Germania, 1968), Maria Eichorn (Germania, 1962), Walker Evans (Stati Uniti, 1903-1975), Harun Farocki (Germania, 1944-2014), Emily Floyd (Australia, 1972), Peter Friedl (Austria, 1960), Coco Fusco (Stati Uniti, 1960), Marco Fusinato (Australia, 1964), Charles Gaines (Stati Uniti, 1944), Ellen Gallagher (Stati Uniti, 1965), Ana Gallardo (Argentina, 1958), Dora García (Spagna, 1965), Theaster Gates (Stati Uniti, 1973), Isa Genzken (Germania, 1948), Gluklya (Russia, 1969), Sônia Gomes (Brasile, 1948), Katharina Grosse (Germania, 1961), Gulf Labor Coalition, Rupali Gupte & Prasad Shetty (India), Andreas Gursky (Germania, 1955), Hans Haacke (Germania, 1936), Joana Hadjithomas & Khalil Joreige (Libano), Newell Harry (Australia, 1972), Kay Hassan (Sudafrica, 1956), Thomas Hirschhorn (Svizzera, 1957), Carsten Höller (Belgio, 1961), Nancy Holt & Robert Smithson (Stati Uniti), Heung Soon Im (Corea del Sud, 1969), Invisible Borders (Lagos), Tetsuya Ishida (Giappone, 1973-2005), Dachun Ji (Cina, 1968), Isaac Julien (Regno Unito, 1960), Hiwa K. (Iraq, 1975), Samson Kambalu (Malawi, 1975), Ayoung Kim (Corea del Sud, 1969), Alexander Kluge (Germania, 1932), Emily Kame Kngwarreye (Australia, 1910-1996), Runo Lagomarsino (Svezia, 1977), Sonia Leber & David Chesworth, Glenn Ligon (Stati Uniti, 1960), Gonçalo Mabunda (Mozambico, 1975), Madhusudhanan (India, 1956), Ibrahim Mahama (Ghana, 1987), David Maljkovic (Croazia, 1973), Victor Man (Romania, 1974), Abu Bakarr Mansaray (Sierra Leone, 1970), Chris Marker (Francia, 1921-2012), Kerry James Marshall (Stati Uniti, 1955), Helen Marten (Regno Unito, 1985), Fabio Mauri (Italia, 1926-2009), Steve McQueen (Regno Unito, 1969), Naeem Mohaiemen (Regno Unito, 1969), Jason Moran (Stati Uniti, 1975), Ivana Müller (Croazia, 1972), Lavar Munroe (Bahamas, 1982), Oscar Murillo (Colombia, 1986), Wangechi Mutu (Kenya, 1972), Hwayeon Nam (Corea del Sud, 1979), Bruce Nauman (Stati Uniti, 1941), Cheikh Ndiaye (Senegal, 1970), Olaf Nicolai (Germania, 1972), Chris Ofili (Regno Unito, 1968), Emeka Ogboh (Nigeria, 1977), Philippe Parreno (Francia, 1964), Pino Pascali (Italia, 1935-1968), Adrian Piper (Stati Uniti, 1948), Lemi Ponifasio (Samoa, 1964), Zhijie Qiu (Cina, 1969), Raha Raissnia (Iran, 1968), Raqs Media Collective (Nuova Delhi), Lili Reynaud-Dewar (Francia, 1975), Mykola Ridnyi (Ucraina, 1975), Liisa Roberts (Francia, 1969), Mika Rottenberg (Argentina, 1976), Joachim Schönfeldt (Sudafrica, 1958), Massinissa Selmani (Algeria, 1980), Fatou Kandé Senghor (Senegal, 1971), Gedi Sibony (Stati Uniti, 1973), Gary Simmons (Stati Uniti, 1964), Taryn Simon (Stati Uniti, 1975), Lorna Simpson (Stati Uniti, 1960), Mikhael Subotzky (Sudafrica, 1981), Mariam Suhail (Pakistan, 1979), Sarah Sze (Stati Uniti, 1969), The Propeller Group (Città di Ho Chi Minh), the Tomorrow (Milano), Rirkrit Tiravanija (Thailandia, 1961), Barthélémy Toguo (Camerun, 1967), Bing Xu (Cina, 1955), Ala Younis (Giordania, 1974).
Partecipazioni nazionali
La 56ª Mostra internazionale è stata affiancata da 89 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all'Arsenale e nel centro storico di Venezia. I paesi presenti per la prima volta erano cinque: Grenada, Mauritius, Mongolia, Mozambico e Seychelles.[70]
Il Padiglione dell'Islanda, con il titolo The Mosque: The First Mosque in the Historic City of Venice, consisteva nell'allestimento di una moschea nella ex chiesa di Santa Maria della Misericordia ma veniva chiuso dopo pochi giorni per intervento della polizia municipale di Venezia, poi confermato dal TAR del Veneto.[71]
Il Padiglione Italia, che occupava le Tese delle Vergini in Arsenale, era a cura di Vincenzo Trione e aveva per titolo Codice Italia,[72][73] con l'intenzione di riattraversare significative regioni dell'arte italiana contemporanea, facendo affiorare alcune costanti: assonanze poco manifeste, corrispondenze inattese. Sono stati coinvolti artisti di diverse generazioni che proponevano un'originale interpretazione del concetto di "avanguardia", saldando sperimentazione linguistica e dialogo con quell'immenso giacimento che è la memoria. Questi artisti sono stati invitati a realizzare opere-simbolo, che avessero quasi il valore di un manifesto poetico, con la creazione di una sorta di stanza delle meraviglie, ispirata al modello dell'Atlante Mnemosyne di Aby Warburg.
Edward Burtynsky, Mircea Cantor, Loris Cecchini, Gordon Cheung, Khalil Chishtee, Tony Cragg, Laura Ford, Noemie Goudal, Siobhán Hapaska, Paul Huxley, IDEA laboratory and Leyla Aliyeva, Chris Jordan with Rebecca Clark and Helena S.Eitel, Tania Kovats, Aida Mahmudova, Sayyora Muin, Jacco Olivier, Julian Opie, Julian Perry, Mike Perry, Bas Princen, Stephanie Quayle, Ugo Rondinone, Graham Stevens, Diana Thater, Andy Warhol, Bill Woodrow, Erwin Wurm, Rose Wylie
Personnes et les autres. Vincent Meessen and Guests
Vincent Meessen and Guests, Mathieu K. Abonnenc, Sammy Baloji, James Beckett, Elisabetta Benassi, Patrick Bernier & Olive Martin, Tamar Guimarães & Kasper Akhøj, Maryam Jafri, Adam Pendleton
1980 – Today: Exhibitions in the United Arab Emirates
Abdullah Al Saadi, Abdul Qader Al Rais, Abdulraheem Salim, Abdulrahman Zainal, Ahmed Al Ansari, Ahmed Sharif, Hassan Sharif, Mohamed Yousif, Mohammed Abdullah Bulhiah, Mohammed Al Qassab, Mohammed Kazem, Moosa Al Halyan, Najat Meky, Obaid Suroor, Salem Jawhar
Sabrina Bertolelli, Mariadolores Castellanos, Max Leiva, Pier Domenico Magri, Adriana Montalto, Elmar Rojas (Elmar René Rojas Azurdia), Paolo Schmidlin, Mónica Serra, Elsie Wunderlich, Collettivo La Grande Bouffe
Stefania Pieralice, Carlo Marraffa, Elsie Wunderlich
Ateneo Veneto, Telecom Italia Future Centre, Palazzo Rota Ivancich
Friendship Project - China
Xu De Qi, Liu Ruo Wang, Ma Yuan, Li Lei, Zhang Hong Mei, Eleonora Mazza, Giovanni Giulianelli, Giancarlo Frisoni, Tony Margiotta, Elisa Monaldi, Valentina Pazzini
Pixels of Ubuntu/Unhu: Exploring all the different facets of social, physical and cultural identities of our contemporary societies from the past, present and future
Venerdì 8 maggio è stato inaugurato il Padiglione dell'Istituto Italo-Latino Americano (IILA), con il sostegno del Goethe Institut e la partecipazione di artisti dell'America Latina. Il tema dell'esposizione, Voces Indígenas (Voci indigene), evocava «la riappropriazione del patrimonio genetico-culturale originario attraverso l’ascolto delle radici profonde alle quali si vuole dare voce, spazio, diritto di espressione».[155][156]
Ellen Slegers (artista tedesca, vive e lavora in Brasile)[157]
Padiglione Venezia
Il Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale, gestito direttamente dalla Fondazione, a cura dell'architetto Aldo Cibic, ha ospitato Guardando avanti, l’evoluzione dell’arte del fare: 9 storie dal Veneto: digitale - non solo digitale. Il Padiglione presentava le storie di 9 aziende del Veneto, produttrici di oggetti di alta qualità, accomunate dall'aver saputo incrociare creatività, esperienza e tecnologie digitali.[158][159]
Eventi collaterali
44 eventi collaterali, approvati dal curatore Okwui Enwezor e promossi da enti e istituzioni pubbliche e private senza scopo di lucro, sono stati organizzati in numerose sedi della città di Venezia, proponendo un'ampia offerta di contributi e partecipazioni.[160]
Giuria
Il 23 aprile 2015 il Consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia ha nominato la Giuria della 56ª Esposizione Internazionale d'Arte.[161]
La cerimonia di premiazione è avvenuta il 9 maggio 2015 nella Sala delle colonne a Ca' Giustinian.[162]
Leone d'oro per la miglior Partecipazione nazionale: Armenia, per Armenity / Haiyutioun. Contemporary Artists from the Armenian Diaspora[79]
Menzione speciale alle Partecipazioni nazionali: Stati Uniti d'America, per Joan Jonas: They Come to Us Without a Word di Joan Jonas
Leone d'oro per il miglior artista della Mostra All the World’s Futures: Adrian Piper (Stati Uniti) per The Probable Trust Registry: The Rules of the Game #1–3
Leone d'argento per un promettente giovane artista della Mostra All the World’s Futures: Im Hueng-Soon (Corea del Sud) per Factory Complex