InterlinguisticaL'interlinguistica è la branca della linguistica che studia ogni aspetto della comunicazione linguistica tra persone che non possono, o non vogliono, farsi capire per mezzo delle proprie lingue materne. L'interlinguistica studia come le lingue etniche e le lingue ausiliarie (lingue franche e lingue pivot) si comportano in tali situazioni; e sulle possibilità di ottimizzare la comunicazione tra i parlanti di lingue diverse, per esempio impiegando lingue ausiliarie internazionali come l'esperanto o l'Interlingua. Queste sono lingue "controllate" create da uno studio intenzionale (glossopoiesi), di solito con lo scopo di facilitare la comunicazione. Ma l'interlinguistica si occupa anche delle lingue create per scopi letterari (lingue artistiche e aliene); del contatto linguistico che crea lingue franche per la comunicazione ma sorte spontaneamente, come le lingue pidgin; dell'evoluzione delle lingue dovuta a contatti reciproci, come per esempio la teoria delle onde; e delle interlingue create inconsapevolmente da chi impara una lingua diversa dalla propria. Anche la glossolalia e la lingua degli uccelli fanno parte dell'interlinguistica. StoriaLa prima documentazione dell'uso del termine risale ad un testo del 1911, relativo alle lingue ausiliarie internazionali, del belga Jules Meysmans. È diventato d'uso più frequente in seguito ad una conferenza del linguista danese Otto Jespersen al "2º Congresso Internazionale dei Linguisti" nel 1931. Secondo Jespersen, l'interlinguistica è: «quel ramo della scienza delle lingue che si occupa delle strutture e delle idee di base di tutte le lingue con l'obiettivo di stabilire una norma per le interlingue, ovvero le lingue ausiliarie destinate all'uso orale e scritto tra popoli che non possono farsi capire usando le proprie lingue materne» Secondo questa definizione, le indagini utili ad ottimizzare la comunicazione interlinguistica stanno a base della disciplina, e lo scopo può essere quello di elaborare una nuova lingua per l'uso internazionale oppure all'interno di un Paese od un'unione di Paesi multilingue. Ricerche di questo tipo furono intraprese per esempio dalla "Délégation pour l'adoption d'une langue auxiliaire internationale" (Delegazione per l'adozione di una lingua ausiliaria internazionale), che elaborò l'Ido nel 1907; e dalla International Auxiliary Language Association (Associazione della lingua ausiliaria internazionale) o "IALA", che produsse l'Interlingua nel 1951. Valter Tauli considerò l'interlinguistica come una sottodisciplina della pianificazione linguistica. I princìpi da lui consigliati per tale pianificazione, da applicare all'evoluzione guidata delle lingue nazionali, possono venire applicati, e in modo anche più libero, alle interlingue artificiali. È notevole che questi princìpi abbiano una stretta corrispondenza con le massime conversazionali di Herbert Paul Grice. Queste "massime" descrivono come viene ottenuta la comunicazione effettiva durante una conversazione; e perché funzioni bene, una lingua deve essere tale da rispettare queste "massime", cosa che le lingue non sempre fanno. Esempi recenti di pubblicazioni on-line per la pianificazione di lingue artificiali sono Language Construction Kit (Kit di Costruzione di Linguaggi) di Mark Rosenfelder, e How to create a language (Come creare una lingua) di Pablo Flores[1]. La maggior parte delle pubblicazioni nel campo dell'interlinguistica non sono però così "costruttive", ma piuttosto descrittive, comparative, storiche, sociolinguistiche, o relative alla traduzione ad opera dell'uomo o delle macchine. Come nel caso dell'esperanto, che è la più usata tra le interlingue artificiali, esiste una letteratura relativamente abbondante sia sulla lingua in sé stessa che sulla sua filologia. L'esperantologia costituisce uno dei rami principali dell'interlinguistica, dato che fin dal suo inizio nel 1887 il maggiore impiego dell'esperanto rispetto alle altre interlingue dona alla ricerca e allo studio la maggiore quantità di testi ed articoli, spesso scritti direttamente in esperanto. Un valido contributo agli studi d'interlinguistica viene fornito dal Centro italiano di interlinguistica, la cui casa editrice Kooperativo de Literatura Foiro pubblica due riviste esperantiste, Literatura Foiro e Heroldo de Esperanto; che oltre ad articoli di letteratura, il loro argomento principale, includono anche articoli sull'interlinguistica. Le riviste internazionali specializzate sull'argomento sono:[2]
Elenco fondamentaleAlcune lingue artificiali sono menzionate fin dal Medioevo, come per esempio la Lingua ignota di Ildegarda von Bingen ed il Balaibalan di Muhyî-i Gülşenî, probabilmente con finalità mistiche e non di comunicazione[4]. Queste lingue, così come le lingue sacre in uso presso alcuni popoli tribali quali il Damin degli aborigeni australiani[5], l'Eskay delle Filippine, il Medefaidrin della Nigeria, la "Lingua segreta" dei Dogon del Mali[6] ed altre, attestano che l'invenzione linguistica non è solamente un prodotto dell'epoca moderna, e nemmeno della sola cultura occidentale. Molto probabilmente da tempi remoti, e nel mondo intero, sono state create lingue con finalità religiose o segrete. È probabile che future ricerche presso gli archivi storici extraeuropei, e lo studio delle lingue sciamaniche e di altri idiomi religiosi, ci rivelino la presenza, presente e passata, di molte lingue ancora oggi sconosciute. In seguito si è passati attraverso la fase delle "lingue filosofiche" dei secoli XVII e XVIII[7], delle quali tanto s'interessarono grandi filosofi quali Comenio[8][9], Dalgarno[10], Wilkins[11], Lodwick[12] e Leibniz[13]. Infine si è arrivati ai moltissimi progetti meno "filosofici" ma più "pratici" dei secoli XIX, XX e XXI. Di tutte queste lingue artificiali progettate per la comunicazione, alcune soltanto hanno avuto un'applicazione pratica degna di nota. Esse sono:
Tra queste solo l'esperanto, e in misura minore l'Interlingua, radunano ancora oggi una comunità considerevole di parlanti attivi. Il Loglan, il Lojban e la Glosa[14] posseggono, fin dalla loro creazione, un piccolo gruppo di aderenti. Il progresso della tecnologia del computer, in particolare di internet, ha favorito la formazione di piccoli gruppi di seguaci di moltissime interlingue vecchie e nuove. Tra le lingue artistiche, le più note in passato furono le tante varietà di latino maccheronico[15], prima fra tutte quella di Teofilo Folengo. In tempi molto più recenti la "Newspeak" (Neolingua) di George Orwell nel suo romanzo 1984, e il Nadsat di Anthony Burgess nel romanzo e nel film A Clockwork Orange (Arancia meccanica). Oggi le più popolari sono i linguaggi della Terra di Mezzo dello scrittore inglese J. R. R. Tolkien, soprattutto il Quenya e il Sindarin. Tra le più recenti l'atlantiano, creato da Marc Okrand per il film Disney Atlantis - L'impero perduto (2001); il Dothraki[16]; le lingue Valyriane, creazioni di David J. Peterson per la serie televisiva Game of Thrones (Il Trono di Spade); il Loxian della scrittrice Roma Ryan, creato per alcuni testi cantati dalla musicista Enya[17]. Tra le lingue aliene del cinema di fantascienza[18][19] la più popolare è senz'altro il Klingon[20] relativo, insieme al Vulcaniano[21], al Romulano e altre, alla serie televisiva e cinematografica di Star Trek[22]. Poi il Basic Galattico, lingua franca dell'universo di Guerre stellari; e il Na'vi, creato da Paul Frommer per il film Avatar del 2009. Tra i linguaggi soltanto scritti (pasigrafie) il più conosciuto è il Blissymbolics: un sistema di scrittura artificiale ideato da Charles K. Bliss nel 1949. Esso fu creato per la comunicazione internazionale, ma ha trovato il suo campo d'applicazione altrove, come ausilio per persone inabili ad utilizzare le lingue ordinarie a causa di disabilità motorie o cognitive. Esempi analoghi sono l'"Intac" di Anthony Page (1969)[23]; e il "Vidling", ispirato ai princìpi dell'esperanto, creato nel 1990 dal maestro bergamasco Mirko Marcetta[24]. Tra le lingue dei segni, il Gestuno è un tentativo di creare una lingua dei segni internazionale ad uso dei sordi di tutto il mondo. È stato creato un sistema analogo basato sull'esperanto, denominato Signuno. Tra le lingue musicali[25] tradizionali la più conosciuta è il Silbo gomero delle Isole Canarie. Fra quelle artificiali il già citato "Solresol", basato sulle 7 note della scala diatonica in Do maggiore, fu una delle prime lingue "inventate" nella storia. Nel 1990 Bruce Koestner ha creato un'analoga lingua, chiamata Eaiea, fondata sulle 12 note della scala cromatica. ClassificazioneTra le lingue artificiali si distinguono innanzitutto le "pasigrafie", cioè le lingue soltanto scritte, e le "pasilalie", ovvero le lingue parlate e solitamente anche scritte. Poi si distingue tra le "lingue a priori"[26][27] e le "lingue a posteriori", di cui uno dei primi esempi fu la Communicationssprache del 1839. Queste ultime sono basate su una, o più spesso molte, lingue di partenza; mentre questo non è evidente per le prime, quali per esempio le "lingue filosofiche" del XVII secolo, il Solresol, e le lingue logiche del XX secolo come per esempio il Ro, l'Oz il Loglan e il Lojban. Le interlingue sorte spontaneamente sono necessariamente "a posteriori"; oppure "iconiche", cioè fanno uso d'immagini o di segni imitatori. Un interessante esempio recente di lingua a priori, filosofica e isolante è il Toki Pona di Sonja Lang, che impiega uno scarso numero di vocaboli. Le lingue "a posteriori" vengono ulteriormente divise in "lingue schematiche" (per esempio l'esperanto), che cercano di semplificare e sintetizzare il più possibile le lingue prese a modello, sperando di essere più neutrali verso i parlanti di lingue molto diverse; e "lingue naturalistiche" (per esempio l'Interlingua, l'Occidental, il Mondial, la Lingua Franca Nova o la Lingue Simple), che, pur semplificandole, cercano di restare vicine alle lingue prese a modello; sperando di abbreviare il tempo di apprendimento, almeno per i parlanti delle lingue di riferimento. Mentre il latino e le lingue neolatine siano state il riferimento di un grandissimo numero di interlingue[28][29][30], un numero minore ma tutt'altro che scarso è stato quello delle lingue a base germanica o slava[31][32]. Invece si contano sulla punta delle dita quelle a base greca[33] ed ebraica[34]. È significativo che l'ispirazione di un gran numero d'interlingue venga da un'altra interlingua, ovvero l'esperanto, che ha dovuto affrontare parecchi tentativi di riforma, detti "esperantidoj", anche se generalmente infruttuosi[35]. Per esigenze di spazio, la seguente tabella elenca una o poche lingue rappresentative per ogni tipo classificato. Molte altre potrebbero essere citate.
Note
BibliografiaIn italiano
In inglese
In altre lingue
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