La Grande provincia ignea dell'Alto Artico (in lingua inglese: High Arctic Large Igneous Province e abbreviata in "HALIP") è una grande provincia ignea risalente al Cretaceo e situata nella regione artica.
L'HALIP si estende su un'area di oltre 1000000 km², il che la rende uno dei più estesi e intensi complessi magmatici del pianeta. Tuttavia, i sedimenti vulcanici erosi presenti nelle stratificazioni sedimentarie delle Isole Svalbard e della Terra di Francesco Giuseppe, suggeriscono che una porzione estremamente vasta delle emissioni vulcaniche dell'HALIP è già stata erosa.[2]
L'evento che ha creato la Grande provincia ignea dell'Alto Artico (HALIP) si è sviluppato tra 130 e 60 milioni di anni fa, con due fasi distinte di attività vulcanica.
La prima fase è iniziata 130 milioni di anni fa e ha continuato fino a 80 milioni di anni fa ed è stata caratterizzata da un vulcanismo che ha prodotto emissioni di basalto tholeiitico. Nel corso del periodo si sono formati numerosi dicchi e sill accompagnati da eruzioni di colate basaltiche. I basalti formatisi in questo periodo sono relativamente ricchi di TiO2 e hanno una composizione simile ai plateau basaltici continentali.
La seconda fase durò dagli 85 a 60 milioni di anni fa e fu caratterizzata da un'attività magmatica debolmente alcalina e da eruzioni di colate basaltiche. Le rocce magmatiche formatesi in questa seconda fase hanno una struttura geochimica simile alla composizione intra-placca.[3]
Il Mar Glaciale Artico ha un'età di alcune centinaia di milioni di anni, il che lo rende il più giovane tra gli oceani terrestri. Nel Precambriano, quando l'Artide era localizzato a sud dell'equatore, il continente Arctica (o Arctida) riempì lo spazio tra i cratoni che oggi contornano la regione artica. Il continente Arctica si fratturò verso la fine del Precambriano (950 milioni di anni fa) e si riassemblò in una nuova configurazione nel Paleozoico superiore (255 milioni di anni fa).[4].
Questo secondo supercontinente chiamato Pangea, si fratturò a sua volta durante il Giurassico-Cretacico provocando l'apertura del Bacino amerasiatico e la formazione del Mar Glaciale Artico. La HALIP disperse i componenti del supercontinente attorno ai margini dell'Oceano Artico dove ora essi si presentano come terrane e microplacche inserite nelle cinture rocciose o ricoperte dai sedimenti. Con l'apertita dell'Oceano Atlantico e Artico durante il Mesozoico e il Cenozoico, la regione artica andò incontro a una serie di stadi di rifting, sedimentazioni e magmatismo.[5]
I diabase raccolti nelle Svalbard e in altre zone artiche sono basalti tholeiiticifemici e intraplacca caratteristici della HALIP, il che indica che la grande provincia ignea si formò durante l'apertura dell'Oceano Artico tra 148 e 70 milioni di anni fa. Le analisi sismiche e magnetiche del fondale marino indicano un'età compresa tra 118 e 83 milioni di anni fa.[6]
C'è ampio consenso sul fatto che la HALIP abbia avuto origine da un pennacchio del mantello e che l'attività magmatica della provincia abbia avuto un decorso similare a quello del punto caldo dell'Islanda.[3]
Impatto climatico
Si ritiene che le grandi province ignee, come la HALIP, abbiano causato cambiamenti climatici a livello globale. I fossili dei vertebrati del Cretacico superiore (92-86 milioni di anni fa) trovati nell'Artico canadese, incluso il champsosaurus, un rettile simile a un coccodrillo e lungo fino a 2,4 m, suggeriscono che il clima polare era molto più caldo durante il Cretacico, con temperature medie annue che dovevano superare i 14 °C.[7]
Le intrusioni basaltiche potrebbero aver rilasciato 9 milioni di tonnellate di carbonio dalle aureole di contatto, che potrebbero aver innescato l'evento anossico dell'Aptiano (OAE1a) circa 120 milioni di anni fa.[8]
S. Polteau, S. Planke, J. I. Faleide, H. Svensen e R. Myklebust, The Cretaceous high Arctic large igneous province (PDF), EGU General Assembly Conference Abstracts, vol. 12, 2010, p. 13216. URL consultato il aprile 2016.
J. A. Tarduno, Arctic flood basalt volcanism: examining the hypothesis of Cretaceous activity at the Iceland hotspot, in Eos, vol. 77, F844, 1996.
J. A. Tarduno, D. B. Brinkman, P. R. Renne, R. D. Cottrell, H. Scher e P. Castillo, Late Cretaceous Arctic volcanism: tectonic and climatic consequences, AGU Spring Meeting, 1998a.