Giuseppe Andrea Angeloni
Giuseppe Andrea Angeloni (Roccaraso, 25 febbraio 1826 – Napoli, 31 dicembre 1891) è stato un nobile e politico italiano, barone di Montemiglio e Varavalle, e deputato del Regno d'Italia dopo l'Unità[6]. Biografia![]() Proveniva da una ricca famiglia nobile e armentaria di Roccaraso, dove nacque il 25 febbraio 1826, figlio di Girolamo Angeloni e Diletta Tatozzi, e fratello di Raffaele, di professione giornalista[5]. Si laureò in economia politica e scienze agronomiche e sociali all'Università di Napoli[5]. Durante il Regno delle Due Sicilie, essendo liberale e patriottico, venne perseguitato dai Borbone, quindi arrestato ed esiliato[7]. A Genova fece parte del comitato pro-fondi per la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi[5]. Fu inoltre capitano della guardia nazionale nel 1848[8], spostandosi in corso d'anno a Roma e in Toscana per sostenere i governi[4]. Sebbene inizialmente di idee politiche affini alla Destra storica, dopo il 1861 non si pose tra i "soddisfatti", ritenendo i primi governi assai lenti nel risolvere i problemi che affliggevano Roma, accostandosi così sempre più alla Sinistra storica[2]. Con l'Unità d'Italia, fu dapprima deputato dal 1865 al 1891, rappresentando per nove legislature il collegio di Sulmona, poi dal 23 settembre 1879 al 30 giugno 1881[4] sottosegretario ai lavori pubblici durante il governo di Benedetto Cairoli, ministro Alfredo Baccarini[9]. Occupò alla Camera dei deputati il posto n. 173, riservato agli appartenenti alla sinistra costituzionale[4]. Nel 1877 fu membro della commissione per l'inchiesta agraria aperta da Agostino Bertani, occupandosi delle regioni Abruzzo e Puglia come commissario della circostrizione[10], e con regio decreto del 5 giugno divenne commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia[4]. L'anno seguente, su incarico del governo, partecipò come giurato nazionale all'Esposizione universale di Parigi, valutando i prodotti non alimentari della classe XLVI[11]. Come politico ed esponente della Sinistra storica, s'interessò sin da subito ai problemi affrancativi del Tavoliere delle Puglie, del credito fondiario e dei sistemi di riscatto, oltre che di far sviluppare la rete ferroviaria nel Mezzogiorno, in particolare in Abruzzo, dove potenziò anche la pastorizia[5]. Grazie al suo apporto, Roccaraso, sua città natale, poté sviluppare il turismo: fu infatti uno dei promotori della realizzazione nel 1897 della ferrovia Sulmona-Isernia che l'attraversa, e, in particolar modo, di una sua variante a cremagliera tra Pettorano sul Gizio e Rocca Pia nel 1881, prima dell'inizio dei lavori effettivi[5]. Durante quest'ultimo anno fu nel gabinetto di Agostino Depretis come segretario ai lavori pubblici; sempre nello stesso anno lui e la sua famiglia vennero riconosciuti nel titolo nobiliare di barone di Montemiglio e Varavalle, con possibilità di trasmetterlo in discendenza maschile primogenita[10]. Aveva inoltre fatto realizzare il tronco Roma-Sulmona della ferrovia Roma-Pescara, inaugurato nove anni prima, nel 1888[11]. Durante la sua vita ebbe modo di scrivere diverse opere saggistiche[11]. Nel comune roccolano ricoprì – tra gli altri – i ruoli di socio benemerito, socio perpetuo e presidente onorario nella locale società operaia di mutuo soccorso[11]. Morì a Napoli il 31 dicembre 1891, ore 3 pomeridiane, all'età di 65 anni, a causa dell'aggravarsi di una polmonite contratta tre anni prima, nel 1888, durante l'esposizione regionale tenutasi all'Aquila, dove vi aveva partecipato in qualità di presidente di commissione[5]. Dopo i funerali svoltisi nella città partenopea nel primo pomeriggio del 3 gennaio, il giorno seguente seguirono quelli nella sua città natale, dove, nell'occasione, venne trasferita la sua salma nella cripta della chiesa di San Rocco, dove giace[11]. A Sulmona gli è stata intitolata una strada del centro storico[12]. In città, 15 anni prima, nel 1876, era stato il 1º presidente del Club Alpino Italiano[4]. Matrimonio e discendenzaIl 1º marzo 1852, all'età di 26 anni, aveva sposato a Roccaraso, nella chiesa di Santa Maria Assunta, sua cugina Giacinta Angeloni (Roccaraso, 7 aprile 1830 – Roccaraso, 14 ottobre 1910), di anni 22, figlia del fratello del padre Bartolomeo Angeloni e di Teresa Trilli[11]. Dopo diversi anni trascorsi nel comune roccolano, si trasferirono a Napoli nel numero civico 26 di via Vergini[11]. La coppia ebbe tre figli e una figlia, tre dei quali nativi nel comune roccolano e l'ultimo nella città partenopea[11]:
Opere
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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