Non abbiamo documenti che attestino la data di nascita di Xanto Avelli. Certamente la giovinezza la trascorse a Rovigo e iniziò in tenera età a cimentarsi nelle botteghe dei "bochaleri" veneti. Presto dovette rimanere sensibile al fascino che proveniva dai racconti dei maestri ceramici che transitavano a Ferrara, dove pare abbia trascorso qualche anno giovanile prima di passare per una breve esperienza faentina e, si presume anche dalla lettura dei sonetti dedicati a Francesco Maria della Rovere, finalmente raggiungere, qualche anno dopo il 1516, Urbino ricca di fermenti umanistici e resa celebre dal grande Raffaello.
«Ma non ancho venuto à gli sei lustri Er'io per tal sentier, ch'a un Rover d'oro Amor mi trasse e disse hor scrivi il vero.[1]»
Si presume che all'inizio del soggiorno in Urbino avesse bottega propria ma già dal 1530 prese il via la collaborazione con Niccolò Pellipario (detto Nicola da Urbino) nella cui bottega preparava, con l'età avanzata di Nicola e a partire dal 1535, i pezzi principali dei servizi ("credenze") ordinati a Nicola. Xanto di qualche anno più giovane di Nicola da Urbino, già celebrato maestro ceramico in Urbino, condivise con lui le suggestioni della fastosa corte montefeltrina e per entrarvi con tutti gli onori, si cimentò con passione nella poesia, offrendo al duca Della Rovere dei sonetti, conservati nel fondo urbinate della biblioteca vaticana, in cui unisce aspetti della cultura del tempo a spunti autobiografici e celebrazioni cortigiane.[2] Calato nella storia a lui contemporanea dipingerà sulla maiolica i grandi eventi accaduti sulla scena politica italiana come il sacco di Roma del 1527.
Magistrale interprete del filone istoriato, Xanto riuscirà a trasferire nelle maioliche il gusto del pieno rinascimento conquistando riconoscimenti a corte e committenze prestigiose. La vasta produzione, attestata in oltre 400 opere conosciute, annovera piatti da pompa, e coppe con gli stemmi di celebri famiglie nobili del tempo. Dai Gonzaga di Mantova, ai Pucci, Michiel e i Pesaro. Nel vasto corpus di opere giunte fino a noi, e dalla mancanza di documenti, non risultano opere commissionate dai Della Rovere e questo ha suscitato perplessità negli studiosi: all'ipotesi che il materiale sia andato perduto fa da contraltare quella che vuole Francesco Maria marginalmente interessato alla ceramica per immortalarvi il suo casato e le sue gesta.[3]
Come affermano Mallet e altri studiosi[6] Xanto non si limiterà a restituire pittoricamente singoli episodi letterari o biblici ma comporrà i temi delle sue "istorie" riunendo ed elaborando più racconti, di differenti periodi storici. Nei temi trattati Xanto evidenzia riferimenti erotici, alchemici, astrologici e cosmogonici propri al neoplatonismo; tuttavia la sua apparente restituzione sincretica in un unicum visivo, sembra delineare in realtà una personale ricerca del vero che per Charles Robertson, nel notare una concordanza metodologica nei processi visuali mutuati dalle stampe dell'epoca tra, Michelangelo per la cappella Sistina e Xanto per il piatto dipinto con il "Trionfo di venere", farebbe dell'Avelli un vero e proprio "filosofo visivo".[7]
È incerta la data a cui ascrivere la sua prima esperienza urbinate e conseguentemente il successivo soggiorno a Gubbio. Per Mallet si colloca negli anni prima del 1524, e quella eugubina tra il 1524 e il 1525, mentre per Carola Fiocco e Gabriella Gherardi le rispettive date vanno posposte di due anni. Per un biennio si trasferirà presso la bottega di Maestro Giorgio Andreoli e compariranno così le prime opere lustrate, recanti la sola firma di Mastro Giorgio (per il lustro) ma anche attribuite pittoricamente, per coerenza stilistica e formale a Xanto, che fece ritorno ad Urbino prendendovi moglie (dopo il 1525 per Mallet e dopo il 1528 per Fiocco e Gherardi). Unanime il giudizio sull'influenza che ebbe la lunga collaborazione con Mastro Giorgio Andreoli feconda di una continua maturazione stilistica e formale per Xanto.
Le due studiose, sempre nel convegno del 2007 alla Wallace Collection, affrontando il problema della difficoltà di trasportare tra Gubbio e Urbino un materiale così delicato e oltretutto in quantità cospicue, prospettano la possibilità che Mastro Giorgio avesse una bottega nel territorio urbinate, e così si spiegherebbero meglio, dopo il soggiorno eugubino di Xanto, le molteplici successive lustrature apparse nell'opera dell'Avelli.[8]
Interessante la figura di Giulio da Urbino il maggior discepolo dell'Avelli che ebbe il merito di introdurre l'istoriato a Rimini e Verona. Giulio fu inserito nell'ambiente urbinate da Xanto, che aveva già conquistato notorietà a fama, e se precedentemente si attribuivano alcune opere istoriate a Xanto Avelli oggi si è arrivati alla conclusione che sono di Giulio che in realtà ne riproduceva fedelmente lo stile ed il tratto pittorico.[9] Ad un'attenta lettura critica delle opere di Giulio, s'individua infatti il cromatismo caratteristico dell'opera di Xanto; il quale per tutta la sua vita, fino alla data presunta della sua morte (c. 1542), manifesterà una più consapevole e complessa visione pittorico compositiva, caratterizzata dalla brillante lucentezza degli smalti e da un ductus fluente, dai ricercati accostamenti cromatici, anche se dopo il 1535 c. apparirà più rapido e meno dedicato ai dettagli.
Opere
Molte le opere nei più prestigiosi musei e collezioni private del mondo. Fra queste ve ne sono alcune oggetto di studio da oltre un secolo, mentre per recenti disamine sono presenti abstract e schede critiche anche sul web. Nell'elenco che segue vengono menzionate alcune delle opere più celebri.
Le morti di Piramo e Tisbe, (1528-1531). Sul retro l'iscrizione[11]: Vedi Piramo & Tisbe / i sieme allombra. / historia y.[12]
Le bagnanti, datato 6 aprile 1525, Sul retro l'iscrizione: Maitr Giorgio / da ugubio al dj 6/daprile / 1525. Scena centrale attribuita a Xanto Avelli, bordura a Francesco Urbini, lustrato a Gubbio da Mastro Giorgio Andreoli.[13]
Trionfo di Nettuno (stemma Michiel-Gritti), datato MDXXX. Sul retro l'iscrizione: M.D. XXXIII / Triumpha qui Nettǔ nelle salse onde / Su le qual gode lamorosa Stella / Ignuda frà suoi figli, e, bella / Vien coronata de fioretti,e, fronde/. Frā: Xanto. A./. da Rovigo ī/Vrbino[14]
Enea e i suoi compagni alla tomba di Polidoro, (servizio Pucci), datato 1532. Sul retro l'iscrizione:.1532. Enea da Polidor giunse / al sepolcro. / Nel III libro de l'Eneide / fra Xanto A / da Rovigo in / Urbino.[15]
«..1532 Astolpho che l'Harpie per segue e scaccia. ,Nel .XXX. canto dil Furioso d(i).M.L. Ariosto fra Xanto.A.da Rovigo, i(n) Urbino pi(nse):[25]»
È dal 1530 che si hanno le prime opere firmate da Xanto Avelli in differenti modalità: con le iniziali F R (Francesco Rovigiese), F X R e F X A R (Francesco Xanto Rovigiese) e (Francesco Xanto Avelli Rovigiese) o per esteso: Francesco Xanto Avelli da Rovigo.[26][27]
Unitamente alla firma sinteticamente descriveva sul recto della maiolica il tema dell'istoria rappresentata, annotando con “fabula” i temi mitologici, “historia” per quelli più propriamente storici, “nota”, o "virtù" (come nell'opera qui riprodotta), nei riferimenti etico-morali. A volte completava inscrivendo delle legende (non di rado in rima sintetizzando l'episodio tratto dall'Ariosto o altri autori classici) o cimentandosi in "stanze" poetiche a endecasillabi di tratto petrarchesco.[28] Tuttavia il fatto che in alcune opere abbia indifferentemente utilizzato "fabula" e "Historia" per i temi mitologici e storici, ha suggerito che nelle intenzioni di Xanto vi fosse quella di lasciare alla committenza colta la libertà di decidere a quale "riferimento" ascriverlo favorendo così l'aprirsi di un passe partout relazionale attraverso il quale far penetrare i reconditi significati dell'opera.
^Xanto in questi versi c'informa che all'età di trent'anni (sei lustri) giunse alla corte dei Della Rovere, il "Rover d'oro". In Lino Segantin, Xanto Avelli ., su ventaglio90.it. URL consultato il 01-08-2009 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2015).
^Giovanna Hendel, Xanto's Sonnets, in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pp. 57-69
^Cecil H. Clough, Serious constraints on Francesco Maria I Della Rovere as patron, in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pp. 15-23
^Charles Robertson, Xanto and Michelangelo: parallel practices in elite culture, in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pp. 152-166
^Carola Fiocco - Gabriella Gherardi, La bottega di Maestro Giorgio Andreoli e il problema dei lustri a Urbino, in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pag. 299
^Dora Thornton, Giulio da Urbino and his role as a copyst of Xanto, in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pp. 269-289
^(EN) The Deaths of Pyramus and Thisbe, su The Fitzwilliam Museum, University of Cambridge, UK. URL consultato il 22 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2016).
^Timothy Wilson, A personality to be reckoned with: some aspects of the impact of Xanto on the work of Nicola da Urbino, in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pag. 254
^Carmen Ravanelli Guidotti, A Xanto: opere inedite o poco note in Faenza - Bollettino del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza, annata XCIII, n° speciale: Atti del Convegno - Xanto: pottery-painter. Poet, Man of the Italian renaisance, Londra, Wallace Collection, 23-24 marzo, 2007, pp. 70-89
^Le risultanze della mostra dedicata a Xanto, pittore di maioliche, poeta, uomo del Rinascimento Italiano, dalla Wallace Collection e curata da J.V.G. Mallet, in Lino Segantin, Xanto Avelli ., su ventaglio90.it. URL consultato il 01-08-2009 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2015).
Bibliografia
Giovanni Conti, L'arte della maiolica in Italia, Bramante Editrice, Busto Arsizio, 1992.
Francesco Cioci, Xanto e il Duca di Urbino: Francesco Maria I della Rovere e Francesco Xanto Avelli da Rovigo, "Il Ritratto", una collana di sonetti e di maioliche, Fabbri, Milano, 1987.
J.V.G. Mallet, Xanto: Pottery-Painter, Poet, Man of the Renaissance, Paul Holberton Publisching, Londra, 2007.