Francesco Ercole
Francesco Ercole (La Spezia, 30 marzo 1884 – Gardone Riviera, 25 maggio 1945) è stato uno storico e politico italiano, ministro dell'educazione nazionale nel governo Mussolini. BiografiaLaureato in giurisprudenza nel 1907 a Parma, insegnò dal 1912 Storia del diritto italiano all'Università di Urbino. Quindi fu professore nelle università di Sassari e di Cagliari fino al 1920. Quell'anno si trasferì a Palermo, dove aderì al partito nazionalista divenendo membro del Comitato centrale. Dal 1924 al 1932 è stato Rettore della Università di Palermo[1] e ordinario di Storia moderna. Nel 1923, con lo scioglimento dell'ANI passò al PNF. Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile. Fu eletto in Sicilia deputato del partito fascista nel 1929 e nel 1934 fino al 1939, Fu nominato ministro dell'educazione nazionale nel governo Mussolini, tra il 1932 e il 1935. Nel 1934 il ministro Francesco Ercole escluse dai programmi scolastici ogni dialetto o idioma o lingua diversi dall'italiano standard avendo il regime fascista imboccato la strada del cieco nazionalismo linguistico[2]. Nel 1935 passò alla cattedra di storia moderna dell'università Sapienza di Roma e fu Presidente dell'Istituto storico italiano per l'età moderna. Fu socio dell'Accademia dei Lincei dal 18 giugno 1936. [3] Considerato uno storico delle istituzioni giuridiche e del pensiero politico medievale, studiò in particolare le problematiche riguardanti il passaggio dal comune alla signoria e la nascita del principato. Noti anche i suoi numerosi studi su Dante politico, a proposito delle cui tesi intervennero con giudizi discordanti Bruno Nardi e Giovanni Gentile. Opere principaliTra le opere si ricordano:
Note
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