Nel 1910 fu tra i fondatori, con Enrico Corradini, dell'Associazione Nazionalista Italiana e nel 1911, sempre con Corradini, del settimanale L'Idea Nazionale. Divenuto leader del movimento nazionalista[1], fu dirigente del movimento Re e Patria e nel 1913 fu eletto deputato alla Camera tra i nazionalisti anche con i voti dell'elettorato cattolico, conquistati con le sue posizioni formalmente anti-massoniche.[2] Interventista nel 1914[3], prese parte alla prima guerra mondiale come tenente di artiglieria.
Rieletto deputato nel 1919, si iscrisse al gruppo liberale e la sua azione politica fu contraddistinta da un approccio legalitario e relativamente moderato. In Parlamento si interessò spesso di politica estera, schierandosi a favore delle rivendicazioni italiane sull'Adriatico, in particolare a proposito di Fiume e della Dalmazia. Riconfermato nel 1921 nella lista nazionalista, fu Vicepresidente della Camera dal 23 marzo al 31 ottobre 1922.[4]
Dal giugno 1924 al novembre 1926 fu ministro dell'Interno[7] e poi di nuovo delle Colonie[8]. Da ministro dell'Interno si deve a lui la nomina, il 13 settembre 1926[9], a Capo della Polizia di Arturo Bocchini[10]. In seguito, si dimise da ministro dell'Interno in polemica con l'ala radicale del fascismo capeggiata da Roberto Farinacci[11].
Nel novembre 1926 tornò ministro delle Colonie, fino al dicembre 1928, incarico che lasciò perché nominato senatore del Regno.
Presidente del Senato
Divenne Presidente del Senato nel 1929, riconfermato nel 1934, fino al 1939. In tale veste pronunziò in Campidoglio il discorso commemorativo per Gabriele D'Annunzio.
Nel 1946 dichiarò a La Stampa di non aver prestato mai giuramento di fedeltà al fascismo, rimanendo fedele alla monarchia e al popolo italiano:
«Non potevo e non volevo nemmeno per un attimo immaginare che, un giorno, avesse da sorgere contrasto tra la fedeltà al Re e la fedeltà a quello che era il suo governo. In ogni caso era il primo vincolo che valeva, perché anteriore e perché assorbente. Comunque, il secondo vincolo – che sarebbe sempre stato "sub conditione" – non lo contrassi neanche "pro forma".»
(Francesco Lamendola, 25 luglio 1943, fu tradimento?[12])
Ha lasciato diari sulla vicenda da lui vissuta lungo tutto il ventennio[13]; peraltro, lo storico Renzo De Felice ricordò che l'unico personaggio storico che si rifiutò di riceverlo - tra quelli da lui interpellati per avere testimonianze dirette sul fascismo - fu proprio Federzoni[14]. Dopo aver curato la prima edizione dello scambio epistolare fra Francesco Crispi e Abele Damiani[15], nel 1942 pubblicò l'opera omnia di Alfredo Oriani alla quale seguì nel 1957 quella dell'amico e maestro Giosuè Carducci.
Nel novembre 2019 l'Archivio Storico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana ha iniziato ad esaminare il diario di 500 pagine, che apparteneva al Fondo personale di Federzoni depositato da alcuni decenni presso il MiBACT. Il padre di Federzoni l'aveva conservato a Lugano prima di affidarlo ad Angelo Giuseppe Jelmini, vescovo locale dal 1935 al 1968.[16]
Opere
Il corruttore, Bologna, Zanichelli, 1900.
Candidati all'immortalità (Prima serie), come Giulio De Frenzi, Bologna, Zanichelli, 1904.
Il sandalo d'Apelle. Note su l'arte contemporanea, come Giulio De Frenzi, Bologna, Libr. Treves di L. Beltrami Edit., 1904.
L'allegra verità, come Giulio De Frenzi, Milano, De Mohr, Antongini e C., 1905.
Il lucignolo dell'ideale, come Giulio De Frenzi, Napoli, Ricciardi, 1909.
Per l'italianità del "Gardasee", come Giulio De Frenzi, Napoli, Ricciardi, 1909.
Di alcuni libri del 1909. Note bibliografiche, come Giulio De Frenzi, con Alberto Lumbroso, Roma, Libreria editrice della Rivista di Roma, 1910.
Un eroe: Alfredo Oriani, come Giulio De Frenzi, Roma, Libreria della Rivista di Roma, 1910.
Ignacio Zuloaga, come Giulio De Frenzi, Roma, Garzoni-Provenzani, 1912.
L'Italia nell'Egeo, come Giulio De Frenzi, Roma, Garzoni-Provenzani, 1913.
L'italiano errante. Giacomo Casanova di Seingalt, come Giulio De Frenzi, Napoli, Ricciardi, 1913.
La Dalmazia che aspetta, Bologna, Zanichelli, 1915.
Popolari e nazionalisti, Bologna, La tip. nazionale, 1921.
Il Trattato di Rapallo. Con un'appendice di documenti, Bologna, Zanichelli, 1921.
Presagi alla nazione. Discorsi politici, Milano, Casa editrice Imperia del Partito nazionale fascista, 1924; Milano, Mondadori, 1925.
Paradossi di ieri, Milano, Mondadori, 1926.
Venti mesi di azione coloniale, Milano, Mondadori, 1926.
Il ritorno di Giosuè Carducci, Bologna, Zanichelli, 1932.
I problemi attuali dell'agricoltura italiana, studi raccolti e coordinati da, Bologna, Zanichelli, 1933.
A. O.. Il "Posto al sole", Bologna, Zanichelli, 1936.
Parole fasciste al Sud America, Bologna, Zanichelli, 1938.
L'ora della Dalmazia, Bologna, Zanichelli, 1941.
Esercito e impero. [9 maggio 1941], in Pagine sulla guerra alla radio, Firenze, Sansoni, 1941.
Bologna carducciana, Bologna, Cappelli, 1961.
Italia di ieri per la storia di domani, Milano, Mondadori, 1967.
1927: diario di un ministro del fascismo, Firenze, Passigli, 1993. ISBN 88-368-0261-3.
Luigi Federzoni, Canto e azione in Gabriele d'Annunzio : discorso commemorativo pronunziato in Campidoglio, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1938, p. 18, OCLC310885206. Ospitato su archive.is.
Giosuè Carducci e Luigi Federzoni, Opere, 30 voll., Bologna, Zanichelli, 1957, OCLC903395376.
«Ufficiale bombardiere, allorché le batterie del suo gruppo rimaste sul Montello non poterono più svolgere efficace azione di fuoco, volle seguire sulla sinistra del Piave il comando del XXII Corpo d'armata e con esso partecipò attivamente alla trionfale avanzata. Raggiunta volontariamente l'avanguardia della 60ª Divisione, fornì al comando del corpo d'armata le prime esaurienti e preziose notizie da Belluno redenta. Vittorio Veneto, 26 ottobre-1 novembre 1918.»
«Sotto violento fuoco nemico che spianava i camminamenti e i ripari, si recava ripetutamente da un punto d'osservazione all'altro, incurante del pericolo, calmo e sereno, rincorando gli altri con l'esempio e raccogliendo l'ammirazione di quanti lo videro all'opera durante la battaglia. Nad Bregom, 14-23 maggio 1917.»
^Sergio, Marialuisa Lucia, Federzoni e la storia della destra italiana nella prima metà del Novecento, Storia e problemi contemporanei. GIUGNO, 1999, Urbino (Pesaro Urbino): [poi] Bologna: Edizioni Quattro Venti; CLUEB, 1999.
^Alexander J. De Grand, The Italian Nationalist Association in the Period of Italian Neutrality, August 1914-May 1915, The Journal of Modern History, Vol. 43, No. 3 (Sep., 1971), pp. 394-412.
^P. G. Edwards, The Foreign Office and Fascism 1924-1929, Journal of Contemporary History, Vol. 5, No. 2 (1970), pp. 153-161.
^Giovanna Tosatti, Il prefetto e l'esercizio del potere durante il periodo fascista, Studi Storici, Anno 42, No. 4, L'Italia repubblicana negli anni Settanta (Oct. - Dec., 2001), pp. 1021-1039.
^Giuseppe Vedovato, Gli accordi italo-etiopici dell'agosto 1928, Rivista di Studi Politici Internazionali, Vol. 22, No. 4 (Ottobre-Dicembre 1955), pp. 560-634.
^Giovanna Tosatti, La repressione del dissenso politico tra l'età liberale e il fascismo. L'organizzazione della polizia, Studi Storici, Anno 38, No. 1, Per il centenario di Jacob Burckhardt (Jan. - Mar., 1997), pp. 217-255.
^Guido Leto, Ovra Fascismo-Antifascismo, Cappelli Editore, Bologna, aprile 1951, pag. 31: "La scelta fu fatta da Federzoni che l'aveva conosciuto a Bologna..."
^Per Fulco Lanchester, IL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO E LA MONARCHIA RAPPRESENTATIVA, Nomos, 3/2017, p. 8, la legge sul Gran Consiglio del fascismo "costituisce il riconoscimento formale dello status costituzionale del PNF e rappresenta anche il primo momento di tensione sostanziale del compromesso diarchico. Non è un caso infatti che proprio Luigi Federzoni, ministro prima dell'Interno dal 1924 al 1926 e poi delle Colonie sino al dicembre 1928, rappresentante dell'indirizzo nazionalista all'interno del Regime, avesse evidenziato viva preoccupazione in merito, pagando con l'emarginazione (relativa) da posti di potere sostanziale questa sua posizione".
^ Francesco Lamendola, 25 luglio 1943, fu tradimento? (PDF), su accademianuovaitalia.it. URL consultato il 2 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2019).
^Albertina Vittoria, I diari di Luigi Federzoni. Appunti per una biografia, Studi Storici, Anno 36, No. 3, Fascismo, antifascismo, democrazia. A cinquant'anni dal 25 aprile (Jul. - Sep., 1995), pp. 729-760.
^R. De Felice, Intervista sul Fascismo, Laterza, Bari, 1975, pag. 12.