Episcoporum Poloniae è una bolla di papa Paolo VI, pubblicata il 28 giugno 1972, con la quale fu rivista e regolarizzata l'organizzazione ecclesiastica nei territori settentrionali e occidentali annessi alla Polonia dopo la seconda guerra mondiale.
A causa dello spostamento dei confini, diversi territori di diocesi "straniere" vennero a trovarsi entro i confini del nuovo stato polacco:
la diocesi di Varmia (già Ermland), nella Prussia orientale, fu compresa interamente in Polonia, ad eccezione della porzione settentrionale, con la città di Kaliningrad (già Königsberg), parte dell'Unione sovietica;
la diocesi di Berlino fu divisa in due dalla linea Oder-Neisse, con quasi la metà del suo territorio rimasto in Polonia;
La Santa Sede ritenne di non intervenire in questi territori, perché, dal punto di vista formale e giuridico, in assenza di un accordo tra la Repubblica Federale di Germania e la Polonia sul nuovo confine di stato, era ancora in vigore il concordato del 1933 con il Terzo Reich e dunque erano ancora vincolanti i confini prebellici.[1]
Durante la sua visita a Roma, il 18 aprile 1951Stefan Wyszyński, arcivescovo di Gniezno e primate di Polonia, ricevette poteri speciali che gli conferivano la facoltà di nominare degli amministratori per le sedi polacche rimaste vacanti.[2]
Wyszyński nominò dunque diversi vescovi titolari per l'amministrazione dei territori di altre diocesi che si trovavano in Polonia. Questi vescovi, che ufficialmente erano ausiliari di Gniezno o di Breslavia, avevano il titolo di "delegati speciali" del primate polacco per il governo ecclesiastico di queste regioni.[3] L'Annuario pontificio del 1958 ne menziona quattro:[4][5]
Franciszek Jop, vescovo titolare di Daulia, amministratore a Opole;
Tomasz Wilczyński, vescovo titolare di Poliboto, amministratore a Olsztyn (dove era stata trasferita la sede di Varmia);
Un ulteriore passo verso la normalizzazione dell'organizzazione ecclesiastica in questi zone fu la decisione di papa Paolo VI, su suggerimento dello stesso Wyszyński e dopo il primo viaggio in Polonia dell'inviato pontificio Agostino Casaroli, di nominare formalmente, il 25 maggio 1967, degli amministratori apostolici ad nutum Sanctae Sedis, cioè direttamente subordinati alla Santa Sede, cum omnibus facultatibus, quae Episcopis residentialibus ad normam juris communis competunt, ossia con le facoltà proprie di un vescovo residenziale. [6][7]
La Ostpolitik, perseguita da Willy Brandt, cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, e in particolare il trattato di Varsavia del 7 dicembre 1970, con il quale la Germania ovest riconobbe i confini stabiliti dopo la seconda guerra mondiale, favorirono anche il riavvicinamento tra la Santa Sede e il governo polacco, e con ciò la possibilità concreta di porre fine alle amministrazioni apostoliche nei "territori dell'ovest" (Ziemie Zachodnie) e la costituzione di giurisdizioni ecclesiastiche permanenti.[8]
Contenuto della bolla
La bolla Episcoporum Poloniae eresse 4 nuove diocesi.[9]
Queste decisioni posero fine de iure alla giurisdizione dei vescovi di Berlino e di Olomouc in territorio polacco e portarono de facto alla soppressione della prelatura territoriale di Schneidemühl.
L'organizzazione diocesana della Polonia, stabilita con la bolla Episcoporum Poloniae, rimase in vigore fino alla nuova ristrutturazione sancita con la bolla Totus tuus Poloniae populus di papa Giovanni Paolo II nel 1992.
Note
^(PL) Masalski, Bulla "Episcoporum Poloniae coetus" - Geneza i konsekwencje, pp. 145-146. (PL) Maciej Wrzeszcz, Paweł VI. Szkice do portretu wielkiego papieża, Warszawa, 1982, pp. 389-391.