L'effetto apotropaico (dal greco anticoαποτρέπειν?, apotrépein, "allontanare") viene solitamente attribuito a un atto, oggetto o persona atti ad allontanare il malocchio e gli influssi maligni. Si parla ad esempio di monile apotropaico, rito apotropaico o gesto apotropaico. Nel linguaggio comune si usa il più noto aggettivo «scaramantico».
Derivante dal greco apotrepein, cioè «allontanare», rientrano nella definizione di apotropaico generalmente i simboli e gli oggetti che condividono la capacità di proteggere da qualcosa o di «tenerlo a distanza». Apotropaica era ad esempio la funzione del Lamassu, statua con un corpo di toro alato e dal volto umano che veniva posta alle porte di Babilonia.
Per simbolo apotropaico in psichiatria si intende qualunque elemento in grado di allontanare idee o pulsioni rimosse che un contesto (ad esempio del sogno) sembrerebbe al contrario far riemergere. Questo tipo di simboli e oggetti, propri del pensiero magico, si incontrano di sovente nelle fiabe e nei racconti mitologici, dove assumono spesso la medesima funzione all'interno di un sogno o un ricordo soggetto ad analisi.[5] Il significato psicologico di questo bisogno di prendere le distanze da qualcosa, in modo conscio o inconscio, si rifà a meccanismi di rimozione di eventi traumatici, o di fuga dal pericolo supposto.[6]
Si incontrano oggetti apotropaici anche in ambito filosofico: Nietzsche sosteneva, ad esempio, che il senso del pudore esiste ovunque vi sia un mistero, e che in questo caso la "funzione apotropaica" del pudore sia appunto allontanare l'"oggetto" misterioso. Gli oggetti che racchiudono un potere apotropaico vengono denominati amuleti, la cui funzione è pertanto diversa dai cosiddetti talismani, i quali hanno invece il compito di portare fortuna.[7]
Note
^Fulvio De Salvia, Un ruolo apotropaico dello scarabeo egizio, E.J. Brill, 1978.