Nata in Camerun nel 1990, si trasferisce con la famiglia a Parma all'età di 9 mesi.[1] Si avvicina al mondo del judo già da bambina, seguendo gli insegnamenti del maestro Davide Albertini.[1]
Combatte nella categoria 63 kg e fa parte del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle dal 27 novembre 2009 con il grado di finanziere scelto,[2] allenata da Felice Mariani.[3]
Il più grande successo a livello giovanile lo ottiene il 13 settembre 2009, ad Erevan, vincendo i Campionati europei juniores 2009.[4] Passata tra i seniores, il 28 febbraio 2010, al primo anno di categoria, vince la medaglia d'argento nella categoria 63 kg alla Coppa del mondo di Varsavia, perdendo in finale contro l'olandese Esther Stam, migliore risultato della squadra italiana nella manifestazione.[5]
Dopo aver vinto il 9 aprile il suo secondo titolo italiano,[6] il 23 aprile a Vienna diventa vicecampionessa europea di judo nella categoria 63 kg, perdendo solo contro l'olandese Elisabeth Willeboordse[7] già medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Pechino 2008, dopo aver battuto Gévrise Émane, campionessa mondiale nella categoria -70 kg a Rio de Janeiro nel 2007.[8]
Il 7 maggio 2012 viene ufficialmente selezionata come una dei 7 judoka che rappresenteranno l'Italia ai Giochi olimpici di Londra.[11] Il 31 luglio debutta alle Olimpiadi affrontando nei sedicesimi di finale della categoria 63 kg la judoka cineseXu Lili da cui viene sconfitta.[12] La judoka cinese vincerà successivamente la medaglia d'argento.
Al torneo olimpico di Rio 2016 è battuta dalla slovena Tina Trstenjak, numero 1 mondiale e successivamente medaglia d'oro, malgrado un combattimento molto equilibrato: piange per tre ore dopo la sconfitta perché la sua avversaria avrebbe potuto essere squalificata per un gesto vietato dal regolamento.[16]
^Argento per Gwend alla World Cup di Varsavia, su ksdkparma.it, Kyu Shin Do Kai Parma, 28 febbraio 2010. URL consultato il 24 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
^Atleta del mese Edwige Gwend, su gazzettadiparma.it, Gazzetta di Parma, 9 aprile 2010. URL consultato il 25 aprile 2010 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2012).