Diplodocus carnegii

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Diplodocus carnegii
Scheletro completo di D. carnegii, al Grant Museum of Zoology di Londra
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseSauropsida
SuperordineDinosauria
OrdineSaurischia
Sottordine† Sauropodomorpha
Infraordine† Sauropoda
Famiglia† Diplodocidae
Genere† Diplodocus
SpecieD. carnegii
Nomenclatura binomiale
† Diplodocus carnegii
Hatcher, 1901

Diplodocus carnegii (Hatcher, 1901) è una specie estinta del genere Diplodocus, nonché nuova specie tipo del genere sostituendo la specie D. longus.[1] Questa specie visse nel Giurassico superiore, circa 154-152 milioni di anni fa, all'interno della Formazione Morrison, nel Wyoming, Stati Uniti. Il nome della specie, carnegii, omaggia il Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh, museo dell'autore della scoperta della specie Jacob Wortman.[2]

Descrizione

Dimensioni delle due specie di Diplodocus: D. carnegii (in verde) e D. hallorum (in arancione) a confronto con un uomo. Ogni segmento della griglia rappresenta un metro quadro.

Oltre ad essere la specie tipo del genere Diplodocus, la specie D. carnegii è anche la specie più conosciuta e più "piccola"; le sue caratteristiche peculiari come il lungo collo, la postura quadrupede e la coda a frusta straordinariamente lunga fanno di questo animale uno dei più spettacolari dinosauri al mondo. Gli arti anteriori erano leggermente più corti rispetto agli arti posteriori, rendendolo un quadrupede obbligato e facendogli assumere una posizione sostanzialmente orizzontale. Il lungo collo e la coda, uniti alle quattro zampe colonnari facevano assomigliare il Diplodocus ad una specie di gigantesco ponte sospeso.[3] Oggi questo animale è considerato il dinosauro più lungo di cui si abbia uno scheletro completo, in quanto quasi tutti i sauropodi di grandi dimensioni sono conosciuti per lo più solamente da resti parziali.[3] Secondo le più recenti stime un D. carnegii adulto poteva raggiungere una lunghezza di circa 27 metri, un'altezza al garrese di circa 4 metri per un peso oscillante tra le 10 e le 16 tonnellate (11-17,6 ton gamma)[4]

Ricostruzione di D. carnegii con il collo orizzontale, la coda a frusta flessibile, spine cheratinose su dorso e coda e narici sul muso

Non è mai stato ritrovato un cranio di cui si sappia per certo l'appartenenza ad un Diplodocus, o in generale ad un diplodocidae, fortemente imparentato con il Diplodocus (come il Galeamopus). I teschi di diplodocide erano molto piccoli rispetto al gigantesco corpo dell'animale. Molto probabilmente il Diplodocus aveva piccoli denti a foglia, che spuntavano in avanti ed erano presenti solo nelle sezioni anteriori delle mascelle. La sua scatola cranica era molto piccola ed il collo, composto da almeno quindici vertebre, doveva essere per forza tenuto parallelo al terreno, in quanto la conformazione delle vertebre non consentiva all'animale di alzarlo al di sopra delle spalle.[5]

Come gli altri sauropodi, i piedi delle zampe anteriori del Diplodocus erano altamente modificati, con le ossa delle dita della mano disposti a ferro di cavallo, in sezione trasversale. Al Diplodocus mancavano gli artigli su tutti e quattro gli arti, ma possedeva dei grossi speroni sul lato interno di ciascuna mano degli arti anteriori. Tale sperone, in Diplodocus, è insolitamente grande rispetto ad altri sauropodi. La sua funzione è sconosciuta ma è probabile che venisse utilizzato per scavare o per difendersi dai predatori.[6]

Recenti scoperte hanno rivelato che il Diplodocus, così come la maggior parte dei diplodocidi, avesse delle piccole spine cheratinose strette e appuntite che correvano lungo tutto il collo, il dorso e forse anche la coda, molto simili a quelle delle odierne iguane.[7][8] Questo aspetto radicalmente diverso è stato incorporato in recenti ricostruzioni, in particolare nella serie di documentari di Nel mondo dei dinosauri. Non si sa esattamente quanti diplodocidi avessero questa caratteristica, o se era presente in altri sauropodi.[9]

Classificazione

Il paleontologo David Gilmore, con alcune vertebre di D. carnegii

Il Diplodocus rappresenta il genere tipo della famiglia dei Diplodocidae, inoltre dà il nome all'intera famiglia a cui appartiene. I membri di questa famiglia, al contrario di sauropodi come i titanosauridi e i brachiosauridi, presentano una corporatura più snella rispetto ad altre famiglie che invece avevano una corporatura più robusta. Tutti gli appartenenti a questa famiglia inoltre presentano lunghi colli e lunghe code e una postura orizzontale, con arti anteriori più corti degli arti posteriori. I diplocidi prosperarono per tutto il Giurassico in quelli che oggi è il Nord America e, forse, anche in Africa.

Qui di seguito è riportato un cladogramma della famiglia dei diplodocidae ad opera di Tschopp, Mateus e Benson (2015).

 Diplodocidae 

Amphicoelias altus

 Apatosaurinae 

Specie indeterminata

Apatosaurus ajax

Apatosaurus louisae

Brontosaurus excelsus

Brontosaurus yahnahpin

Brontosaurus parvus

 Diplodocinae 

Specie indeterminate

Tornieria africana

Supersaurus lourinhanensis

Supersaurus vivianae

Leinkupal laticauda

Galeamopus hayi

Diplodocus carnegii

Diplodocus hallorum

Kaatedocus siberi

Barosaurus lentus

Note

  1. ^ DOI10.7717/peerj.857
  2. ^ DOI10.2992/0097-4463-77.2.243
  3. ^ a b Lambert D., The Ultimate Dinosaur Book, DK Publishing, 1993, ISBN 0-86438-417-3.
  4. ^ Dodson, P., Behrensmeyer, A.K., Bakker, R.T., and McIntosh, J.S., Taphonomy and paleoecology of the dinosaur beds of the Jurassic Morrison Formation, in Paleobiology, vol. 6, 1980, pp. 208–232, JSTOR 240035.
  5. ^ K.A. Stevens e J.M. Parrish, Neck posture and feeding habits of two Jurassic sauropod dinosaurs, in Science, vol. 284, n. 5415, 1999, pp. 798–800, DOI:10.1126/science.284.5415.798, PMID 10221910.
  6. ^ Bonnan, M. F., The evolution of manus shape in sauropod dinosaurs: implications for functional morphology, forelimb orientation, and phylogeny, vol. 23, n. 3, Journal of Vertebrate Paleontology, 2003, pp. 595–613, DOI:10.1671/A1108.
  7. ^ Czerkas, S. A. (1993). "Discovery of dermal spines reveals a new look for sauropod dinosaurs." Geology 20, 1068–1070
  8. ^ Czerkas, S. A. (1994). "The history and interpretation of sauropod skin impressions." In Aspects of Sauropod Paleobiology (M. G. Lockley, V. F. dos Santos, C. A. Meyer, and A. P. Hunt, Eds.), Gaia No. 10. (Lisbon, Portugal).
  9. ^ Haines, T., James, J. Time of the Titans (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2013). ABC Online.

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