Giovanni Antonio Della Rovere, cugino di Giovanni Francesco della Rovere, vescovo di Torino, fu nominato primo vescovo della nuova diocesi; non ricevette mai la consacrazione episcopale, poiché aveva solo 22 anni, e dopo qualche mese rinunciò alla sede di Saluzzo a favore del fratello Sisto, di quattro anni più giovane di lui. Anche Sisto non fu mai consacrato vescovo e non raggiunse mai la sua sede, continuando a risiedere a Roma e facendosi rappresentare dal vicario Antonio Vacca, vescovo titolare di Nicomedia.[3] Il primo vescovo che risiedette a Saluzzo fu Giuliano Tornabuoni, che fece il suo solenne ingresso in diocesi il 13 luglio 1516; a lui si deve il primo sinodo diocesano, celebrato nel mese di agosto dello stesso anno, dove fu confermata e rafforzata la venerazione verso i santi patroni Chiaffredo e Costanzo.[4]
Il seminario diocesano fu istituito il 30 ottobre 1629. Nello stesso periodo il vescovo Marenco affrontò il problema dei valdesi, diffusi nelle alte vallate, con l'aiuto dei padri cappuccini. Nel 1633 trascorse parecchie settimane a Paesana nel tentativo di far ravvedere gli eretici. Il suo impegno ebbe buon esito, tanto che nel gennaio 1634 una solenne processione celebrava la ritrovata unità religiosa.
Alla fine del XVII secolo il vescovo Lepori si distinse per la sua severità. In primo luogo volle ristabilire la disciplina nelle celebrazioni liturgiche parrocchiali e riaffermare la disciplina del clero. Richiese alla Sacra Congregazione dei Riti un decreto contro il culto di Giovanni Giovenale Ancina, che era già diffuso fra il popolo. Rigorosissimi e apertamente discriminatori i suoi decreti contro gli ebrei del 1673: si vietava ai cristiani ogni familiarità con gli ebrei, al punto di dover evitare persino i medici ebrei; inoltre agli ebrei era imposto di portare sugli abiti un contrassegno ed erano esclusi dalle cariche politiche.
Dopo il 1686, quando fu revocato l'Editto di Nantes, gli ugonotti francesi trovarono rifugio nelle alte valli della diocesi e Vittorio Amedeo II, per ragioni soprattutto diplomatiche, li imprigionò nelle carceri di Saluzzo.
Durante il Settecento, si distinse il vescovo Giuseppe Filippo Porporato, che governò la Chiesa saluzzese per 40 anni, dal 1741 al 1781; nel suo lungo episcopato combatté le resistenze gallicane dei canonici della cattedrale e il giansenismo, e difese i gesuiti.
Il 9 dicembre 1798 il re si rifugiò in Sardegna e il 15 febbraio 1799 tutto il Piemonte diventava un dipartimento francese. Per Saluzzo cominciava un periodo di storia giacobina e repubblicana. Il palazzo del collegio dei gesuiti diventò sede del municipio; il vescovado fu adibito a deposito d'armi e munizioni; più tardi le stanze furono usate per balli a spese del comune. Chiese e conventi furono adibiti ad uso profano. Napoleone Bonaparte nominò sottoprefetto l'ex canonico Bressy da Marmora. Nel 1802, Bressy soppresse i conventi di San Bernardino, di San Domenico, di San Nicola, di Sant'Agostino, dei Cappuccini, dei monasteri di Santa Chiara, di Santa Maria della Stella (di Rifreddo) e dell'Annunziata.
Il 1º giugno 1803, in occasione del riordino delle diocesi piemontesi volute da Bonaparte, la diocesi di Saluzzo entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Torino e contestualmente ingrandì il proprio territorio con l'incorporazione di quello della soppressa diocesi di Pinerolo.[5] La diocesi pinerolese fu ristabilita il 17 luglio 1817 con la bolla Beati Petri di papa Pio VII; contestualmente la diocesi di Saluzzo acquisì gli attuali confini.
Nel 1849, dopo la morte del re Carlo Alberto, i vescovi subalpini, in seguito all'usurpazione dei diritti ecclesiastici da parte del governo, deliberarono di riunirsi in un congresso, che, visto l'esilio del metropolitaLuigi Fransoni, si svolse nella villa del vescovo di Saluzzo a Villanovetta e fu presieduto dal vescovo Giovanni Antonio Gianotti. Vi si trattarono i problemi della censura ecclesiastica su Bibbie e catechismi, dell'insegnamento religioso e delle scuole cattoliche, dell'anagrafe parrocchiale, della disciplina ecclesiastica e della buona stampa. Lo stesso Gianotti prese parte al concilio Vaticano I, dove fu uno dei più convinti sostenitori dell'infallibilità papale nel rispetto dell'autorità episcopale.
Nel Novecento la diocesi ha visto i lunghi episcopati di Giovanni Oberti e Egidio Luigi Lanzo, che governarono la diocesi dal 1901 al 1973, in un periodo di profondi cambiamenti sociali e culturali e di sfide pastorali e religiose. Il vescovo Lanzo, durante la seconda guerra mondiale, intervenne direttamente in momenti delicati e difficili per la liberazione di ostaggi e prigionieri, offrendo in contraccambio la sua stessa vita.[6]
Istituzioni culturali diocesane
Dal 1º settembre 2011 l'ex palazzo dei vescovi di Saluzzo, la cui forma attuale risale all'opera di risistemazione di edifici preesistenti operata dal vescovo Carlo Giuseppe Morozzo (1698-1729), ospita il museo diocesano di arte sacra, distribuito in cinque sale del piano nobile.[7]
Lo stesso palazzo accoglie anche la biblioteca diocesana, istituita con decreto vescovile del 18 settembre 2012. La biblioteca accoglie i fondi librari appartenuti al seminario diocesano, ai gesuiti di Saluzzo, che la donarono alla diocesi quando la Compagnia venne soppressa, e ad altri enti e istituzioni diocesane.[8]
Nella nuova curia vescovile, creata negli anni Ottanta del Novecento, ha sede l'archivio storico della diocesi, che è costituito dai fondi archivistici della diocesi, del capitolo della cattedrale, della confraternita del Gonfalone, che comprende un importante fondo di pergamene che datano dal 1320 al 1515, e del seminario vescovile.[9]
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Giovanni Antonio Della Rovere † (29 ottobre 1511 - agosto 1512 dimesso)
Sisto Della Rovere † (27 agosto 1512 - 1516 deceduto)[10]
Giuliano Tornabuoni † (22 marzo 1516 - 1530 dimesso)
^Savio, Saluzzo e i suoi Vescovi, pp. 137 e seguenti.
^Lettera apostolica Gravissimis causis, pubblicata in edizione latina e traduzione francese in: Bulletin des lois de l'Empire français, quarta serie, tomo terzo, pp. 58-69. A seguire la lettera esecutoria del cardinale Caprara, pp. 69-92.
^Questo vescovo è stato confuso, anche da Eubel, con l'omonimo cardinaleSisto Gara della Rovere (vedi: Savio, Saluzzo e i suoi Vescovi, p. 125; Sisto Gara della Rovere, sul Dizionario biografico degli italiani. La sua morte è documentata da un atto capitolare del 18 aprile 1516 (Savio, p. 125). Secondo Savio, la bolla di nomina riporta la data del 26 settembre 1512, mentre per Eubel quella del 27 agosto.