Il 15 dicembre 1320 il papa nominò il domenicano Henryk vescovo di Kiev e da questo momento ci fu un vescovo residente stabile nella città. L'unione del Graducato di Lituania con la Polonia nel 1386 favorì la situazione dei latini e la fondazione permanente di una diocesi di rito latino a Kiev, suffaganea dell'arcidiocesi di Leopoli.
Alla fine del Cinquecento la cattedrale di Kiev era distrutta, e il vescovo Krzysztof Kazimirski procedette a costruirne una nuova, nota nel 1619 con il titolo di San Giovanni Battista e nel 1633 con quello di Santa Caterina vergine.[4]
Nel corso del XVII secolo i vescovi Bogusław Radoszewski (1619-1633) e Aleksander Sokołowski (1636-1645) si impegnarono a fondo per l'introduzione della riforma tridentina e per combattere il calvinismo che si diffondeva nella regione. Furono chiamati in diocesi i gesuiti e furono indetti sinodi diocesani.
Il 1º settembre 1636 la diocesi di Kiev cedette una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Smolensk, che sarà soppressa nel 1818 e incorporata nell'arcidiocesi di Mahilëŭ.
La rivolta dei Cosacchi a metà del secolo e la sollevazione popolare del 1648 danneggiarono gravemente le strutture ecclesiastiche cattoliche e la maggior parte delle chiese andò distrutta. I vescovi perciò abbandonarono Kiev, che nel 1657 era stata annessa alla Russia (trattato di Andrusovo), e posero la loro residenza a Žytomyr, dove fu eretta a cattedrale la chiesa di Santa Sofia, costruita ai tempi del vescovo Samuel Jan Ożga (1723-1756).[5]
Nel 1773, in seguito alla prima spartizione della Polonia, la diocesi si trovò divisa in due. Nel 1795 ebbe fine la Confederazione polacco-lituana e a partire da questa data l'intera diocesi si venne a trovare nell'impero russo. Con la bollaMaximis undique del 16 ottobre[6]1798, papa Pio VI riorganizzò le antiche diocesi polacche ora in territorio russo.[7] La diocesi di Kiev fu smembrata: Kiev e la sua circoscrizione civile furono annesse all'arcidiocesi di Mahilëŭ, mentre la restante parte della diocesi, con sede a Žytomyr, fu unita aeque principaliter alla diocesi di Luc'k; contestualmente venne soppresso il titolo Kiovensis, sostituito da quello Zytomeriensis, e le due diocesi unite, di Luc'k e Žytomyr, furono rese suffraganee dell'arcidiocesi di Mahilëŭ.[8]
In seguito al concordato stipulato tra la Santa Sede e il governo russo nel 1847[9], il 3 agosto 1848, con la bolla Universalis Ecclesiae di papa Pio IX, furono rivisti i confini delle diocesi russe per adattarli ai governatorati imperiali. Le diocesi di Luc'k e di Žytomyr compresero rispettivamente i governatorati della Volinia e di Kiev.[10] Kiev ritornò dunque a far parte della diocesi di Žytomyr.[11]
Verso il 1910 la diocesi di Žytomyr comprendeva 8 decanati e 68 parrocchie.[12]
Al termine della prima guerra mondiale, e dopo la pace di Riga del 1921, le sedi di Luc'k e di Žytomyr si trovarono divise dal nuovo confine di Stato, la prima nella restaurata nazione polacca e la seconda nella Russia sovietica. Con la bollaVixdum Poloniae del 28 ottobre 1925, papa Pio XI sciolse l'unione fra le due diocesi. Tre decanati della diocesi di Luc'k rimasero in territorio sovietico e furono unite alla diocesi di Žytomyr.[13]
Con la nascita dell'Unione sovietica, non fu più possibile nominare un vescovo fino al 1991.
Con la fine del regime sovietico e la nascita della repubblica indipendente dell'Ucraina, i confini della diocesi di Žytomyr vennero allargati verso est, per includere tutti i territori ucraini dell'arcidiocesi di Mahilëŭ. Contestualmente la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Leopoli.[14]
Il 25 novembre 1998, a due secoli dalla sua soppressione, è stato ripristinato il titolo Kiovensis e la diocesi ha assunto il nome attuale.[15]
^Alcune fonti e testi letterari hanno la data del 17 novembre; in effetti la bolla Maximis undique pubblicata da Angelo Mercati riporta la data del decimoseptimo kalendas Novembris, ossia 16 ottobre, mentre la stessa bolla pubblicata dagli Annali delle scienze religiose nel 1841 ha la data del quintodecimo kalendas Decembris, ossia 17 novembre.
^(PL) Kumor, Granice metropolii i diecezji polskich, Archiwa, Biblioteki i Muzea Kościelne, 22, 1971, pp. 349 e 351.
^L'Annuario Pontificio del 1991 indica ancora come sede metropolitana quella di Mahilëŭ (p. 1102), mentre l'Annuario del 1993 riporta la sede di Leopoli (p. 769).
(LA) Bolla Maximis undique, in: Angelo Mercati, (a cura di) Raccolta di concordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le autorità civili, Roma, 1919, pp. 538–559 (in particolare le pp. 544–545 e 555)