Concilio di Vienne
Il concilio di Vienne (1311-1312) fu il quindicesimo concilio ecumenico della Chiesa cattolica. Contesto storicoIl contesto storico in cui si inserisce il Concilio di Vienne vede:
Alla morte di Benedetto XI, dopo un conclave di 11 mesi, venne eletto nel 1305 Bertrand de Got, già arcivescovo di Bordeaux, che prese il nome di Clemente V. Questi spostò la sua sede ad Avignone. Negli anni successivi incontrò diverse volte il re Filippo il Bello: l'incontro del novembre 1305 segna l'inizio delle pressioni del re sul papa per la convocazione di un Concilio che condannasse la memoria di Bonifacio VIII; nell'aprile 1307 il Papa si oppose decisamente ad un processo post mortem a Bonifacio, ma accettava la convocazione di un Concilio; nell'incontro di maggio-agosto 1308 il re chiese al papa la condanna dei Templari e la convocazione di un Concilio da celebrarsi in Francia. Con bolla di convocazione del Concilio, la Regnans in excelsis (datata 12 agosto 1308), Clemente V convocava il Concilio a Vienne per il 1º novembre 1310, nominava espressamente i delegati che dovevano essere presenti (235 in tutto); i non convocati e gli assenti potevano farsi rappresentare da colleghi o da altre persone idonee; inoltre il Pontefice invitava 14 re europei e l'imperatore Enrico VII. Nella bolla, il papa delinea i quattro punti del programma conciliare:
I lavori conciliari e le decisioniA causa del ritardo dei processi inquisitoriali in atto contro i Templari, l'apertura del Concilio fu spostata di un anno, al 16 ottobre 1311. All'apertura erano presenti circa 170 partecipanti, ed un terzo dell'episcopato e metà degli abati erano francesi. Tre furono le sessioni solenni del concilio. La questione dei TemplariLa soluzione dell'affaire dei Templari è certamente conciliare, ma «...radice ultima della soppressione fu la volontà assolutista di Filippo e quella acquiescente di Clemente V» (Fois). L'Ordine era sotto processo in tutti i paesi europei da diversi anni, i suoi membri rinchiusi in carcere, i beni amministrati dai re; papa Clemente V aveva però avocato a sé la sentenza definitiva sull'Ordine. La commissione conciliare incaricata del problema dei Templari esaminò i risultati dei processi contro l'Ordine svoltosi in tutti i paesi europei, e, non convinta appieno della sua colpevolezza, decise di permettere all'Ordine di difendersi. Il Papa allora, incline alla soppressione, obbligò l'assemblea conciliare a trattare di altro (la crociata e la riforma), dando così tempo a Filippo il Bello di organizzare la pressione morale attraverso una forte propaganda contro i Templari, la minaccia di un processo contro papa Bonifacio VIII, la convocazione degli Stati Generali a Lione. Atto solenne di questa pressione, fu il suo ingresso a Vienne, il 20 marzo 1312, con tutta la sua famiglia e il suo seguito. Due giorni dopo, papa Clemente V propose l'alternativa: o il processo oppure la soppressione per via amministrativa (senza condanna). I 4/5 votarono per la seconda opzione. Fu la vittoria per Filippo il Bello e la fine dei Templari. Nella sessione solenne del 3 aprile 1312 venne letta la bolla Vox in excelso. In essa il papa, dopo aver fatto la storia dell'Ordine, delle accuse, dei processi, del lavoro della commissione, ammette che dalle risultanze non si può procedere giuridicamente, ma a causa dei sospetti l'Ordine viene soppresso per via amministrativa. La questione della CrociataNella sessione del 3 aprile Clemente V annunciò anche la crociata e il re francese Filippo stesso si impegnò, entro un anno, a dare inizio alla crociata. Durante il Concilio furono fatte diverse proposte strategico-militari ed economico-commerciali in rapporto a questo problema. Il Concilio decise di:
La questione della fedeNon tutti i decreti conciliari furono letti nella terza e ultima sessione del 5 maggio 1312; tra l'altro nemmeno tutti erano completati e redatti in modo definitivo. La loro entrata in vigore era prevista con l'invio di esse alle Università. Fu Giovanni XXII ad inviarle alle Università dopo averle riviste, corrette e completate. Alla questione della fede sono da ricondursi i seguenti problemi.
La questione della riformaCirca i rapporti tra Stato e Chiesa il Concilio prese diverse misure per salvaguardare i diritti della Chiesa: scomunica riservata alla Sede Apostolica per tutti gli autori di violenze e i loro complici; privazione dei benefici agli autori delle violenze; interdetto sulle città, ecc. Per quanto riguarda i rapporti all'interno della Chiesa, il Concilio con i decreti cerca:
Altri decreti di riforma riguardano i Benedettini, le monache. Viene trovata una soluzione circa la controversia tra i Francescani Spirituali e la Comunità francescana, mediante una linea di compromesso (con la costituzione Exivi de paradiso). FontiAltri progetti
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