Concilio di Costanza

Concilio di Costanza
Concilio ecumenico delle Chiese cristiane
Jan Hus dinnanzi al concilio (dipinto di Václav Brožík)
Data1414-1418
Accettato dacattolici (XVI)
Concilio precedenteConcilio di Vienne, il Concilio di Pisa non è stato riconosciuto
Concilio successivoConcilio di Basilea, Ferrara e Firenze, il Concilio di Siena non è stato riconosciuto
Convocato daantipapa Giovanni XXIII, confermato da papa Gregorio XII
Presieduto daRe dei Romani Sigismondo
Partecipanti600
Argomentiscisma d'occidente
Documenti e pronunciamenti
Conclave del 1417
Papa Martino V
DurataDall'8 novembre all'11 novembre 1417
LuogoCattedrale di Nostra Signora a Costanza
Partecipanti23 cardinali (10 assenti) e 30 elettori aggiunti
DecanoJean Allarmet de Brogny
CamerlengoPierre de Foix
ProtodiaconoAmedeo di Saluzzo
ElettoMartino V (Oddone Colonna)
 
Targa commemorativa del Concilio di Costanza

Il concilio di Costanza, (1414-1418) è il XVI Concilio riconosciuto ecumenico dalla Chiesa cattolica, convocato a Costanza dall'antipapa Giovanni XXIII e presieduto dal re dei Romani Sigismondo per porre fine allo scisma d'Occidente. Ottenne le dimissioni di papa Gregorio XII e depose gli altri due contendenti. Fra i suoi primi atti vi fu la condanna per eresia e quindi l'esecuzione di Jan Hus. Il concilio fu inoltre l'occasione per dirimere l'annosa questione relativa al futuro della Samogizia, una regione contesa tra il Granducato di Lituania e lo Stato monastico dei Cavalieri Teutonici e che era stata terreno di scontri nella recente guerra polacco-lituano-teutonica.

Il contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Scisma d'Occidente, Conciliarismo e Concilio di Pisa.

Il contesto storico in cui si inserisce il Concilio di Costanza è quello dello Scisma d'Occidente e dello sviluppo delle idee conciliariste.

Il motivo scatenante lo scisma fu la messa in dubbio della validità dell'elezione di Urbano VI (successo a Gregorio XI) avvenuta, sotto la pressione del popolo romano, la mattina dell'8 aprile 1378. Una parte dei cardinali, ritenendo illegittima l'elezione di Urbano VI, elessero a Fondi, il 20 settembre 1378, un nuovo papa, l'antipapa Clemente VII (al secolo Roberto di Ginevra), che pose la sua residenza ad Avignone. Lo scisma divise la cristianità occidentale in due obbedienze, quella di Roma e quella di Avignone, cui si aggiunse, nel 1409, l'obbedienza pisana (Concilio di Pisa), che, nel tentativo di risolvere la grave crisi del papato, finì per aggravarla ulteriormente, perché elesse un altro papa, Alessandro V. Di fatto c'erano tre papi, ognuno con un suo seguito; cosa che, come conseguenza, divise il mondo civile e politico, gli Ordini e le Congregazioni religiose, le Università, gli stessi Santi parteggiavano chi per un papa, chi per un altro.

Di fronte all'impossibilità di riconciliare le parti, si fece strada nei teologi la teoria conciliare, già affermata, in vario modo, nel Medioevo: se un papa cade nell'eresia o nello scisma, può essere deposto da un concilio, convocato dai vescovi o da chi abbia sufficiente autorità. Questa teoria, che aveva motivato il fallimentare Concilio di Pisa, portò alla convocazione, da parte del re dei Romani Sigismondo, del Concilio di Costanza (1414-1418).

Lo svolgimento del concilio

Il Concilio di Costanza

Nel 1414 erano tre i papi regnanti: papa Gregorio XII a Roma, Benedetto XIII ad Avignone, e Giovanni XXIII a Pisa. Solo l'intervento dell'imperatore (eletto ma non ancora incoronato) poté mettere fine a questo stato di cose. Questi costrinse Giovanni XXIII a convocare un nuovo concilio in territorio tedesco, a Costanza, nel novembre 1414. Fra i presenti, si segnalano anche il grande musicista e musicologo Ugolino Urbevetano da Forlì, in rappresentanza della diocesi forlivese[1] e il Cardinale Branda Castiglioni grande amico di Sigismondo di Lussemburgo e conte della città ungherese di Veszprém nonché ideatore della ricostruzione del borgo di Castiglione Olona.

Ben presto si decise che la votazione sarebbe avvenuta per nazioni, non per individui, con grave danno degli italiani, che persero la loro superiorità numerica. Questo fatto, ed altri contrasti con l'imperatore eletto e l'assemblea, spinsero Giovanni XXIII, che pure aveva promesso di abdicare se anche gli altri due papi l'avessero fatto, a fuggire da Costanza. Anche questo concilio sembrava avviarsi verso il fallimento; solo l'energia e la volontà di Sigismondo fecero superare la crisi.

Così il concilio decise ugualmente di proseguire le sue sessioni, ed il 6 aprile 1415 approvò un testo di cinque articoli, redatti dal cardinale Francesco Zabarella, che affermavano la superiorità del concilio sul papa. È il famoso decreto Haec sancta, che tanto farà discutere storici e teologi:

«Questo santo sinodo di Costanza…, legittimamente riunito nello Spirito santo, essendo concilio generale ed espressione della Chiesa cattolica militante, riceve il proprio potere direttamente dal Cristo e che chiunque di qualunque condizione e dignità, compresa quella papale, è tenuto ad obbedirgli in ciò che riguarda la fede e l'estirpazione dello scisma.»

Giovanni XXIII venne ricondotto con la forza a Costanza, e il 29 maggio 1415 venne pronunziata la sentenza della sua deposizione per simonia, scandalo e scisma. A questo punto il papa romano Gregorio XII acconsentì ad abdicare, a condizione che prima fosse letta in seduta pubblica la bolla con la quale egli stesso convocava il concilio; i padri conciliari approvarono la lettura della bolla ed accolsero l'abdicazione di Gregorio XII. Restava il papa avignonese, Benedetto XIII, irremovibile nelle sue posizioni, ma oramai abbandonato da tutti, e deposto dal concilio nel luglio 1417 con le solite accuse di eresia, scisma e spergiuro.

Prima di procedere all'elezione del nuovo pontefice, il concilio voleva decidere la riforma della Chiesa, intesa non solo come lotta contro la mondanità della curia e l'indisciplina del clero, ma soprattutto come un cambiamento della costituzione della Chiesa, con la soppressione di buona parte della centralizzazione che si era sviluppata nei secoli XII-XIV e l'affermazione di un largo potere della base. Ma i contrasti erano forti e si raggiunse un accordo solo su pochi punti. Il 9 ottobre 1417 fu approvato il decreto Frequens che ribadiva la superiorità del concilio, stabiliva la sua convocazione periodica non oltre ogni dieci anni, e sopprimeva alcuni diritti del papato:

«La frequente celebrazione di concili generali è il modo migliore di coltivare il campo del Signore… Quindi, con questo decreto… stabiliamo, determiniamo e ordiniamo che da ora in poi i concili generali vengano celebrati in tal modo, che il primo si riunisca nel quinquennio che segue immediatamente la fine di questo concilio; il secondo nei sette anni che seguono la fine di esso; e poi di decennio in decennio, per sempre, in quei luoghi che il sommo pontefice - o in mancanza il concilio stesso - dovrà stabilire ed assegnare un mese prima della fine di ognuno di essi, con l'approvazione e il consenso del concilio.»

Così, l'11 novembre 1417, il cardinale Oddo Colonna fu eletto papa, e scelse il nome del santo del giorno della sua elezione, Martino V. Da qui alla fine (il 22 aprile 1418), il concilio sarà sotto la direzione del papa conciliare.

L'imperatore Sigismondo di Lussemburgo inviò un ringraziamento scritto ufficiale alla città di Costanza per aver fornito circa 1.500 prostitute durante lo svolgimento del Concilio.

Le principali disposizioni conciliari

Abbiamo già ricordato i due decreti Haec sancta e Frequens. Nella sessione inaugurale, il concilio si era posto il seguente obiettivo: Pacem, exaltationem et reformationem ecclesiae, ac tranquillitatem populi cristiani – La pace, l'esaltazione e la riforma della Chiesa, e la tranquillità del popolo cristiano. Era un modo diverso per affermare i consueti obiettivi conciliari: le cause unionis, reformationis, fidei.

Causa unionis

Circa la causa unionis già si è visto come si sia passati dall'abdicazione o deposizione dei tre papi all'elezione del nuovo papa Martino V.

Causa fidei

Circa la causa fidei il concilio di Costanza dovette affrontare soprattutto il problema dei teologi e riformatori John Wyclif e Jan Hus.

Per quanto riguarda John Wyclif (morto nel 1384) il concilio aveva risolto la controversia pronunciando il suo giudizio in due sessioni, il 4 maggio e il 6 luglio 1415. In esse il concilio condanna due serie di affermazioni o articoli attribuiti a Wyclif (rispettivamente di 45 e 260 articoli), condanna tutte le sue opere con l'obbligo di bruciarle pubblicamente, e dichiara il suo autore eretico e perciò ne ordina la riesumazione e la condanna al rogo.

«Il Concilio di Costanza arrivò alla decisione che Wyclif avrebbe dovuto essere riesumato anche a posteriori. Questo è, almeno dal punto di vista attuale, un'ipoteca pesante che grava sul procedere conciliare, che connette il rifiuto dell'errore con l'annientamento dell'errante, e ciò facendo non può lasciar riposare nemmeno i morti.»

Jan Hus durante il Concilio di Costanza

Nella stessa sessione del 6 luglio 1415 venne condannato anche Jan Hus, presente al concilio, con il decreto Quia teste veritate, dal quale si evince che il riformatore venne condannato come simpatizzante di Wyclif, un Wicleff redivivus. Del boemo furono condannate 30 tesi o affermazioni tratte dalle sue opere, fu dichiarato eretico, e, poiché non ritrattò, fu condannato al rogo. Questa sentenza fu applicata all'istante, il giorno stesso della sua condanna, il 6 luglio.

Un'ultima condanna pronunciata dal concilio nella causa fidei fu quella di Girolamo da Praga, che inizialmente aveva ritrattato, ma che poi ritrattò la propria ritrattazione e fu condannato al rogo il 30 maggio 1416. I padri conciliari non si preoccuparono più di tanto delle possibili conseguenze dei roghi di Costanza nell'evolversi della crisi boema e dei successivi sviluppi bellici.

Causa reformationis

Il concilio affrontò in diverse sessioni la questione della riforma della Chiesa. In particolare, nella sessione XL del 30 ottobre 1417, aveva steso un elenco di 18 questioni di riforma da affrontare e risolvere: le proposte andavano dalla composizione del collegio dei cardinali fino alle questioni della destituzione del papa e ai problemi della simonia e delle finanze. Ma, a causa dei forti contrasti interni, non tutto il pacchetto di riforme fu preso in considerazione. Queste le principali disposizioni approvate in sede conciliare:

  • furono revocate tutte le esenzioni concesse dopo il 1378;
  • non fu più ammesso distribuire i benefici ecclesiastici a persone non consacrate;
  • la riforma del clero si limitò ad un problema di abito ecclesiastico;
  • non fu ammessa la distribuzione dell'eucaristia ai laici sotto le due specie;
  • fu approvata la periodicità dei concili (Decreto Frequens);
  • furono stabilite norme per evitare nuovi scismi.

Nella sessione del 19 aprile 1418, Martino V convocò il successivo concilio a Pavia. Nell'ultima seduta del 22 aprile il Papa approvò tutti i decreti del concilio, anche quelli decisi prima della sua elezione. Più tardi, Eugenio IV nel 1446 ratificò nuovamente il concilio e tutti i suoi decreti.

Risoluzione sulla Samogizia

Alcuni problemi relativi al concilio

Dal punto di vista storico e teologico, il Concilio di Costanza solleva tutto un complesso di problemi che si riassumono attorno a due punti e sui quali gli storici sono nettamente divisi.

  • La prima discussione verte attorno alla legittimità del Concilio di Costanza, e la questione è connessa con il significato della lettura, davanti all'assemblea conciliare, della bolla di convocazione del concilio a opera di Gregorio XII (luglio 1415), papa dell'obbedienza romana, ma avvenuta 8 mesi dopo l'apertura del concilio a opera di Giovanni XXIII (XXII) (novembre 1414), papa dell'obbedienza pisana.
La storiografia passata considerava l'episodio come il riconoscimento della legittimità del papa romano Gregorio XII e della superiorità del papa sul concilio. Oggi gli storici si dividono. Il Fink, e con lui la maggioranza degli storici, difende la legittimità del concilio solo in base alla situazione di necessità in cui si trovava allora la Chiesa, visto che mai si era verificata contemporaneamente la presenza di tre papi, tutti e tre, dal loro punto di vista, legittimi. Il Fois ammette che questa situazione di necessità vale solo per la prima parte del concilio, ma non è più applicabile dopo l'elezione di Martino V. Lo storico spagnolo García Villoslada invece continua a sollevare dubbi sulla legittimità di tutto il concilio e dunque anche sulla sua "ecumenicità".
  • La seconda discussione è legata al decreto Haec sancta e al suo valore giuridico. Il problema si pone in questi termini, con questo interrogativo: il decreto ha valore dogmatico (e dunque universalmente riconosciuto) e, in linea di principio, valido ancora oggi, oppure rappresenta una misura legislativa (non dottrinale) valida solo per un caso eccezionale, ossia quello di dare la possibilità a un'assemblea conciliare di giudicare i tre papi dello scisma che rivestivano l'autorità papale senza sicura legittimità?
Storici e teologi come Hans Küng, Francis Oakley, Pichler, Gill, Hefele-Leclercq affermano che i padri conciliari vollero proporre un principio dottrinale (un dogma), interpretando in modo estensivo le tesi conciliariste medievali e canonistiche. Altri, come Jedin, Frenzen, Martina, vedono nell'Haec sancta un documento legislativo atto ad affrontare un caso eccezionale e contingente, e dunque un decreto che va letto nel suo contesto; ne è prova il fatto che, per esempio, il decreto non si pone come definizione dogmatica (mentre un analogo decreto del concilio di Basilea affermerà la superiorità del concilio sul papa come veritas fidei catholicae), ma afferma che suo scopo è la fine dello scisma e la riforma della Chiesa dagli abusi vigenti. Inoltre, affermano questi storici, se l'Haec sancta avesse avuto un valore dottrinale, avrebbero dovuto essere condannati tutti coloro che all'epoca la pensavano diversamente (tra cui lo stesso Martino V che nella bolla Inter cunctas del febbraio 1418, dunque durante lo stesso concilio, affermava che papa canonice electus… habens supremam auctoritatem in ecclesia Dei).

Collegio cardinalizio all'epoca del conclave

Presenti in conclave

Nome Paese Titolo Ruolo Nascita Concistoro Creato da
Allarmet de Brogny, Jean Jean Allarmet de Brogny Regno di Francia Cardinale vescovo di Ostia e Velletri Vice-Cancelliere di Santa Romana Chiesa; Amministratore apostolico di Arles; Decano del Collegio cardinalizio 1342 circa 12/07/1385 antipapa Clemente VII
d'Anna de Sommariva, Angelo Angelo d'Anna de Sommariva, O.S.B.Cam. Ducato di Milano Cardinale vescovo di Palestrina 1340 circa 17/12/1384 papa Urbano VI
Fernández de Frías, Pedro Pedro Fernández de Frías Regno di Castiglia e León Cardinale vescovo di Sabina; Cardinale presbitero in commendam di Santa Prassede Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano 1350 circa 23/01/1394 antipapa Clemente VII
Giordano Orsini Stato Pontificio Cardinale vescovo di Albano; Cardinale presbitero in commendam di San Lorenzo in Damaso Penitenziere Maggiore 1360/1370 12/06/1405 papa Innocenzo VII
Correr, Antonio Antonio Correr, C.R.S.G.A. Repubblica di Venezia Cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina 15/07/1359 09/05/1408 papa Gregorio XII
Antoine de Challant Contea di Savoia Cardinale presbitero di Santa Cecilia Amministratore apostolico di Tarantasia; Cardinale protopresbitero 1350 circa 09/05/1404 antipapa Benedetto XIII
Gabriele Condulmer, C.R.S.G.A. Repubblica di Venezia Cardinale presbitero di San Clemente Vescovo emerito di Siena 11/01/1383 09/05/1408 papa Gregorio XII
Dominici, Giovanni Giovanni Dominici, O.P. Repubblica di Firenze Cardinale presbitero di San Sisto Amministratore apostolico di Bova 1356/1357 09/05/1408 papa Gregorio XII
Barbarigo, Angelo Angelo Barbarigo Repubblica di Venezia Cardinale presbitero dei Santi Marcellino e Pietro; Cardinale presbitero in commendam di Santa Prassede Vescovo emerito di Verona 1350 circa 19/09/1408 papa Gregorio XII
Lando, Francesco Francesco Lando Repubblica di Venezia Cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme Patriarca emerito di Costantinopoli dei Latini 1350 circa 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Panciera, Antonio Antonio Panciera Repubblica di Venezia Cardinale presbitero di Santa Susanna Patriarca emerito di Aquileia 1350/1360 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Adimari, Alamanno Alamanno Adimari Repubblica di Firenze Cardinale presbitero di Sant'Eusebio Arcivescovo emerito di Pisa 1362 circa 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
d'Ailly, Pierre Pierre d'Ailly Regno di Francia Cardinale presbitero di San Crisogono Amministratore apostolico di Orange 1350 circa 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Brancaccio, Tommaso Tommaso Brancaccio Regno di Napoli Cardinale presbitero dei Santi Giovanni e Paolo Amministratore apostolico di Tricarico 1370/1380 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Castiglioni, Branda Branda Castiglioni Ducato di Milano Cardinale presbitero di San Clemente Amministratore apostolico di Veszprém 04/02/1350 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Fillastre, Guillaume Guillaume Fillastre Regno di Francia Cardinale presbitero di San Marco 1348 circa 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Simon de Cramaud Regno di Francia Cardinale presbitero di San Lorenzo in Lucina Amministratore apostolico di Poitiers 1345 circa 13/04/1413 antipapa Giovanni XXIII
Pierre de Foix Regno di Francia Cardinale presbitero di Santo Stefano al Monte Celio Vescovo di Lescar; Camerlengo di Santa Romana Chiesa 1386 circa 09/1414 antipapa Giovanni XXIII
Saluzzo, Amedeo di Amedeo di Saluzzo Marchesato di Saluzzo Cardinale diacono di Santa Maria Nuova Cardinale protodiacono; Camerlengo del Collegio cardinalizio 1361 circa 23/12/1383 antipapa Clemente VII
Brancaccio, Rinaldo Rinaldo Brancaccio Regno di Napoli Cardinale diacono di San Vito in Macello Martire; Cardinale diacono in commendam di Santa Maria in Trastevere Amministratore apostolico di Taranto; Arciprete della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore 1350/1360 17/12/1384 papa Urbano VI
Fieschi, Ludovico Ludovico Fieschi Repubblica di Genova Cardinale diacono di Sant'Adriano al Foro Amministratore apostolico di Carpentras 1350 circa 17/12/1384 papa Urbano VI
Oddone Colonna Stato Pontificio Cardinale diacono di San Giorgio in Velabro Arciprete della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore 25/01/1369 12/06/1405 papa Innocenzo VII
Conti, Lucido Lucido Conti Stato Pontificio Cardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin 23/10/1388 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII

Elettori aggiunti

Inghilterra

Francia

Germania

Spagna

Assenti in conclave

Nome Paese Titolo Ruolo Nascita Concistoro Creato da
Louis de Bar Regno di Francia Cardinale presbitero dei Santi XII Apostoli Amministratore apostolico di Châlons 1370/1375 21/12/1397 antipapa Benedetto XIII
Repyngdon, Philip Philip Repyngdon Regno d'Inghilterra Cardinale presbitero dei Santi Nereo e Achilleo Vescovo di Lincoln 1345 circa 19/09/1408 papa Gregorio XII
Martínez de Murillo, Juan Juan Martínez de Murillo Regno di Castiglia e León Cardinale presbitero di San Lorenzo in Damaso Abate ordinario di Montearagón 1340/1350 22/09/1408 antipapa Benedetto XIII
Urriés y Pérez Salanova, Carlos Jordán de Carlos Jordán de Urriés y Pérez Salanova Regno di Castiglia e León Cardinale presbitero di San Giorgio in Velabro 1340/1350 22/09/1408 antipapa Benedetto XIII
Carbone, Guglielmo Guglielmo Carbone Regno di Napoli Cardinale presbitero di Santa Balbina Vescovo di Chieti 1350 circa 06/06/1411 antipapa Giovanni XXIII
Morosini, Pietro Pietro Morosini Repubblica di Venezia Cardinale diacono di Santa Maria in Domnica 1370/1380 19/09/1408 papa Gregorio XII
Carrillo de Albornoz, Alfonso Alfonso Carrillo de Albornoz Regno di Castiglia e León Cardinale diacono di Sant'Eustachio Amministratore apostolico di Osma 1384 circa 22/09/1408 antipapa Benedetto XIII
Fonseca, Pedro Pedro Fonseca Regno del Portogallo Cardinale diacono di Sant'Angelo in Pescheria Amministratore apostolico di Astorga 1370/1380 14/12/1412 antipapa Benedetto XIII
Isolani, Giacomo Giacomo Isolani Signoria di Bologna Cardinale diacono di Sant'Eustachio Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma 1360 circa 13/04/1413 antipapa Giovanni XXIII

Note

Bibliografia

  • (EN) Cantor, Norman F. 1993. Civilization of the Middle Ages pp 498ff.
  • K. A. Fink, Il Concilio di Costanza, in Storia della Chiesa (diretta da H. Jedin), Jaca Book, Milano 1990, vol. V/2
  • M. Fois, Il valore ecclesiologico del decreto Haec sancta del Concilio di Costanza, in La Civiltà Cattolica 126 (1975) 138-152
  • R. García Villoslada – B. Llorca, Historia de la Iglesia Catolica, III, Madrid 1960, pp. 183–268
  • G. Martina, La Chiesa nell'età della riforma, Morcelliana, Brescia 1988, pp. 48–61
  • J. Wohlmuth, I Concili di Costanza (1414-1418) e Basilea (1431-1449) , in Storia dei concili ecumenici (a cura di G. Alberigo), Queriniana, Brescia 1990, pp. 219–239

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