Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 (Brahms)

Concerto per pianoforte e orchestra n. 1
CompositoreJohannes Brahms
TonalitàRe minore
Tipo di composizioneconcerto
Numero d'opera15
Epoca di composizione1854-58
Prima esecuzioneKonzertsaal dell'Hoftheater di Hannover, 22 gennaio 1859
Durata media45 - 50 minuti
OrganicoPianoforte solista, due flauti, due oboi, due clarinetti in Si bemolle, due fagotti, quattro corni (1 - 2 in Re, 3 - 4 in Si bemolle), due trombe in Re, timpani in Re - La e archi
Movimenti
Maestoso
Adagio
Rondò. Allegro non troppo

Il Concerto no. 1 in Re minore per pianoforte e orchestra op. 15 è una composizione giovanile di Johannes Brahms.

Composta essenzialmente fra il 1854 e il 1858 da un musicista non ancora venticinquenne, i primi abbozzi del lavoro risalgono al 1853 e probabilmente dovevano essere destinati non a un concerto bensì a una sinfonia.[1] Il concerto in Re minore va considerato peraltro come uno dei più significativi che siano stati scritti dopo quelli di Beethoven. La grandiosità dell'impianto e l'impegno costruttivo postovi dal musicista spiegano bene come alle prime esecuzioni esso sia stato accolto dal pubblico piuttosto freddamente (e anzi, a Lipsia andò incontro a un clamoroso fiasco).

Struttura e analisi

  1. Maestoso (Re minore)
  2. Adagio (Re maggiore)
  3. Rondò. Allegro non troppo (Re minore)

Il primo tempo in 6/4 assume un carattere solenne e drammatico, arricchito da toni di contenuta emozione espressiva. Il primo tema è dei più incisivi che Brahms abbia concepito, cha varia di intensità e velocità in base al tempo, mentre il pianoforte espone a sua volta due temi quasi appassionati, che nello sviluppo entrano in contrasto col tema iniziale dando luogo ad episodi di grandiosa drammaticità.

In questo secondo movimento, Adagio, Brahms mantiene lo stesso tempo in 6/4 del primo, molto calmo e sereno all'inizio, è tipico per la scrittura pianistica ad accordi pieni, instancabile nell'empito melodico: anche questo un brano che non sfigura di fronte al precedente, e dove il pianoforte colloquia romanticamente con un'orchestra rarefatta ma sempre presente con una sua decisiva funzione costruttiva. Importante è anche la parte degli oboe e dei corni che in alcune parti rispondono al pianoforte.

Il tema finale del terzo movimento è esposto dal solo pianoforte: vi si denota subito la derivazione da certe danze popolari tedesche e ungheresi, nel sincopato dell'attacco, nei ritmi puntali, nell'ascesa baldanzosa della melodia. Questo brano è costruito con mano maestra, e alterna con piacevole equilibrio i temi principali, concludendosi in una sonorità festante di re maggiore e dando all'esecutore l'agio di mettere in bella mostra le qualità più scintillanti della sua tecnica.

Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN294539122 · LCCN (ENn81063022 · BNF (FRcb13908900j (data) · J9U (ENHE987007414669305171
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