Coindo
Coindo (Ou Couindou in francoprovenzale, Ël Coindo in piemontese) è una frazione montana del comune di Condove divisa in due agglomerati di case denominati l'uno Superiore e l'altro Inferiore (Couindou damoùn e daveù). Geografia fisicaIl Coindo Superiore è situato a circa 800 m s.l.m.; sino al 1936 le due borgate han fatto parte del comune di Mocchie, poi aggregato con il comune di Frassinere a Condove[1]. La parrocchia di appartenenza è Lajetto. Le frazioni sono collocate sul versante esposto a sud della Valle di Susa e poste sulla destra idrografica del torrente Sessi. Il terreno, su cui si alternano principalmente faggeti, castagneti e pascoli, è caratterizzato da una decisa pendenza verso il fondo valle e il torrente Sessi. StoriaNon vi sono documentazioni dettagliate circa la fondazione o le origini della borgata, ma le ricerche genealogiche effettuate indicano come fosse già abitata dalle famiglie Cordola e Cinato nel XVII secolo. Le borgate sono state completamente abbandonate dai loro abitanti negli anni successivi alla seconda guerra mondiale: la borgata inferiore dal 1945 e la superiore dal 1964. Le case del borgo inferiore sono completamente in rovina e parzialmente lo sono anche al borgo superiore. EconomiaL'economia del Coindo era agro-pastorale, produceva latticini, castagne, patate, prodotti che si portavano al mercato settimanale del mercoledì a Condove trasportandoli a spalle in una gerla oppure, per chi disponeva dell'animale, a dorso d'asino o di mulo. CulturaLingue e dialettiQuando il Coindo era popolato i suoi abitanti, in massima parte, parlavano la lingua francoprovenzale[3], comune all'intera zona e più in generale alla Bassa Valle di Susa e valli adiacenti. Accanto alla lingua madre (che i locali chiamavano patois - anche "patuà" - o semplicemente moda 'd nos) venivano parlati l'italiano ed il piemontese[4]. TradizioniLe poche usanze tradizionali [5] erano soprattutto religiose e si svolgevano alla parrocchia di Lajetto: notevoli le funzioni della Settimana Santa. I suoi riti occupavano molte ore della giornata, con un particolare coinvolgimento emotivo di persone di tutte le età. I ragazzi con speciali strumenti di legno (le raganelle), potevano e dovevano fare un gran baccano, rappresentando le forze del male, mentre le campane erano legate (ferme), il giovedì e il venerdì santo. Molto attesa la benedizione pasquale delle case con particolare riguardo per le stalle e gli animali. Altri usi erano legati alle varie scadenze ed eventi della vita parrocchiale e famigliare: le feste religiose di S.Vito, patrono di Laietto, quella di Sant'Antonio abate, il 17 gennaio per la benedizione degli animali, la tradizionale festa del 2 agosto al Collombardo, battesimi, sposalizi, funerali e le feste dei coscritti [6]. Galleria d'immagini
Note
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