Il nome del genere deriva dal latinocicer ("cece") in riferimento ai suoi piccoli semi; oppure, secondo altri testi, deriva dalla parola latina Cicharba (una pianta simile descritta dal medico personale di Teodosio I, Marcello Empirico di Bordeaux nella sua opera De medicamentis).[3]
Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta dal botanico Carl Friedrich Wilhelm Wallroth (1792-1857) nella pubblicazione "Schedulae Criticae de Plantis Florae Halensis Selectis. Corollarium novum ad C. Sprengelii Floram halensem. Accedunt generum quorundam specierumque omnium definitiones novae, excursus in stirpes difficiliores. Tom. I. Phanerogamia. Halae" ( Sched. Crit. 433 ) del 1822.[4]
Habitus. Sono piante perenni che possono raggiungere e superare il metro di altezza. La forma biologica prevalente del genere è emicriptofita scaposa (H scap): ossia sono piante perennanti con gemme poste al livello del suolo con fusto allungato e poco foglioso. Sono piante abbondantemente lattiginose.[5][6][7][8][9][10]
Fusto. Il fusto nella parte bassa è semplice, mentre diventa ramoso in prossimità dell'infiorescenza. I fusti sono sempre irti di peli. La parte sotterranea è un rizoma che a volte può essere obliquo; le radici sono secondarie da rizoma.
Foglie. Le foglie basali sono in genere grandi e formano una rosetta. Lungo il caule sono disposte in modo alternato. La forma è del tipo pennatopartita con un grande lobo apicale a forma di triangolo. I margini delle foglie sono dentati.
Infiorescenza . I fiori sono ordinati in capolini terminali. L'infiorescenza è a grappolo (o pannocchia) apicale. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro generalmente campanulato formato da più squame che fanno da protezione al ricettacolo (nudo, senza pagliette) sul quale s'inseriscono i fiori di tipo ligulato; l'altro tipo di fiori, quelli tubulosi, normalmente presenti nelle Asteraceae, in questo genere sono assenti. Le squame sono disposte su due serie; quelle più esterne sono corte e formano quasi un calice.
Corolla: i petali sono 5 con la porzione inferiore saldata a tubo (la parte superiore si presenta come un prolungamento nastriforme – ligula) terminante in 5 dentelli. I fiori possono essere di vari colori: lilla, blu o violetti (qualche volta gialli).
Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi, mentre le antere sono saldate tra di loro e formano un manicotto circondante lo stilo. Le antere sono caudate e alla base sono acute. Il polline è tricolporato.[12]
Frutti. I frutti sono degli acheni fusiformi (compressi), sormontati da un pappo bianco (non è presente il becco). Il frutto esternamente possiede da una a tre nervature disposte longitudinalmente e un totale di 12 - 18 coste. Il pappo si presenta con una serie di peli capillari disposti internamente, circondati esternamente da una serie di basse ciglia.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[13], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[14] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[15]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][9]
Panorama storico
Il genereCicerbita venne creato nel 1822 ad opera del botanico Karl Friedrich Wallroth (1792-1857); questo per separare alcune specie dal genereSonchus, definito da Linneo nel 1753, in quanto i pappi dei due generi sono differenti nella forma. Per altri botanici il genere di questa scheda si avvicinava di più a quello della Lactuca e spesso la Cicerbita veniva inclusa in questo. È da aggiungere infine che per un lungo periodo di tempo al nome Cicerbita venne preferito quello di Mulgedium definito dal botanico Alexandre Henri Gabriel de Cassini nel 1824.
Filogenesi
Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Lactucinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Lactucinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "basale" vicina alla sottotribù Hyoseridinae.[9]
I caratteri più distintivi per questa sottotribù (e quindi per i suoi generi) sono:[8][10]
gli acheni spesso sono compressi con una quindicina di costolature;
alla base gli acheni sono inseriti in un piccolo e liscio anello (carpoforo);
il pappo ha una struttura omogenea;
l'origine delle specie è prevalentemente del Vecchio Mondo (Mediterraneo e Himalaya).
La struttura filogenetica della sottotribù è ancora in fase di studio e completamento. Provvisoriamente è stata suddivisa in 10 lignaggi. Il genere di questa voce appartiene al "Cicerbita lineage" consistente in due cladi fratelli: uno (Clade A) comprende la comune C. alpina Wallr., l'endemica balcanica C. pancicii Beauverd e la caucasica-turca Prenanthes petiolata (K.Koch) Sennikov (il cui nome recuperato secondo le ultime ricerche filogenetiche è C. petiolata (K.Koch) Gadnidze). L'altro clade (Clade B) è formato da due subcladi, uno (Subclade B1) rappresentato dalla specie Mycelis muralis (L.) Dumort., il secondo (Subclade B2) da alcune specie ricavate dal genere Cephalorrhynchu Boiss. (considerato tradizionalmente un sinonimo di Lactuca L.). Si calcola che i due cladi principali si siano separati 8,7 e 5 milioni di anni fa; mentre per i subcladi Mycelis e Cephalorrhynchu sono state calcolate le date di 3,3 e 3,7 milioni di anni fa.[10][16] Il nuovo lignaggio per il genere Cicerbita risulta così monofiletico ed è posizionato tra il genere Faberia e il genere Lactuca s.str.[17]
Il seguente cladogramma, tratto dallo studio citato[16] e semplificato, mostra una possibile nuova configurazione del genere Cicerbita.
__Cicerbita_lineage___
___Clade_A___
Cicerbita pancicii
Cicerbita petiolata
Cicerbita alpina
___Clade_B___
___Subclade_B1___
(Mycelis)
___Subclade_B2___
(Cephalorrhynchus)
I caratteri distintivi per le specie di questo genere sono:[8][16]
il portamento è erbaceo perenne;
l'habitat è relativo ad ambienti umidi da montani a subalpini;
gli acheni sono privi di becco oppure no;
gli acheni hanno 12 - 18 coste;
l'origine del lignaggio e delle regioni del sud est asiatico-europeo.
Nota: in base agli ultimi studi filogenetici della sottotribù Lactucinae la composizione di questo genere potrebbe assumere la seguente configurazione con sole 10 specie (tra parentesi sono indicati gli attuali nomi scientifici accettati):[10][16]
Cicerbita subplumosa (Kovalevsk.) M. Güzel & al. (Cephalorrhynchus subplumosus Kovalevsk.)
Nel gruppo dovrebbe essere compresa anche la specie Cephalorrhynchus kirpicznikovii Grossh. (sinonimo di Lactuca kirpicznikovii (Grossh.) N.Kilian & Greuter).[16]
Specie della flora italiana
Elenco delle specie presenti nella flora spontanea italiana (secondo la nuova configurazione del genere):[18]
Gli acheni sono privi del becco; i fiori sono violetti;
Cicerbita alpina Wallr. - Cicerbita violetta: l'altezza massima della pianta è di 5 - 8 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap); il tipo corologico è Orofita Europeo; l'habitat tipico sono i boschi umidi, le vallecole, i bordi dei rivi e le schiarite forestali; in Italia è una specie comune al Nord e molto rara altrove e si trova fino ad una quota di 1.000 - 1.800 ms.l.m. Nella "Flora d'Italia" questa specie è nominata Lactuca alpina (L.) A. Gray.
Gli acheni hanno il becco; i fiori sono gialli;
Cicerbita muralis (L.) Wallr. - Lattuga dei boschi: l'altezza massima della pianta è di 4 - 8 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap); il tipo corologico è Europeo - Caucasico; l'habitat tipico sono le stazioni fresche in boschi montani di latifoglie e conifere e nelle radure; in Italia è una specie comune e si trova su tutto il territorio fino ad una quota di 200 - 1.800 ms.l.m.. Nella "Flora d'Italia" questa specie è nominata Lactuca muralis (L.) Gaertn.; mentre in altre checklist si chiama Mycelis muralis (L.) Dumort..
Specie della zona alpina
Entrambe le due specie spontanee della flora italiana vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[19].
Substrato: con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili).
Zona alpina: vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province). Comunità vegetali:11 = comunità delle macro- e megaforbie terrestri; 14 = comunità forestali. Ambienti: B3 = siepi e margini dei boschi; B5 = rive, vicinanze corsi d'acqua; B6 = tagli rasi forestali, schiarite, strade forestali; D2 = bordi dei ruscelli; G2 = praterie rase dal piano collinare a quello alpino; H1 = ontaneti verdi, saliceti subalpini; I1 = boschi di conifere; I2 = boschi di latifoglie; I5 = rimboschimenti e boschi secondari.
Sinonimi
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
Agathyrsus D.Don
Eunoxis Raf.
Galathenium Nutt.
Garacium Gren. & Godr.
Kovalevskiella Kamelin
Steptorhamphus Bunge
Usi
Cucina
È soprattutto nella cucina che queste specie trovano impiego: sono parenti prossime della cicoria e della lattuga. Nelle nostre zone (Alpi orientali) è molto ricercata la specieCicerbita alpina (corre il rischio di estinzione proprio per questo motivo).
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.