Cappella di Teodolinda
La cappella di Teodolinda, nota anche come cappella Zavattari, si trova nel Duomo di Monza, a sinistra dell'abside centrale. Vi si conserva, in un'apposita teca nell'altare, la Corona ferrea, e la tomba stessa della regina longobarda. Le pareti della cappella sono decorate da un ciclo di affreschi eseguito nel XV secolo dagli Zavattari, famiglia di pittori con bottega a Milano, che costituisce il maggior esempio di ciclo pittorico dell'epoca tardo gotica lombarda. StoriaLa cappella venne eretta, insieme con la gemella di destra dedicata alla Vergine, nell'ambito della rielaborazione della testata absidale che coinvolse la fabbrica trecentesca del duomo di Monza, alla fine del XIV secolo. Non è chiaro se le pitture murali che la rivestono siano state commissionate dal duca Filippo Maria Visconti, del quale è raffigurato lo stemma con la scritta "FIRMA", oppure costituiscano il riflesso di un orientamento locale favorevole a una successione interna alla dinastia attraverso Bianca Maria Visconti, figlia naturale di Filippo Maria, andata in sposa nel 1441 a Francesco Sforza, la cui figura s'intravede in filigrana dietro le vicende della Regina longobarda. Come ha chiarito un documento notarile rinvenuto alcuni anni fa, la decorazione fu realizzata dalla famiglia Zavattari tra il 1441 circa e il 1446. "Dominus" dell'impresa fu Franceschino Zavattari, figlio del mastro vetraio Cristoforo, coadiuvato dal figlio maggiore Gregorio e da un altro figlio Giovanni (un terzo figlio, Ambrogio, di cui è nota l'attività non è menzionato). Nel 2008 è cominciato un programma di restauro dei dipinti, affidato ad Anna Lucchini e coordinato dalla Fondazione Gaiani con il sostegno del World Monument Found e della Marignoli Foundation, che si è concluso nel gennaio 2015[1]. DescrizioneL'ambiente, chiuso dalla cancellata progettata alla fine dell'Ottocento da Luca Beltrami, è coperto da una volta costolonata nelle cui vele sono dipinti gli Evangelisti. Si tratta del primo intervento decorativo della cappella, forse da riferire al momento della consacrazione dell'altare, dedicato a san Vincenzo, nel 1433. L'autore resta anonimo, e gli stessi Zavattari nell'iscrizione che firma il ciclo, ci tennero a dichiarare la loro estraneità da questa parte delle pitture. La serie delle Storie di Teodolinda si compone di 45 scene disposte su cinque registri sovrapposti che rivestono interamente le pareti. La decorazione, che avvolge anche gli stipiti, è introdotta dal grande arcone di valico verso il transetto nel quale giganteggia la figura di san Giovanni Battista, cui è dedicato il tempio, adorato dalla regina e dal marito Agilulfo. La fonte primaria è l'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, integrata dalla cronaca dello storico monzese di età viscontea Bonincontro Morigia. La cappella di Teodolinda è l'unica parte attualmente visibile di un vasto progetto di decorazione della testata absidale che coinvolgeva la cappella gemella di destra, l'abside maggiore e l'arcone trionfale della nave mediana (ora celato al di sopra della volta seicentesca). Di tale progetto fu probabilmente ideatore Franceschino Zavattari, testimoniato a Monza già nel 1420-21, legato alla potente famiglia locale dei Rabia, coadiuvato da figlio maggiore Gregorio, da un altro figlio, Giovanni, e da un aiuto esperto nella macinazione dei colori. La scena 32 è firmata collettivamente "de Zavatarijs" e datata 1444. Le sceneLa numerazione parte dall'alto a sinistra ossia da nord a sud. Le scene da 1 a 23 descrivono i preliminari e le nozze tra Teodolinda e Autari, fino alla morte del re; da 24 a 30 sono raffigurati i preliminari e le nozze tra la regina e il secondo marito Agilulfo; da 31 a 41 si narra la nascita e sviluppo del duomo, la morte di Agilulfo e quella di Teodolinda; dalla 41 alla 45 infine si narra dell'approdo sfortunato dell'imperatore Costante e del suo ritorno a Bisanzio. Il ritmo della narrazione varia da molto veloce a molto lento, sottolineando alcuni episodi storici di particolare importanza, secondo gli autori e i committenti. In particolare si contano ben 28 scene nuziali o di preparazione al matrimonio, che hanno fatto pensare a un collegamento con la vicenda di Bianca Maria Visconti e il passaggio di potere tra i Visconti e gli Sforza: l'analogia con la vicenda della regina longobarda, che scelse il nuovo re prendendolo come marito, legittimerebbe la presa di potere di Francesco Sforza per via matrimoniale nel 1441. Molti sono gli episodi di vita cortese, come i balli, i banchetti, le feste, le battute di caccia, con una preziosa descrizione di abiti, acconciature, armi ed armature, che forniscono uno straordinario spaccato della vita di corte a Milano nel XV secolo.
TecnicaLa tecnica pittorica è molto complessa e preziosa, con affresco, tempera a secco, decorazioni a rilievo, dorature in foglia e in pastiglia, come in una grande miniatura monumentale. StileAnche se in parte rappresentano fatti storici, le scene affrescate esprimono un ambiente ideale, con personaggi nei costumi di epoca viscontea contro un cielo d'oro. Lo stile di queste pitture mostra un'adesione tarda ai modi di Michelino da Besozzo, con linee eleganti e colori tenui. Grande attenzione è posta ai dettagli, mentre le figure sembrano attonite e senza peso, Il frontale dell'arco d'ingresso alla cappella e la volta sono dipinti con figure di santi ed evangelisti da un ignoto pittore del XV secolo. Al centro della cappella un altare custodisce lo scrigno della Corona ferrea, il diadema con il quale furono incoronati i re longobardi, i re d'Italia e gli imperatori del Sacro Romano Impero. Dietro l'altare e contro la parete di fondo si trova il sarcofago nel quale, nel 1308, il corpo della regina Teodolinda fu traslato dalla prima sepoltura nella originaria Basilica longobarda. Tomba di TeodolindaContro la parete di fondo della cappella è il sarcofago in cui, nel 1308, dalla sepoltura originaria nell'antica Basilica longobarda furono traslati i resti della regina Teodolinda. Una ricognizione, compiuta nel 1941, ha confermato la presenza di ossa umane, di un adulto di sesso femminile e di un giovane maschio (identificati con Teodolinda e suo figlio Adaloaldo). Furono inoltre ritrovati una punta di lancia, una cannuccia, dei piccoli chiodi d'oro, frammenti di decorazioni longobarde in oro e dei fili d'oro lamellare provenienti da tessuti decomposti. Nel sarcofago vennero trovati anche tegole di terracotta provenienti dall'antico Oraculum teolindeo e diciassette monete del XII e XIII secolo, emissioni risalenti a Corrado III, Federico Barbarossa, Enrico VI e Federico II. Gli oggetti rinvenuti sono conservati nel Museo e Tesoro del Duomo. Al centro della cappella è l'altare neogotico, disegnato nel 1888 da Luca Beltrami per volere di re Umberto I: sull'altare è posta l'arca che custodisce la storica Corona ferrea che veniva usata per l'incoronazione dei Re d'Italia. Note
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