Polygonum viviparum L. 1753 Persicaria vivivpara (L.) Ronse Decr., 1988
Nomi comuni
Serpentina
Bistorta minore
La bistorta minore (Bistorta vivipara (L.) Delarbre, 1800) è una pianta di tipo erbaceo della famiglia delle Poligonacee[1] con piccoli fiori bianchi raccolti a spiga.
Etimologia
L'epiteto specifico deriva dalla presenza dei bulbilli nella parte inferiore dell'infiorescenza (una forma di viviparità).
Questa pianta è stata studiata e documentata inizialmente dal botanico e naturalista svedese Carl von Linné (1707 – 1778) col nome di Polygonum viviparum nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
Gli inglesi chiamano questa pianta Alpine bistort; i francesi la chiamano Renouée vivipare; mentre i tedeschi la chiamano Knöllchen-Knöterich.
Descrizione
Il ciclo biologico di questa specie è perenne. L'altezza che raggiunge è circa 30 cm (massimo 60 cm). La forma biologica è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante generalmente provviste di un rizoma (parte sotterranea del fusto) che ciclicamente ad ogni successiva stagione emette nuove radici e nuovi fusti. È da segnalare comunque che è una pianta a lenta crescita (ci vogliono da 3 a 4 anni perché una pianta raggiunga la maturità).
Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto consiste in un rizoma tuberoso, contorto (o ricurvo) dal colore scuro (nero-marrone) e dalla consistenza squamosa. Diametro del rizoma : 1 –2 cm.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, a sezione cilindrica, semplice (senza ramificazioni) e poco fogliosa. È lievemente ingrossato ai nodi. Da ogni rizoma possono emergere al massimo 2 -3 fusti.
Foglie
Foglie basali: le foglie basali sono lungamente picciolate ed hanno una forma ellittico – lanceolata o anche ovale – lanceolata molto allungata, in tutti i casi la lamina è semplice (non suddivisa). La base è arrotondata, mentre l'apice è acuto; il margine può essere involuto e irregolarmente eroso. Il colore della pagina superiore è verde scuro, un po' lucido; la pagina inferiore è invece opaca e glauca. Dimensioni delle foglie basali: larghezza 0,2 – 3 cm; lunghezza 3 – 10 cm. Dimensione del picciolo : 3 – 5 cm.
Foglie cauline: le foglie lungo il fusto (poco numerose: mediamente da 2 a 4) sono brevemente picciolate o sub - sessili, sono semplici e a disposizione alterna; la lamina è strettamente lanceolata (sono molto ristrette alla base) e di dimensioni minori rispetto al quelle basali, mentre il bordo è decisamente revoluto. Alla base sono saldate da stipole (verdi alla base – rossicce all'apice), membranose, cilindriche (ma oblique nella parte terminale) e inguainanti il fusto stesso chiamate ocree (queste strutture sono tipiche di questa e altre specie del generePersicaria). Dimensione delle ocree : 6 – 8 mm. Dimensioni delle foglie cauline: larghezza 4 – 6 mm; lunghezza 70 – 80 mm.
Infiorescenza
L'infiorescenza è del tipo a spiga - racemosa terminale di colore bianco (raramente rosato). Nella parte inferiore sono presenti dei bulbilli fusiformi, scuri (violacei o bruno-rossi), mentre i fiori sono protetti da piccole brattee ovali e membranose supportate da pedicelli. I bulbilli, cadendo a terra, hanno lo scopo di facilitare la perpetuazione della pianta[2]. Dimensione del racemo: lunghezza 4 – 8 cm, spessore 1 cm; lunghezza dei pedicelli 2 – 4 mm. Dimensione dei bulbilli : 2 – 3 mm.
Fiori
La struttura dei fiori di questa specie è diversa dal “classico” fiore delle Angiorsperme in quanto il calice e la corolla non sono ben differenziati; abbiamo quindi un perigonio con diversi tepali (e non un perianzio con un calice e i suoi sepali e una corolla con i suoi petali). Questa “diversità” non sempre è chiara e ben definita, o accettata dai vari botanici, per cui in alcuni casi strutture di questo tipo si definiscono come “perianzio corollino con tepali”[3] oppure “perianzio aciclico”[4] I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, pentameri, persistenti e molto regolari nelle dimensioni.
Androceo: gli stami sono quasi sempre 8 (ma a volte anche 6) con lunghi filamenti connati alla base (mediamente sono lunghi il doppio del perigonio). Le antere alla fine della fioritura si colorano di marrone (inizialmente sono giallastre).
Fioritura: la pianta fiorisce in agosto e in settembre.
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti.
Frutti
Il frutto è un achenio uniloculare racchiuso nella parte persistente del perigonio. Il suo colore è marrone scuro ma lucido (quasi brillante). La forma è ovoidale “trigona” (a tre angoli taglienti). È da notare che in questo fiore il frutto si sviluppa raramente (questa sterilità apparente è compensata dalla presenza dei bulbilli che assumono quindi una funzione chiamata ”viviparia”)[2]; sono stati fatti anche diversi studi a questo proposito[6].Dimensione del frutto: circa 2 – 3 mm.
Distribuzione: in Italia è presente al nord e al centro, sui rilievi appenninici e alpini; è una pianta abbastanza comune. Fuori dall'Italia si trova nelle zone di alta montagna come i Carpazi, Pirenei, Caucaso e l'altopiano tibetano. Si trova comunque anche nell'America del Nord fino in Alaska.
Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i prati e pascoli d'alta quota; ma anche i margini dei boschi e pendii erbosi; o anche i megaforbieti e le zone detritiche. Si tratta comunque di una specie indifferente al substrato, questo può essere sia calcareo che siliceo, inoltre il pH del suolo preferito da questa pianta è neutro con bassi livelli nutrizionali. In genere sono preferite le nicchie umide (dove la neve si scioglie a stagione inoltrata).
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:
Formazione : comunità delle praterie rase dei piani alpini con dominanza di emicriptofite.
Classe : Elyno-Seslerietea variae ma anche alla classe : Juncetea trifidi.
Tassonomia
Variabilità
Si tratta di una specie abbastanza variabile dal punto di vista morfologico. I caratteri che maggiormente subiscono variazioni sono due: l'altezza che dipende dalle condizioni di crescita (habitat e substrato); e la forma delle foglie basali più o meno allungate (fino ad essere quasi lineari)[3].
Ibridi
Bistorta × rhaetica (Brügger) Dostál (B. officinalis × B. vivipara)
Sinonimi
L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Bistorta bulbifera Greene (1904)
Persicaria vivipara (L.) Ronse Decraene (1988)
Polygonum angustifolium D. Don (1825), non Pallas
Polygonum blancheanum Gandoger (1875)
Polygonum bracteatum Sprengel (1827)
Polygonum bulbiferum Royle ex Bab. (1841)
Polygonum fugax Piccolo
Polygonum camptostachys Gandoger (1875)
Polygonum chevrolatii Gandoger (1875)
Polygonum macounii Piccola ex Macoun
Polygonum philippei Gandoger (1882)
Polygonum viviparum L. (1753)
Polygonum viviparum L. var. alpinum Wahlenb.
Polygonum viviparum L. var. macounii (Small ex Macoun) Hulten
Specie simili
Persicaria bistortoides (Pursh) H. Hinds (ex Polygonum bistortoides (Pursh) Small) : si differenzia per l'infiorescenza che è più stretta e nella parte inferiore non sono presenti i bulbilli. Non si trova spontaneamente in Italia.
Bistorta officinalis Delarbre – Bistorta: sul territorio italiano il “Poligono viviparo” può essere confuso con questa specie anche se l'infiorescenza è più corposa e di colore decisamente rosato; mentre le foglie sono mediamente più larghe (lanceolate a carattere tormentoso). Anche questa pianta è priva di bulbilli.
Usi
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
Secondo la medicina popolare questa pianta ha delle proprietà astringenti (limita la secrezione dei liquidi) e stiptiche. Si usa per il mal di gola e in casi di ulcera.
Cucina
Dal punto di vista alimentare si usano i semi (sono ottimi se torrefatti), le radici e le foglie (hanno un piacevole sapore aspro quando sono cotte); ma le piante di questo genere possono anche contenere minime quantità di acido ossalico (sostanza nociva) per cui è meglio usarle con prudenza[7]. I fusti sotterranei se sfarinati sono utili per fare del pane (usanza dei “Samojedi”, piccolo popoli del nord ed estremo oriente russo)[4].
Giardinaggio
Nonostante vegeti a quote alte il “Poligono viviparo” è una pianta delicata in quanto teme temperature inferiori ai 15 °C; per cui nella stagione fredda è bene proteggerlo se coltivato all'aperto. La posizione deve essere mediamente soleggiata e anche l'annaffiatura deve essere equilibrata. Ogni tanto è necessario arricchire il terreno con stallatico (specialmente in primavera quando si sviluppano i nuovi fiori). Essendo lo sviluppo sotterraneo non molto esteso, queste piante si possono coltivare anche in vaso.