L'area fu abitata fin dal Neolitico per la presenza sul territorio di numerosi nuraghi, di cui uno si trova nel centro dell'abitato attuale.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria del Gerrei. Alla caduta del giudicato (1258) passò sotto il dominio pisano, e dal 1324, in seguito alla conquista aragonese della Sardegna, sotto quello aragonese. Nel 1681 fu incorporato nella contea di Villasalto, feudo della famiglia Zatrillas, e un ventennio più tardi nel marchesato di Villaclara, feudo prima degli Zatrillas e poi (dal 1816) dei Vivaldi Pasqua. Restò feudo di quest'ultima famiglia fino al 1839, quando, con la soppressione del sistema feudale, venne ad essi riscattato per diventare un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Armungia sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 2 gennaio 1993.[5][6]
Lo stemma comunale raffigura, su sfondo azzurro, un nuraghe d'oro, accostato da due pali di nero, infissi in una pianura di verde e accollati da due piante di vite, pampinose di verde, fruttata ognuna di due grappoli d'uva di porpora; al capo d'oro, all'aquila di nero, nascente dalla partizione, coronata all'antica, con tre punte visibli.
il nuraghe Armungia, situato nella piazza principale del paese, vicino al Museo Civico, risale, secondo l'archeologo Giovanni Lilliu, all'età del bronzo medio, 1500 - 1400 a.C. circa. La sua struttura è costituita da un'unica torre a forma tronco-conica. Come materiale di costruzione sono state utilizzate delle pietre di origine scistosa, dalle dimensioni decrescenti man mano che si va verso l'alto. Sulla sommità dell'edificio troviamo una falsa volta cupoliforme con un'apertura superiore di circa due metri.
Il nuraghe Armungia costituisce, assieme al museo etnografico Sa Domu de is Ainas, alla casa natale di Emilio Lussu e alla "Bottega del fabbro", il sistema museale del paese.
^Sigla provvisoria definita dal Consiglio di Stato con parere n° 1264 del 30 maggio 2017, in attesa di recepimento nella tabella allegata al Regolamento del codice della strada
^abDato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024.
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 5 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).