Rappresentante un gancio per la caccia al lupo[3][4], come già suggerisce il nome, tale simbolo era occasionalmente riprodotto dal tardo medioevo sui cippi delimitanti le zone boschive. È possibile potesse fungere anche da talismano contro gli attacchi di questo animale.
Tale simbolo fu adottato sin dai primi tempi dal nazismo, sebbene poi soppiantato dalla svastica, e in seguito da numerose unità militari della Germania nazista[2].
A differenza della runa Eihwaz, non erano noti esemplari prima del XV secolo fino al 2009, quando gli scavi archeologici nelle rovine di Falkenburg nel Detmold rinvennero 23 esemplari datati al XIII secolo[5][6] usati come simboli delle corporazioni di scarpellini/tagliapietre[7].
Successivamente, nel 2014, negli scavi di Villa Arnesburg, sito carolingio a Lich, in Assia, fu rinvenuto un Wolfsangel del VIII secolo[8] usato per la caccia al lupo, nascosto in un pezzo di carne, quale esca[3].
Ne è attestata la sua adozione in una rivolta popolare del XV secolo contro la nobiltà tedesca e i relativi mercenari; successivamente fu usato per simboleggiare libertà e indipendenza[9], nonché come simbolo di "foresta", sui cippi per i confini rurali e sulle uniforme dei forestali: nel 1616 in un trattato sui confini tra il Langraviato d'Assia-Kassel e il Ducato di Brunswick-Lüneburg tale simbolo sui cippi di confine fu chiamato Wulffsangel. In un documento del 1792 riguardo alle uniformi, la guardia forestale capo Adolf Friedrich von Stralenheim suggerì l'aggiunta di un simbolo simile al Wolfsangel, che chiamò Forstzeichen ("marchio di foresta"). A breve, il Wolfsangel fu utilizzato sui bottoni e sui cappelli delle guardie forestali di Hannover e per i guardiacaccia a Brunswick.[10].
Dal XX secolo
Con l'approfondirsi dell'interesse patriottico per il folklore tedesco tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, iniziò col movimento völkisch uno studio e recupero delle antiche tradizioni, che con esponenti come Guido von List, si orientò verso diversi aspetti esoterici. Quest'ultimo autore nel 1906 pubblicò Das Geheimnis der Runen ("il segreto delle rune"), il quale introduceva un alfabeto runico esoterico di propria ideazione (l'Armanen Futharkh), tra cui la runa Gibor, traslitterata come "G", derivata dalla runa Fuþark anticoEihwaz e graficamente ancor più simile al Wolfsangel.
In questo periodo il simbolo Wolfsangel fu "riscoperto" nell'ambito ariosofico e, come accadde con le rune incluse nell'Armanen Futharkh, ricondotto alla mitologia germanica, per ottenere una certa popolarità in Germania causa alla grande diffusione del romanzo Der Wehrwolf di Hermann Löns, edito nel 1910, dove il protagonista lo adottava come simbolo personale.
Come accade con il sole nero e altri simboli adottati dal Terzo Reich, il simbolo Wolfsangel presenta una immediata associazione con il nazismo, a tal punto che in alcuni paesi il suo utilizzo è vietato o regolamentato[12][13].
Al termine della seconda guerra mondiale, il simbolo è stato utilizzato dalle seguenti organizzazioni neonaziste:
Wiking-Jugend ("gioventù vichinga"), fondata nel 1952, bandita nel 1994
sezione Junge Front (JF) del Volkssozialistische Bewegung Deutschlands (VSBD), fondata nel 1971 e bandita nel 1982
Aktion Nationale Sozialisten / Nationale Aktivisten (ANS/NA), fondata nel 1977, bandita nel 1983, riemersa come Nationale Sammlung, bandita nel 1989
^Gerhard Große Löscher: Die Wolfsangel als Forst- und Jagdzeichen in Niedersachsen. In: Jürgen Delfs u. a.: Jagd in der Lüneburger Heide. Beiträge zur Jagdgeschichte. Celle 2006, ISBN 3-925902-59-7, 238–239
^ Chris McNa, Hitler's Elite: The SS 1939-45, Oxford - New York, Osprey Publishing, 2013, p. 85.
^L'uso di simboli di organizzazioni che sono state bandite in Germania potrebbe essere illegale in Austria, Brasile, Francia, Lettonia, Lituania, Indonesia, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Ucraina e Ungheria, a seconda del contesto.