Sempre nel 2018 è diventato socio dell’associazione italiana per la promozione della musica contemporanea Nuova Consonanza.
Oltre all'attività di compositore, ha insegnato teoria dell’armonia e analisi al conservatorio “Carlo Gesualdo da Venosa” di Potenza.[2]
La musica scritta fino al 2017 è edita dalle Edizioni Suvini Zerboni - SugarMusic S.p.A.
Dal 2018 i suoi lavori sono pubblicati da Casa Ricordi - Universal Music Publishing.
Profilo artistico
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Esordisce nel 2010 alla 54ª edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea alla Biennale di Venezia, dove gli viene assegnato il Leone d’Argento per la creatività. Tre anni dopo, nel giugno 2013, per la stagione dell’Ircam Manifeste a Parigi presenta “Tentative d’epuisement". L'opera presenta lo sperimentarsi di elementi musicali eterogei e tra loro indipendenti che si susseguono tra loro.
Nell'ottobre 2013, alla Biennale di Venezia, presenta la sua prima opera da camera “L’arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento”, su libretto scritto da Giuliano Compagno e tratto da un testo di George Perec del 1968.
A questa prima esperienza di teatro musicale fanno seguito altre 3 opere, commissionate e messe in scena con diverse produzioni, scritte sempre in collaborazione con lo scrittore Giuliano Compagno: “Ehi Giò - Vivere e sentire del grande Rossini”,[5]“Le leggi della stupidità umana”, tratto dal saggio di Carlo M. Cipolla[6] e “Un romano a Marte”, liberamente tratto dal lavoro del 1954 "Un marziano Roma" di Ennio Flaiano.
Il teatro musicale di Montalti si basa su ironia e leggerezza; il suo è un tipo di teatro astratto, distante dalle sonorità del naturalismo e dalla struttura tradizionale. Gli ultimi lavori sono infatti tutti caratterizzati da uno schema ordinato e meticoloso che porta ad uno sviluppo musicale/narrativo di tipo ricorsivo e non lineare; l'intenzione del compositore è quella di suscitare nello spettatore contrastanti stati d’animo.
La caratteristica di Montalti risiede nel creare composizioni in cui la ripetizione, la sintesi e le brevi evoluzioni si fondono in maniera equilibrata in una partitura che si sviluppa in “un grande meccanismo che non guarda al minimalismo (spesso associato ad alcuni compositori e a linguaggi armonici), ma piuttosto al piccolo e al particolare…”.
Montalti rispetta la tradizione senza esserne ostaggio, “… un musicista dinamico e curioso, devoto alla sperimentazione di George Aperghis, attentissimo a scegliersi sempre ogni volta intercessori di qualità come Perec e Rossini, Carlo Maria Cipolla e Ennio Flaiano e in grado di costellare di un’ironia sottile la sua scrittura sofisticata.”[7]
Nel 2010, nell’ambito de La Biennale di Venezia – 54º Festival Internazionale di Musica Contemporanea, gli è stato conferito il Leone d’Argento per la Creatività.[1]