Villa Augustea di Somma Vesuviana
La cosiddetta Villa Augustea di Somma Vesuviana è un complesso di strutture di epoca romana sito in località Starza della Regina. L'attribuzione è dovuta alla possibilità concreta che possa trattarsi di una proprietà della famiglia dell'imperatore Ottaviano Augusto, originario della zona e morto secondo le fonti antiche nei dintorni di Nola che dista 10 km in linea d'aria da Starza della Regina.[1][2] DescrizioneIl sito si colloca alle pendici nord-orientali del Somma-Vesuvio. Si tratta di un enorme complesso di strutture romane risalenti per lo più al II secolo e sommerso da eruzioni vulcaniche. L’impianto era, in origine, articolato per terrazze e si sviluppa con un allineamento N-S lungo le pendici del Somma-Vesuvio in un contesto paesaggistico e ambientale particolarmente favorevole. Il nucleo centrale risale al tardo I sec d.C., anche se la villa sicuramente esisteva già, come attestano alcuni elementi risalenti a prima del 79 d.C. Recenti scoperte attestano che fu restaurata o ricostruita dopo i danni dell’eruzione del 79 d.C., che distrusse le città costiere danneggiando solo parzialmente quelle dell’entroterra. Così per alcune centinaia di anni la villa fu un impianto produttivo a destinazione domestica fino a cadere in disuso con la fine dell’Impero Romano. Già da tempo oggetto di spoliazione, durante l’ultima fase di vita, la villa era stata più volte trasformata e probabilmente restavano in uso solo alcuni ambienti sotto forma di impianto produttivo. A seguito dell’eruzione sub-pliniana detta ‘di Costantinopoli’ del 472, la villa fu distrutta quando prima scosse sismiche preannunciarono l’eruzione, poi sabbie e lapilli si depositarono sulle rovine ed infine correnti piroclastiche e colate di fango sommersero le strutture per metà della loro altezza. Per decine di anni un sottile strato si è accumulato sul nuovo piano di calpestio, le strutture emergenti sono state erose (la statua della peplofora rinvenuta nel luogo originario risulta erosa per metà della sua altezza e segna il livello preciso del terreno) fin quando nel 512 una nuova eruzione ha ricoperto quanto restava. I lavori di scavo sono tuttora in corso dal 2002 ad opera dell’Università di Tokyo su progetto di A. De Simone. Quanto portato in luce finora, circa 2000 m², è solo una parte dell’intero monumento, le cui strutture si sviluppano in ogni direzione oltre il limite indagato. RepertiIl principale spazio espositivo dei reperti rinvenuti è il Museo archeologico di Nola. Note
Bibliografia
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