Verderio Inferiore
Verderio Inferiore (Verdé de Sot in dialetto brianzolo[5]) è il quartiere meridionale del comune di Verderio della provincia di Lecco, in Lombardia. Ad eccezione del periodo napoleonico e di quello post-risorgimentale, fu un comune a sé stante fino al 4 febbraio 2014; confinava con i comuni di Aicurzio (MB), Bernareggio (MB), Cornate d'Adda (MB), Robbiate, Ronco Briantino (MB), Sulbiate (MB) e Verderio Superiore. StoriaSimboliLo stemma e il gonfalone di Verderio Inferiore erano stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 28 giugno 2008.[6] «Di rosso, alle due spade decussate, con le punte all'insù, di argento, guarnite d'oro, la spada in banda attraversante; al capo interzato in palo, di verde, di azzurro, di verde, il palo di azzurro caricato dalla stella di cinque raggi, d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.» Il gonfalone era un drappo di bianco con la bordatura di azzurro. Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religiose
Architetture civiliSocietàEvoluzione demografica
Abitanti censiti[13] Etnie e minoranze straniereGli stranieri residenti nell'ex comune sono 205, ovvero il 6,9% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[14]: Amministrazione
EconomiaVerderio Inferiore fa parte dell'altopiano asciutto milanese, caratterizzato dalla scarsità di acque superficiali. Fa eccezione il comparto irriguo della cascina Bergamina, una singolare isola produttiva che ha preso vita dalla derivazione delle acque dal lago di Sartirana ottenuta con la Roggia Annoni, attivata dagli omonimi proprietari. Per il resto l'agricoltura "asciutta" era prevalentemente fondata sulla rotazione cerealicola granoturco-frumento, integrata dalla gelsibachicoltura: questa coltura conobbe un forte sviluppo tra il 1700 e il 1800, anche a seguito delle riforme teresiane, per stabilizzarsi su un'elevata produttività per un lungo periodo. Nel Catasto Cessato del 1858 si censivano a Verderio Inferiore ben 8724 gelsi; il paesaggio rimase fittamente punteggiato di gelsi fino ai primi anni cinquanta del Novecento, quando si ebbe un drastico crollo di tale coltivazione. In questa fase si vendono i grandi possedimenti terrieri alle famiglie che fino ad allora li avevano coltivati in un rapporto di piccola affittanza con contratti misti vessatori (mezzadria per i bozzoli e affitto in denaro per il fondo e la casa, più una serie di "appendizi" di sopravvivenza feudale). Si sancisce così in modo palese e definitivo la marginalità dell'apporto dell'agricoltura al reddito delle famiglie, mentre prende il via una nuova formazione insediativa incentrata sul tipo a villetta, cui si aggiungono in seguito alcune palazzine condominiali e, a partire dagli anni settanta, una zona industriale. Fino a quell'epoca, l'insediamento aveva comunque mantenuto un aspetto prevalentemente agricolo, nonostante già da tempo molti abitanti lavorassero nell'industria e nell'edilizia: di tale origine restano le grandi corti plurifamiliari del nucleo storico e alcune cascine (Brugarola, Bergamina, Canova, Fornacetta, Bice). Le corti sono tuttora denominate secondo il dialetto locale: Curt di Scarsétt, di Ciòni, di Tulétt, di Uperarj, di Fàt, di Magnòn, di Masirö, Curt Növa, Palàss (già Villa Annoni), de la Palassina, di Stalétt, di Scupèj e, distaccata, la Curt di Feré. Allo stesso modo, esistono ancora alcune delle ville appartenute ai proprietari terrieri nobiliari e borghesi: la Ville Annoni, la Villa Gallavresi, la Villa De Angelis e la residenza Gnecchi-Rusconi alla Bergamina. Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
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