Figlio di un legnaiuolo, si formò in un ambito artigianale, nelle botteghe di intagliatori delle Madonie[1] e forse a Palermo.
Il padre Giovan Tommaso Pintorno da Geraci è "maestro di legname", la madre Antonia Buongiorno appartiene a nobile casato. Il giovane Giovan Francesco cresce in una famiglia numerosissima costituita da 16 figli, la pianificazione di un matrimonio combinato condiziona le sue scelte e trova nella vocazione religiosa la ragione di vita.[2]
Entrò come laico nell'ordine dei Frati minori osservanti riformati nel 1623, prendendo il nome di Umile, ed iniziò un'attività di scultore in legno specializzandosi nei crocefissi policromi.
Nel novembre 1623 il flagello della peste nera[1] imperversa nell'isola in due ondate d'epidemie successive diffuse nel (1624–1626), (1629–1631) e miete numerose vittime. Fu proprio lo scontro con la dura realtà della malattia e della morte a determinare in modo decisivo il grande realismo delle sue sculture.
La presenza di scultori in legno tra i francescani, sia prima che dopo fra' Umile, indica un'attività di scuola artistica all'interno dell'ordine in cui Giovan Francesco abbia potuto completare la propria preparazione artistica.[senza fonte]
La vena artistica sviluppata nella bottega paterna, maturata a Palermo, successivamente consolidata nell'ambito di una produzione permeata dallo stile di artisti a lui territorialmente e ecclesiasticamente noti: i Li Volsi di Nicosia famiglia di scultori statuari, i Ferraro di Giuliana famiglia di grandiosi decoratori a stucco, i Lo Cascio famiglia di intagliatori di Giuliana e Chiusa Sclafani, i Gagini famosissima famiglia di scultori e marmorari rinascimentali della corrente lombardo-ticinese-siciliana, il milanese gesuita Gian Paolo Taurino abile scultore in legno.
La sua biografia risulta piuttosto oscura, anche a causa di una tradizione ricca di aneddoti miracolistici tramandata da scrittori francescani, desiderosi di far apparire la sua opera come frutto di un dono divino.[1]
Realizzò le sue opere vagando per tutta la Sicilia, seguendo le numerose commissioni che gli arrivavano. Negli ultimi anni, forse malato, si fermò a Palermo nel convento di Sant'Antonio dove formò una scuola con numerosi discepoli.
Personalità ascetica e penitenziale, la sua opera si caratterizza per uno stile personale di grande drammaticità che enfatizza la sofferenza ed il dolore e che ebbero una grande fortuna nella Sicilia del XVII secolo. Il forte espressionismo del volto, l'enfasi dato alle ferite, ai lividi ed al sangue, richiamano opere nordiche,[3] ma sono perfettamente inserite nelle direttive culturali della Controriforma, nei temi iconografici prediletti dai francescani fin dal Medioevo, e nella cultura spagnoleggiante della Sicilia seicentesca.[1]
Nella sua opera ripete incessantemente l'unico modello iconografico del Cristo morto in croce, dalle prime opere (Petralia Soprana) fino a quelle ultime della maturità (Collesano, Milazzo, Bisignano) che rappresentano una figura slanciata e smaterializzata (Chiesa di San Giuseppe e convento di sant'Antonino a Palermo).[1]
Una trentina di opere sono certe, altrettante attribuite e molte quelle riferibili alla sua scuola. Secondo la tradizione orale popolare assommerebbero a 33 i Crocifissi realizzati, ipotesi sostenuta da un presunto voto o fioretto attribuito al Frate scultore itinerante. È pure vero che per abilità, competenza, piena dedizione, dalla commissione alla realizzazione e consegna di alcuni capolavori, trascorre un arco temporale di appena dieci giorni.
Nella sua produzione compaiono anche alcuni rari Ecce Homo (Mesoraca, Dipignano e Calvaruso) o Cristo alla colonna (Militello in Val di Catania) con gli stessi caratteri dei crocefissi. Unico esempio di Santo scolpito nel 1642 dal Pintorno fu il simulacro di san Calogero eremita a Petralia Sottana venerato come patrono del paese.
1636, Crocifisso, scultura in legno d'ulivo, custodito nel santuario francescano di Sant'Antonio di Polla
1637,Crocifisso, scultura lignea, opera firmata, custodito nel santuario di Sant'Umile di Bisignano
1637-1638, Crocifisso, scultura lignea, databile alla costruzione del convento, custodito nella chiesa di Santa Maria di Gesù del convento dei frati minori riformati di Caltavuturo[5]
XVII secolo, Crocifisso, scultura lignea, custodito nella chiesa di San Bonaventura annessa al convento dell'Ordine dei frati minori osservanti di Caltagirone[5]
XVII secolo, Crocifisso, scultura lignea, custodito nella basilica di Santa Maria di Randazzo[5]
XVII secolo, Crocifisso, scultura lignea, custodito nella chiesa di Santa Maria degli Angeli del convento dell'Ordine dei frati minori riformati di Salemi[5]
XVII secolo, Crocifisso, scultura lignea, custodito nella chiesa Maria Santissima Assunta di San Fratello
1638, Crocifisso, scultura in legno di tiglio, opera della piena maturità artistica destinata inizialmente al convento di Sant'Antonio di Padova o Sant'Antonino di Palermo, custodito nella chiesa della Madonna del Carmelo di Cerami[5]
1639, Crocifisso, scultura lignea, opera della maturità, custodito nella chiesa di Santa Maria di Gesù di Naro[5]
1635, Crocifisso, scultura lignea, opera autografa realizzata nel convento di Sant'Antonino di Palermo, dopo vari eventi fra Sicilia e Spagna, custodita nella chiesa del monastero della Purissima Concezione Vittoria di Tortosa,[8] in Spagna
1622-1633, Ecce Homo, scultura lignea, custodito nella chiesa del convento di Santa Maria delle Grazie di Dipignano.
1627, Ecce Homo, scultura lignea, busto scolpito per Frate Eufemio, predicatore in Sicilia al tempo del terremoto che ha colpito anche la Basilicata noto come "Tsunami del Gargano e terremoto di San Severo del 1627", custodito nella chiesa di San Francesco di Miglionico.
1632, San Calogero eremita, statua in legno d'olmo del santo taumaturgo con i suoi tradizionali attributi custodita nella chiesa di San Giovanni Battista in Petralia Sottana. La statua, come altre opere del frate, è assai venerata poiché è il patrono di Petralia Sottana.
XVII secolo, Pulpito, manufatto scultoreo, commissionato per la chiesa di Sant'Anna dell'abolito convento dell'Ordine dei frati minori riformati, dal 1870 trasferito nella chiesa di San Niccolò, dove una lapide ne attesta l'opera in Trapani[5]
^abcd Simonetta La Barbera, Iconografia del cristo in croce nell'opera di uno scultore francescano della Controriforma, in Francescanesimo e cultura in Sicilia, 1982.
^Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale: il secolo d'oro, 2002, Donzelli Editore, ISBN 88-7989-720-9, p. 186.
^Secondo uno scrittore poco posteriore, Innocenzo era allievo di Umile: Pietro Tognoletto, Paradiso serafico del Regno di Sicilia, Palermo, 1687, pp. 246 e 309.
Crocifisso di Fra Umile da Petralia, su lavocedelsanto.splinder.com, 14 giugno 2008. URL consultato il 17 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2010).