Tram ATM serie 4500 (1984)
La vettura tranviaria 4500II dell'ATM di Milano era una vettura articolata sperimentale a pianale ribassato, ottenuta dall'unione di due vetture serie 1500. StoriaNella prima metà degli anni ottanta, l'UNIFER promosse l'istituzione di una commissione di studio sulla nuova tecnologia del tram a pianale ribassato (TPR), allo scopo di definire degli standard costruttivi per le aziende del settore. La commissione definì un modello di vettura articolata a due casse, di rodiggio B'2'B'; la sezione ribassata era quella compresa fra i due carrelli motori d'estremità, mentre la giostra Urbinati di collegamento fra le due casse era sostenuta da un carrello di tipo innovativo[1]. Agli inizi del 1984 le Officine Meccaniche della Stanga, grazie a un finanziamento del CNR, realizzarono un primo prototipo di carrello a ruote indipendenti di 550 mm di diametro[2], e grazie all'interessamento dell'ATM di Milano, che fornì due vetture serie 1500 danneggiate per incidente, fu possibile allestire un primo esemplare di tram a pianale ribassato[2]. Le due vetture furono tagliate, eliminando una testata e una coda, e le porte originarie furono spostate nella parte centrale ribassata[3]. Alle due estremità rialzate furono creati due salottini, ripristinando l'arredamento degli anni trenta. I carrelli motori furono potenziati e dotati di freni a pattino[2]. La nuova vettura, la prima a pianale ribassato circolante in Italia, fu numerata 4500, riprendendo il numero di serie dei primi tram articolati di Milano; poiché a Milano questo numero era già stato impiegato in passato, la vettura è altresì nota come "4500II".[senza fonte] Le prove della 4500 iniziarono nel novembre 1984; la vettura fu presentata ufficialmente il successivo 14 dicembre[4]. Durante le prove si rilevarono problemi alle sospensioni pneumatiche, che spinsero la Stanga a riprogettare il carrello usando delle sospensioni di diverso tipo[5]; il prototipo milanese non ebbe alcun seguito, sia per il disinteresse dell'ATM, sia per la fine della Stanga. Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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