Tapirapé
I Tapirapé sono un gruppo etnico del Brasile con una popolazione stimata in 655 individui nel 2010 (Funasa).[1] Vivono nello stato brasiliano del Mato Grosso, nei pressi dei fiumi Tapirapé e Araguaia. Sono in larga parte coltivatori di fagioli, mais, cotone; praticano la caccia e la pesca. Il principale resoconto sui Tapirapé è stato scritto dagli antropologi Herbert Baldus e Charles Wagley (bibliografia), e da un gruppo appartenente alle Piccole Sorelle di Gesù, suore missionarie che cominciarono ad aiutare i Tapirapé sin dal 1953. Gran parte di questo articolo è basato sul testo di Wagley che visse con i Tapirapé negli anni 1939-1940 e ritornò nelle loro zone molte volte in seguito. Questo libro traccia la storia di questa tribù dal 1900 al 1970. LinguaParlano la lingua tapirapé (codice ISO 639-3 taf) che appartiene alla famiglia linguistica tupi-guaraní. InsediamentiVivono negli stati brasiliani del Mato Grosso e del Tocantins nella regione della catena montuosa di Urubu Branco. Originari dell'area intorno ai fiumi Tocantins e Xingu, dove vissero fino al XVII secolo, oggi sono stanziati in due territori indigeni ufficialmente riconosciuti: il territorio indigeno Tapirapé/Karaja (66.166 ettari, riconosciuto nel 1983) e il territorio indigeno dell'Urubu Branco (167.533 ettari, riconosciuto nel 1998).[2] StoriaSecondo Wagley, i Tapirapé discendono dalla tribù dei Tupinamba che popolò parte della costa brasiliana nel XVI secolo; la congettura è basata sulla estrema somiglianza dei rispettivi linguaggi, appartenenti entrambi alla famiglia delle lingue tupi. Quando i conquistadores espansero il loro dominio, alcuni gruppi di Tupinamba si ritrassero verso l'interno, arrivando fino alle zone a sud dell'equatore sugli affluenti del Rio delle Amazzoni, dando origine al gruppo Tapirape. Dal 1900, vi erano 5 villaggi con una popolazione di circa 1500 individui, su un'area compresa tra il 50º e il 51º parallelo. Sporadici contatti con i brasiliani civilizzati cominciarono nel 1910; vi furono scambi di oggetti in ferro, e merci varie. Dal 1939, alcune epidemie e qualche schermaglia con i gruppi vicini ridussero la popolazione ad appena 187 persone riunite in un solo villaggio chiamato Tapiitawa. Nel 1953 si contavano solo 51 Tapirapé. In quell'anno, le Piccole Sorelle cominciarono i primi contatti, seguiti dall'istituzione, da parte del governo brasiliano, di un Servizio di Protezione per gli Indios. La popolazione ricominciò a crescere, e nel 1976 il numero di componenti salì a 136 unità. Organizzazione socialeOgni famiglia ha un proprio leader, ma questi non sono organizzati in una sorta di consiglio del villaggio. Ciò dimostra che non vi è un vero e proprio leader nella comunità. Le abitazioni sono collocate in forma ovale intorno al takana, una sorta di club privato per soli uomini e sede delle sei "Società degli Uccelli" (ognuna di esse porta il nome di una specie di uccello). Gli uomini sono soliti trascorrere parte della giornata nei takana. L'appartenenza a tali congreghe viene tramandata attraverso i legami parentali tra padre e figlio. Dopo il matrimonio, gli uomini vanno a vivere con la famiglia della moglie. Ai bambini è concesso di solito fare molte cose, come giocare intorno al villaggio o al di fuori di esso. Dopo aver superato la fase adolescenziale, possono inoltre frequentare anche il takana e con una sorta di rituale di iniziazione vengono iniziati al mondo degli adulti. I Tapirapé esercitano un forte controllo delle nascite. Nessuna coppia può avere più di tre figli, e non più di due dello stesso sesso. A questi risultati si arriva tramite infanticidi. Giustificano tale pratica per ragioni di tipo economico: a causa del loro livello di tecnologia e dei mezzi di sussistenza, sono convinti di non potere prendersi cura di più di tre figli per ogni coppia. Sistema economicoI Tapirapé vivevano di orticoltura praticata con il sistema del "taglia e brucia" (agricoltura itinerante), di caccia e di pesca. Quando le zone boschive si ridussero, cominciarono a distribuire le piantagioni solo un paio di volte all'anno. Per quanto riguarda le abitazioni, ogni casa Tapirapé ospita da 4 a 5 famiglie collegate tra di loro da rapporti parentali; ogni abitazione ha il suo giardino; tutti i prodotti della caccia e dell'agricoltura sono oggetti di scambio tra le varie famiglie. Vi è inoltre il concetto di proprietà privata, soprattutto di oggetti quali ceste, collane di perle, amache e così via. Servizi come cure di sciamani, assistenza al parto e altro sono ricompensati con doni. Questi ultimi sono usati anche per riparare ad eventuali offese che possono incorrere nei rapporti di amicizia. Inoltre Wagley descrive un interessante rituale a scadenza annuale che prevede lo scambio di doni; questo cerimoniale è diretto soprattutto ai più bisognosi. Durante il rito, gli uomini sono soliti bere il kawi, una potente miscela di succhi che produce forte nausea. Chi sceglie di non bere è costretto a fare doni a colui che ha invece scelto di bere. La cura del corpoI Tapirapé non usano alcun vestito durante la vita quotidiana; solo gli uomini fanno uso di un piccolo cono per coprire il pene. Le donne si accovacciano e si siedono con le gambe unite. Sia gli uomini che le donne dipingono il corpo con disegni diversi a seconda dell'età e del sesso. In occasione di cerimonie speciali e di danze indossano anche gonnellini, cavigliere e bracciali. Le donne sono sottoposte a un'operazione di scarnificazione facciale molto dolorosa dopo il matrimonio e prima di avere bambini. Questa operazione è praticata da uno sciamano, che incide disegni permanenti a forma di mezza luna sulle guance e sul mento usando un attrezzo tagliente. ReligioneLa loro religione è basata sullo sciamanesimo. Esistono spiriti di ogni genere, alcuni buoni e altri ostili, con cui lo sciamano può comunicare. Gli spiriti vennero a vivere nel Takana secondo una base ciclica; ogni spirito "appartiene" ad una particolare "Società di Uccelli". Note
Bibliografia
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