Figlio di un commerciante di legnami californiano, Steve Cochran si laureò all'Università del Wyoming nel 1939 e, dopo aver lavorato per qualche tempo come mandriano di ranch, iniziò a recitare con compagnie teatrali di giro[1]. Interpretò Shakespeare a Carmel, in California, e approdò successivamente a Broadway, dove recitò accanto a Mae West nel revival della commedia Diamond Lil[1]. Nel 1945 cominciò a lavorare nel cinema, debuttando nel film commedia L'uomo meraviglia (1945), interpretato da Danny Kaye, e per alcuni anni si specializzò in ruoli di supporto, solitamente di giovanotto duro ed egoista, o di amante insensibile[1].
Passato nel 1949 alla Warner Brothers, si segnalò nel noirLa furia umana (1949), in cui interpretò il ruolo del gangster Big Ed Somers con notevole successo[2]. Nella prima metà degli anni cinquanta fu particolarmente attivo sul grande schermo, interpretando ruoli di rilievo in melodrammi come I dannati non piangono (1950), accanto a Joan Crawford, in western come Il passo dell'avvoltoio (1951), in pellicole d'avventura come I cavalieri di Allah (1953) e B-movie quali La carovana del luna park (1954) e Dollari che scottano (1954). Nello stesso periodo Cochran fondò una propria casa di produzione, la Robert Alexander Production, con la quale tentò di realizzare delle serie televisive, ma con scarsi risultati. Fu più fortunato sul grande schermo, dando le sue migliori interpretazioni proprio alla metà degli anni cinquanta[1], prima nel film L'amore più grande del mondo (1956), una commedia drammatica in cui interpretò la parte di un contadino che cerca di riconciliarsi con la propria famiglia e di non ricadere nell'alcolismo. Per il drammatico Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni, Cochran si trasferì in Italia per interpretare il ruolo di Aldo, un triste vagabondo che non riesce a trovare un posto sicuro dove sistemarsi e che va incontro a un tragico destino, distinguendosi in entrambi i film per sensibilità e temperamento drammatico[3].
Negli anni successivi la carriera cinematografica di Cochran si avviò a un rapido declino e l'attore intensificò la propria attività sul piccolo schermo, recitando in serie televisive come Ai confini della realtà (1959), Gli intoccabili (1960-1961) e Il virginiano (1962). Tentando il rilancio sul grande schermo, all'inizio del 1965 l'attore scrisse, diresse, produsse e interpretò come protagonista Tell Me in the Sunlight, che uscì nel 1967, dopo la sua prematura scomparsa[1].
Vita privata e morte
Steve Cochran ebbe fama di grande seduttore e fu protagonista delle cronache rosa per la tumultuosa vita privata, caratterizzata da numerose relazioni sentimentali con celebri attrici e protagoniste del mondo dello spettacolo; si sposò tre volte, prima con l'attrice Fay McKenzie, poi con Florence Lockwood, infine con Donna Jensen.
L'attore morì nel 1965, all'età di 48 anni, in circostanze mai del tutto chiarite. In viaggio a bordo del proprio panfilo lungo le coste del Guatemala, fu stroncato da un'infezione ai polmoni, e l'imbarcazione andò alla deriva per alcuni giorni senza che le tre compagne di viaggio dell'attore fossero in grado di governare la rotta; l'imbarcazione venne alla fine intercettata dalle autorità portuali di Port Champerico. La successiva inchiesta non chiarì le modalità dell'accaduto.
Nelle versioni in italiano dei suoi film, Steve Cochran è stato doppiato da:
Nino Pavese in Copacabana, I dannati non piangono, La banda dei tre stati, La setta dei tre K, Il passo dell'avvoltoio, Arrivano i carri armati, Fulmine nero, L'altra bandiera, Virginia, dieci in amore, I cavalieri di Allah, Il comandante del Flying Moon, La carovana del luna park, Incatenata