La betonica bianca (nome scientifico Stachys alopecuros (L.) Benth.) è una piccola pianta erbacea dai fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.[1]
Etimologia
Il nome generico (stachys) deriva dal greco e significa "simile alla spiga di grano".[2][3] L'epiteto specifico (alopecuros = coda di volpe) si trova per la prima volta in Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.), filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, autore di due ampi trattati botanici.[4][5]
Il binomio scientifico di questa pianta è stato proposto inizialmente da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, perfezionato successivamente dal botanico inglese George Bentham (22 settembre 1800 – 10 settembre 1884) nella pubblicazione "Labiatarum Genera et Species - 531" del 1834..[6]
Descrizione
Queste piante arrivano ad una altezza di 2 - 4 dm (massimo 50 cm). La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. L'indumento è formato da peli semplici (raramente sono ramificati).[7][8][9][10][11][12][13]
La parte aerea del fusto è ascendente e subcilindrica (o quasi quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici). La superficie è ricoperta da sparsi peli riflessi o irsuti.
Foglie
Le foglie sono di due tipi: basali e cauline. Quelle basali formano una breve rosetta, sono picciolate ed hanno la lamina a forma triangolare, cordata alla base e con i bordi regolarmente dentati; sono inoltre persistenti alla fruttificazione. Quelle lungo il fusto sono disposte in modo opposto a due a due; ogni verticillo è alterno a quello precedente; sono minori e subsessili. Inoltre sono verdi di sopra e più pallide di sotto. Lunghezza del picciolo: 5 – 10 cm. Dimensione delle foglie basali: larghezza 4 – 5 cm; lunghezza 5 – 6 cm.
Infiorescenza
L'infiorescenza è portata in vari verticilli di tipo tirsoide (o racemo spiciforme) disposti in posizione ascellare e sovrapposti lungo il fusto. I verticilli sono compatti (a volte il primo verticillo basale è più distanziato). Ogni verticillo è composto da alcuni fiori disposti circolarmente e poggianti su due brattee (o foglie bratteali) a forma lanceolata. Le brattee del verticillo seguente sono disposte in modo alternato. Alla base del fiore è presente una bratteola lineare lunga quanto il tubo del calice. Lunghezza delle brattee: 6 – 7 mm. Dimensione della bratteola: larghezza 0,5 - 1,5 mm; 5 – 12 mm.
Formula fiorale. Per questa specie la formula fiorale della famiglia è la seguente:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2], G (2), supero, drupa, 4 nucole[8][10]
Calice: i cinque sepali del calice sono concresciuti (calice gamosepalo) in una forma conico-campanulata con base allargata. Il calice termina con dei denti oblungo-lanceolati, acuti e uguali. La superficie del calice è irsuta ed è percorsa da 5 - 10 nervature longitudinali. Questo organo è persistente. Lunghezza del tubo: 5 – 6 mm. Lunghezza dei denti: 2 – 3 mm.
Corolla: i cinque petali sono quasi completamente fusi (corolla gamopetala) in un'unica corollapubescente formata da un tubo completamente rinchiuso nel calice e terminante da due labbra molto sviluppate derivate da 5 lobi (la struttura è 2/3). Il labbro superiore è lievemente concavo, bifido (o bilobo) e mediamente sviluppato, con la funzione di proteggere gli organi di riproduzione dalle intemperie e dal sole. Il labello (il labbro inferiore) è più sviluppato e piegato verso il basso per fare da base di “atterraggio” agli insetti pronubi; è inoltre trilobo con la parte centrale più sviluppata e bifida. Le fauci internamente sono circondate da un anello di peli (caratteristica comune a molte "labiate" che ha lo scopo di impedire l'accesso ad insetti più piccoli e non adatti all'impollinazione). La corolla è gialla. Lunghezza della corolla: 12 – 16 mm.
Androceo: l'androceo possiede quattro stamididinami e parzialmente inclusi nella corolla e posizionati sotto il labbro superiore. I filamenti sono adnati alla corolla. Le antere sono biloculari. Le teche sono più o meno distinte e divaricate (raramente sono parallele); la deiscenza è logitudinale. Gli stami dopo la fecondazione divergono e si attorcigliano. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato. Il nettario è ricco di sostanze zuccherine.
Gineceo: l'ovario, profondamente quadri-lobato, è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti. La placentazione è assile. L'ovario è arrotondato all'apice. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[14] Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme ed è incluso nella corolla. Lo stigma è bifido con due lacinie uguali.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).[17] Per questo scopo i semi hanno una appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.[18]
Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i pascoli subalpini, i prati aridi e le rupi su calcare; ma anche lande e popolamenti a lavanda e a felci. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.[20]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 300 fino a 2300 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano, subalpino e in parte quello collinare.
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino Stachys alopecuros appartiene alla seguente comunità vegetale:[20]
Formazione: delle comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite.
Classe: Elyno-Seslerietea variae
Areale italiano
Per l'areale completo italiano Stachys alopecuros appartiene alla seguente comunità vegetale:[22]
Macrotipologia: vegetazione sopraforestale criofila e dei suoli crioturbati.
Classe: Festuco-seslerietea
Ordine: Seslerietalia caeruleae
Alleanza: Caricion austroalpinae
Suballeanza: Caricenion austroalpinae
Descrizione: questa "suballeanza" si riferisce alle praterie emicriptofite, spesso dominate da Sesleria caerulea e da Carex sempervirens, diffuse sui versanti carbonatici da 1.700 m al limite degli alberi nelle Alpi meridionali. È una comunità relativamente termofila con microclima fresco e umido. Le comunità del Caricenion australpinae possono ritrovarsi anche in ambiti collinari e submontani. La distribuzione è relativa all'alleanza endemica del territorio insubrico.[23]
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 46.2.2.1 SUBALL. CARICENION AUSTROALPINAE POLDINI & FEOLI CHIAPELLA IN FEOLI & CHIAPELLA & POLDINI 1994. URL consultato il 5 aprile 2016.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 170, ISBN 88-7621-458-5.
Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004, p. 223.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 5 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).