Spettroscopia di fluorescenzaLa spettroscopia di fluorescenza è una tecnica spettroscopica di emissione operante nel campo della radiazione ultravioletta e visibile. Principio e funzionamentoLa fluorescenza è un processo di decadimento radiativo per cui una molecola assorbe radiazioni nel campo ultravioletto e le emette nel visibile, con una frequenza cioè più bassa di quella iniziale. Quando una molecola viene eccitata dall'assorbimento di un fotone, passa dal livello energetico fondamentale a uno eccitato con una transizione elettronica. All'interno di ogni stato eccitato sono presenti vari livelli vibrazionali. Di conseguenza, analizzando lo spettro delle frequenze della luce emessa, assieme alle loro diverse intensità, si possono ricavare informazioni sulla struttura dei livelli vibrazionali implicati. L'ordine di grandezza tipico del fenomeno è di 10−9 secondi. Nella prassi comune si può sfruttare la tendenza naturale di una molecola organica a presentare fluorescenza, grazie alla presenza di specifici fluorofori, mentre in presenza di ioni inorganici occorre procedere alla loro preventiva complessazione con formazione di composti fluorescenti. Dal punto di vista strumentale, rispetto alla classica spettroscopia ultravioletta/visibile, le principali differenze sono dovute all'uso di sorgenti quali le lampade allo xeno o a vapori di mercurio, alla necessità di un secondo monocromatore posto dopo l'alloggiamento del campione e alla disposizione del rivelatore ad angolo di 90° rispetto al raggio di eccitazione. I rivelatori utilizzati sono i fotomoltiplicatori e i fotodiodi (come il PDA). Usando uno strumento con due monocromatori, uno dopo la sorgente e uno dopo la cella del campione, è possibile ottenere due tipi di spettri:
La relazione che lega l'intensità della fluorescenza con la concentrazione è la seguente: dove
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