La Società mineraria carbonifera sarda (spesso abbreviato in Carbosarda o nella sigla MCS) fu un'azienda statale attiva nel settore minerario e metallurgico.
Carbosarda fu costituita dal governo nel 1933 rilevando da imprenditori privati tutte le concessioni minerarie per l'estrazione del carbone in Sardegna, soprattutto quelle della Società anonima miniere di Bacu Abis. In piena autarchia, grazie ai numerosi e notevoli investimenti finanziari effettuati dal governo nel settore carbonifero sardo per conseguire l'autosufficienza energetica, la Carbosarda aprì nuove miniere che si aggiungevano a quelle ereditate dalle concessioni private. Gli anni che precedettero la seconda guerra mondiale furono quelli di massima attività per le miniere di carbone sarde: la produzione toccò nel 1940 il massimo storico di 1.300.000 tonnellate, e gli occupati di Carbosarda passarono dai 400 del 1934 ai 15.000 del 1939[1].
Produzione di carbone e manodopera con la gestione A.Ca.I. (1935-1954)
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Motivo: controllare e chiarire il significato e valore delle cifre multiple di produzione per anno, spesso ben differenti fra loro relative ad alcuni anni di produzione,? ed anche le cifre multiple sul numero dei dipendenti
La seguente tabella delle produzioni carbonifere riguarda il periodo di gestione (1935-1954) dell'Azienda monopolistica statale A.Ca.I., (Azienda Carboni Italiani), iniziato nel mese di luglio del 1935 per concludersi nel 1954, anno in cui l'A.Ca.I.cessò l'attività.
Ma già negli anni '50, con il ritorno ad un mercato aperto, il carbone del Sulcis subiva la concorrenza del più economico petrolio e lo sfruttamento dei giacimenti si rivelò anti-economico. La produzione iniziò a ridursi progressivamente rispetto a quelli che erano stati i livelli pre-bellici, e per creare un nuovo sbocco alla produzione delle miniere fu affidata alla Carbosarda la realizzazione di una grande centrale termoelettrica alimentata dal carbone del Sulcis. Nel 1962 però, con la nazionalizzazione dell'industria elettrica, la Carbosarda conferì i suoi impianti (centrale e miniere) all'Enel; i minatori invece furono trasferiti all'ENEL solo nel 1965, dopo una lunga vertenza sindacale per avere diritto al più vantaggioso contratto dell'industria elettrica. La Carbosarda come società passo invece sotto il controllo dell'EFIM, l'Ente partecipazioni e finanziamento industrie manifatturiere.
Produzione di carbone e manodopera con la gestione Carbosarda (1954-1962)
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Motivo: controllare e chiarire il significato e valore delle cifre multiple di produzione per anno, spesso ben differenti fra loro relative ad alcuni anni di produzione,? ed anche le cifre multiple sul numero dei dipendenti
La gestione Carbosarda, o MCS, iniziò nel 1954 con la cessione dell'attività dell'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani) e terminò nel 1962 quando le concessioni minerarie furono cedute all'ente elettrico, Enel.
Carbosarda investì gli indennizzi ricevuti dall'ENEL nella realizzazione del polo integrato dell'alluminio nell'area di Portovesme. Nel 1973 l'EFIM acquisì la SAVA (Società alluminio veneto, stabilimenti di Porto Marghera, Fusina, Nembro e Mori), comparto metallurgico della Montedison, diventando l'unica azienda italiana operante nel settore; la Carbosarda si trasformò in una finanziaria che fungeva da subholding per il settore dell'alluminio. Pur tra chiusure di stabilimenti e periodi di forti perdite che richiesero ulteriori esborsi per lo stato, il comparto alluminio dell'EFIM, riunito sotto la Carbosarda, sopravvisse fino agli anni '90, quando fu smembrato e privatizzato. Carbosarda seguì le sorti della controllante EFIM, messa in liquidazione nel 1992.
Produzione di carbone e manodopera con la gestione E.N.E.L. (1962-1976)
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Motivo: controllare e chiarire il significato e valore delle cifre multiple di produzione per anno, spesso ben differenti fra loro relative ad alcuni anni di produzione,?
Il periodo di gestione Enel, che aveva rilevato le concessioni minerarie dalla MCS o Carbosarda nel 1962, era stato caratterizzato dal blocco dell'attività estrattiva, ritenuta anti-economica dall'ente elettrico. Le proteste dei minatori ed il rischio di aggravare la situazione occupazionale del Sulcis scongiurarono la chiusura definitiva delle miniere.
^Calendario Atlante De Agostini 1940 XVIII, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1939, pag. 66
^abcdefghijklmnopqrstuMaria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Edizioni Della Torre, Cagliari 1981, pag. 129
^abcdefgMinistero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere, Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul servizio minerario e Statistica delle industrie estrattive in Italia nell'anno 1941 - Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1946, pag. 86
^abcdefghijklmnopqrstuvwxyzaaabacadaeIstituto Centrale di Statistica, Sommario di Statistiche Storiche dell'Italia 1861 - 1965, Roma 1968 - pag. 74
^abcdMinistero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere, Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul servizio minerario e Statistica delle industrie estrattive in Italia nell'anno 1940 - Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1945, pag. 728