SillogismoIl sillogismo (dal greco συλλογισμός, syllogismòs, formato da σύν, syn, "insieme", e λογισμός, logismòs, "calcolo": quindi, "ragionamento concatenato") è un tipo di ragionamento dimostrativo che fu teorizzato per la prima volta da Aristotele, il quale, partendo dai tipi di termine "maggiore" (che funge da predicato nella conclusione), "medio" e "minore" (che funge da soggetto nella conclusione) classificati in base al rapporto contenente-contenuto, giunge ad una conclusione collegando i suddetti termini attraverso brevi enunciati (premesse). La filosofia scolastica ha formalizzato che se almeno una delle due premesse è falsa, la proposizione conseguente è falsa. Se le premesse sono entrambe vere, invece, la conclusione non può essere falsa. Come mostrano i paradossi logici, che restano il principale limite di una logica formale, ovvero di una logica che prescinde dal contenuto dei singoli soggetti e predicati inseriti al posto delle lettere, se almeno una delle premesse è falsa, la conclusione può essere vera, perché da una falsità può seguire qualsiasi cosa - e dunque anche la verità. Pertanto, il sillogismo è uno strumento necessario, ma di per sé non sufficiente per arrivare alla verità. AristoteleFino alla prima metà del XII secolo, delle opere di Aristotele erano note solo quelle tradotte da Boezio: le Categorie e il trattato Sull'interpretazione, che dettarono le basi della cosiddetta Logica vetus. Con il trattato Ἀναλυτικὰ Πρότερα (Latino: Analytica Priora; italiano: Analitici primi) in cui Aristotele sviluppa la teoria del sillogismo, vengono gettate le basi della cosiddetta Logica nova[1] Il trattato Analytica Priora fin dall'inizio fu visto dai logici come un corpo dottrinale chiuso e completo, che lasciava aperte ben poche questioni sulle quali dibattere. Nel corso del tempo subì pochi cambiamenti minori, fino alla risistematizzazione di tutta la logica iniziata nel XIV° secolo da pensatori come Giovanni Buridano. Gli Analytica Priora ad esempio non incorporano la teoria del sillogismo nel più generale ambito del sillogismo modale, quello che contiene in almeno una delle due premesse, una parola logica del tipo "necessariamente", "è possibile che" / "forse", "in modo contingente". La terminologia di Aristotele in questo aspetto della sua teoria è stata ritenuta vaga e, in molti casi poco chiara, anche contraddicendo alcune sue dichiarazioni nel De Interpretatione. Le sue affermazioni originali su quelli che oggi chiamiamo sillogismi modali, hanno generato una vasta gamma di soluzioni proposte dai commentatori odierni: il sistema di sillogismi modali stabiliti da Aristotele sarebbe in ultima istanza ritenuto inadatto per l'uso pratico, e sarebbe stato sostituito del tutto da nuove distinzioni e nuove teorie. Il filosofo e logico John Corcoran svolse una comparazione punto per punto degli Analytica Priora di Aristotele e Laws of Thought di Boole,[2] e sottolineò con enfasi come la logica booleana riprendeva e confermava quella aristotelica. Boole si prefisse gli obiettivi di:
Tipi di sillogismoLe proposizioni possono essere divise sotto tre aspetti:
L'impossibilità è una forma di necessità: dire che una cosa è impossibile significa dire che è necessario che non sia. La forma di sillogismo più comune è il sillogismo categorico (al punto che solitamente per sillogismo si intende sillogismo categorico). Le proposizioni che compongono un sillogismo categorico possono essere:
La posizione del termine medio nelle premesse determina la figura del sillogismo: Aristotele ne classificò tre, gli scolastici ne aggiunsero una quarta. La forma delle proposizioni contenute nel sillogismo ne determina il modo; la filosofia scolastica classificò i modi del sillogismo adoperando la prima o la seconda vocale (rispettivamente se universale o particolare) dei verbi affirmo e nego. Per fare un esempio:
Nell'esempio in questione, uomo, mortale e greco sono termini rispettivamente medio, maggiore e minore. A questo modello detto sillogismo categorico o perfetto (in cui cioè le due premesse portano deduttivamente ad una conclusione che è logica e necessaria) se ne aggiungono altri tre, tra cui il sillogismo retorico (detto anche “dialettico”), in cui le due “premesse” sono date per probabili e non per certe; il sillogismo sofistico (tipico della scuola sofistica, in cui la probabilità delle “premesse” è solo apparente ed ipotetica); il sillogismo modale, in cui una delle “premesse” e la “conclusione” del sillogismo dipendono dalle modalità con cui stabiliamo se le affermazioni sono vere o false. Nella logica moderna, si aggiunge anche il sillogismo disgiuntivo. PresuppostiLe premesse devono essere enunciati di tipo dichiarativo (che dicono qualcosa di qualcosa), di cui cioè si possa dire univocamente se sono veri oppure falsi. Non sono enunciati di tipo dichiarativo le preghiere, le esclamazioni, le domande, i comandi non dichiarativi, il paradosso del mentitore, gli enunciati modali (credo che, so che, può essere, deve essere necessariamente). Presupposti del sillogismo sono il principio di determinatezza e il principio di bivalenza dei singoli enunciati dichiarativi, che vanno applicati (separatamente) sia alla premessa maggiore che alla premessa minore: la premessa necessariamente sempre o è vera o è falsa, non può trovarsi contemporaneamente nello stato di "vero" e nello stato di "falso", né può non appartenere a uno di questi due stati (non essere né "vera" né "falsa"). In termini equivalenti, per le due premesse, in tutti i tipi di sillogismo noti, sono presupposti: legge dell'identità, legge di non-contraddizione, legge del terzo escluso. Se la legge di identità vale anche per enunciati non dichiarativi (es. paradosso del mentitore), il principio di determinatezza può essere fatto corrispondere (biunivocamente) al principio di non-contraddizione, e il principio di bivalenza al principio del terzo escluso. Stessi presupposti valgono per la conclusione. In tutti i tipi di sillogismo, se la premessa maggiore e la premessa minore sono due enunciati di tipo dichiarativo, anche la conclusione è necessariamente un enunciato di tipo dichiarativo (o è vera o è falsa), ragioni per cui è superfluo ipotizzare che la conclusione sia un enunciato di tipo dichiarativo, essendo questo conseguenza logica della natura delle premesse. La proprietà transitiva è l'esempio più elementare del sillogismo in logica matematica (soggetto singolare e stessa relazione nelle premesse), ad esempio:
Il sillogismo è in generale un concetto più ampio che si serve anche del quantificatore esistenziale e operatore di negazione. In logica matematica, un ragionamento si dice valido, corretto o (sintatticamente) ben formato se e solo se non può darsi il caso in cui le proposizioni siano vere e la conclusione sia falsa; in termini equivalenti, si dice che la conclusione è conseguenza logica delle premesse. Validità e verità degli enunciati sono concetti distinti e indipendenti: è possibile che sia da due enunciati veri che da due enunciati entrambi falsi si arrivi ad una conclusione vera (per gli operatori booleani, non per il sillogismo); viceversa, è possibile che, con premesse entrambe false, la conclusione sia valida (es. tutti gli uomini volano; tutti gli asini sono uomini; tutti gli asini volano), poiché il ragionamento è valido formalmente. Il sillogismo nulla dice circa la verità o falsità della premessa maggiore e minore, a meno che, secondo Aristotele, non si abbia a che fare con sillogismi “scientifici” o “dimostrazioni” (discussi negli Analitici Secondi), i quali presuppongono premesse vere. Premessa maggiore e premessa minore sono legati tra loro da un unico connettivo logico di congiunzione, e l'insieme delle premesse è legato alla conclusione da un connettivo di Implicazione logica. Il sillogismo può essere riscritto (e risolto) nell'ambito della logica booleana con la congiunzione delle premesse, implicazione della conclusione, quantificatori. Dalla tavola di verità della congiunzione si evince che l'insieme delle premesse è vero se ogni singola premessa è vera; da quella dell'implicazione si evince che se le premesse sono vere, la conclusione è vera, ciò che fuori dall'algebra booleana e nella teoria del sillogismo definisce anche la correttezza di una particolare forma di sillogismo. Le premesse in forma di universale o particolare, positivo o negativo, sono rese con l'uso dei quantificatori:
se <<Maria non ha amici>>, vale a dire se la condizione del quantificatore ristretto "Ogni amico di Maria" è falsa, la proposizione (3) non sarà né vera né falsa, né un terzo nuovo valore di verità, ma un valore di verità non-ammissibile, priva di ogni valore di verità. All'interno della premessa maggiore e minore si usa anche l'operatore di negazione. Così formulato, la congiunzione delle due premesse e la loro implicazione logica con la conclusione, danno luogo alla seguente tabella di verità: Tabella di verità:
La tabella di verità si ottiene dalla congiunzione A delle premesse maggiore P e minore p, implicazione logica della conclusione B, di nuovo congiunzione con l'insieme delle premesse A. Notiamo che
Validità del sillogismoUn secondo esempio più significativo può essere:
La validità vale anche e soprattutto per parole-sostanze il cui significato è noto, ma non è subito presente ai cinque sensi:
Il termine medio è l'elemento grazie al quale avviene l'unione e funge da connessione fra gli altri due; questo perché il termine medio (l'animale) da una parte è incluso nel termine maggiore (mortale) e dall'altra include in sé il termine minore (uomo). Un sillogismo è considerato valido se questo è logicamente valido. La validità di un sillogismo non dipende dalla verità delle affermazioni che lo compongono. Sicché il sillogismo:
oppure: - Il treno fuma - Gianni è un treno - Gianni fuma è valido, anche se le frasi che lo compongono non sono vere. Un metodo, o definizione rozza, che spesso viene usata, è dire che "un sillogismo è valido se ogni sillogismo della stessa forma che contiene proposizioni vere conclude correttamente". Questo metodo tuttavia non ha dignità logica, in quanto, seppur funzionante, non utilizza alcuna "logica". Un sillogismo che contiene tutte proposizioni vere può essere riconosciuto non valido, anche se vero. Es.:
Tale sillogismo è non valido logicamente, anche se tutte le proposizioni sono vere, e questo è possibile capirlo non andando a permutare tutte le possibili frasi vere che mantengono la struttura del sillogismo, ma ragionando logicamente: <<Gli dei sono immortali>> [frase vera], ci dice che gli dei appartengono alla categoria degli immortali. Di tale categoria non sappiamo nulla, e nulla dice che questa sia composta solo da dei. <<Gli uomini non sono dei>> [vera], ma questo non esclude il fatto che essi possano essere immortali pur rimanendo non dei. Pertanto, la validità di un sillogismo è una caratteristica intrinseca della logica che in esso è contenuta. Non è necessario iterare finché non si evidenzia che da due proposizioni vere ne scaturisca una falsa per provarne la non-validità, ma basta studiarlo attentamente e evidenziarne l'illogicità, come fatto nell'esempio precedente. Le meccaniche logiche dei sillogismi sono riconducibili a quelle delle condizioni Necessarie e Sufficienti, capisaldi della logica moderna. Se una delle premesse è falsa, la conclusione è necessariamente falsa; viceversa, la verità di entrambe le premesse non implica che la conclusione sia vera. Diverso è però il discorso per il sillogismo valido. Se il sillogismo è valido, da due premesse vere deriva necessariamente una conclusione vera. Se entrambe le premesse sono false generalmente la conclusione è falsa, ma talvolta può essere vera accidentalmente (es: tutti gli uomini sono uccelli, tutti gli uccelli sono mammiferi, quindi tutti gli uomini sono mammiferi). La teoria della Distribuzione dei termini permette di decidere se un sillogismo è valido. Un termine risulta distribuito se si riferisce a tutti i soggetti di cui si parla, non distribuito se si riferisce solo ad alcuni. Pertanto, le proposizioni “A” (universali affermative) distribuiscono solo il soggetto ma non il predicato; le “E” (universali negative) distribuiscono entrambi; le “I” (particolari affermative) non distribuiscono nulla; le “O” (particolari negative) solo il predicato. Per essere validi i sillogismi debbono distribuire il termine medio in almeno una delle premesse e debbono distribuire i termini maggiore e minore solo se risultano distribuiti nella conclusione (Copi-Cohen “Introduzione alla logica”). Il sillogismo è stato distinto da Aristotele in tre figure: Nella prima figura il termine medio funge da soggetto nella premessa maggiore e da predicato nella premessa minore:
Nella seconda figura il termine medio funge da predicato sia nella premessa maggiore che in quella minore:
Nella terza figura il termine medio funge da soggetto sia nella premessa maggiore che in quella minore:
Combinatoriamente, a partire dal Medioevo, quando fu considerata anche la quarta figura, le forme possibili dei sillogismi sono 256: ci sono infatti tre proposizioni indipendenti ciascuna delle quali può assumere quattro modi diversi (A, I, E, O) per un totale di 4×4×4 combinazioni per le quattro figure. La figura è determinata dalla posizione del termine medio, che è il termine che si trova in entrambe le premesse. Le forme valide, però, sono soltanto 19, cioè le quattro (Barbara, Celarent, Darii, Ferio) “perfette” che Aristotele definì autoevidenti) del sillogismo di prima figura ed altri 15 di cui è possibile dimostrare la validità tramite le tre regole di conversione o la reductio ad impossibile. Tuttavia, Copi e Cohen (vedi bibliografia), dimostrano che i sillogismi autenticamente validi sono solo quindici, escludendo, sempre nella terminologia medievale, quelli del tipo “Darapti” e “Felapton” della terza figura e quelli in “Fesapo” e “Bramantip” della quarta (p.284). Proposizioni dichiarative che contengono parole come "tutti", "nessuno" o "qualche" possono essere analizzate con la teoria degli insiemi. Se indichiamo l'insieme di A come s(A) (la lettera "s" sta per set), e l'insieme di B con s(B), si ha:
Se "Ogni A è B" (AaB) è vero e se è vero anche "Ogni B è A" (BaA), si ha il caso particolare in cui gli insiemi s(A) e s(B) sono identici. Lo stesso Aristotele nel suo trattato identificò il tipo di discorso modale al quale non applicò le forme valide di sillogismo. Con questo tipo di enunciati fin dall'antichità era noto che fallisce il sillogismo, così come noi oggi diciamo anche per gli operatori booleani. La cosiddetta logica classica è basata su tre principi molto generali:
Ma se dico:
che è falso. Così come:
che è falso. L'esempio non segue la forma solita (due premesse con soggetto e predicato), ma ad essa si può facilmente applicare, e mostra che con espressioni dette modali (<<è possibile che..>>, <<è necessario che...>>) o epistemiche (<< so che...>. <<credo che...>>) la sostituzione di un enunciato vero con uno altrettanto vero in uno composto, non porta necessariamente a conseguenze vere. Nella tabella seguente sono riportati tutti i sillogismi validi secondo i diagrammi di Venn. Secondo Copi e Cohen, però, ne andrebbero esclusi 9 su 24, in quanto essi posseggono “portata esistenziale”, non considerata dalla logica moderna.
Note
Bibliografia
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