Il vangelo di Luca è l'unico testo della Bibbia a parlare dei settanta (o settantadue) discepoli, inviati in coppie da Gesù per la missione di evangelizzazione:
«Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa...»
Nella cristianità occidentale si tende a riferirsi a essi come discepoli, nella cristianità orientale come apostoli. Secondo l'originale greco, un apostolo è mandato in missione e un discepolo è uno studente; in ogni caso, le due tradizioni divergono sull'accezione della parola apostolo.
Nella Chiesa ortodossa, il 4 gennaio ricorre la festività dedicata ai settanta discepoli, chiamata Sinassi dei settanta apostoli. A ognuno dei settanta, inoltre, è riservata una commemorazione individuale nell'arco dell'anno liturgico.
Successivamente, furono redatti elenchi di settanta discepoli,[3] ritenuti privi di fondamento storico. Secondo i redattori della Catholic Encyclopedia, «queste liste sono sfortunatamente prive di valore»[4], in quanto tarde e non riscontrabili con altre fonti storiche. Francesco Lanzoni è ancora più critico, giudicando questi testi «merce artefatta e avariata»; secondo questo autore:
«... alcuni scrittori greci del VI secolo, e dei seguenti, sotto il finto nome di Epifanio, di Ippolito e di un Doroteo, pretesero di compilare il catalogo dei nomi di tutti i 70 (o 72) discepoli ... racimolando qua e là a casaccio dai libri del Nuovo Testamento nomi di primitivi cristiani, e non cristiani, e li distribuirono tra le città dell'Oriente e dell'Occidente, creandoli per lo più vescovi delle medesime»
(Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza, 1927, pp. 6-7)
L'autore parla di personaggi non cristiani. Infatti, tra i nomi proposti in queste liste, compare anche quello di Cesare (nº 55), menzionato nella lettera ai Filippesi 4,22[5], e identificato con un ipotetico Cesare di Durazzo. La moderna critica biblica interpreta l'espressione della lettera ai Filippesi "quelli della casa di Cesare", non come un nome proprio di persona, ma come "coloro che curano gli interessi della casa o il patrimonio dell’imperatore".[6]
Elenco dei settanta
La tradizione apocrifa orientale ha trasmesso in particolare due liste di settanta discepoli di Gesù:
la lista denominata in latino De septuaginta Apostolis, attribuita ad uno Pseudo-Ippolito, identificato dalla tradizione con Ippolito di Roma;[7]
la lista denominata in latino De septuaginta Domini discipulis, attribuita ad uno Pseudo-Doroteo, identificato dalla tradizione con Doroteo di Tiro.[8]
^ab"Sila" e "Silvano" sono due personaggi che gli studiosi tendono a ricondurre alla stessa persona, complice il fatto che uno è la versione greca e l'altro è la versione latina dello stesso nome.