Sesto Rapporto IPCCIl Sesto rapporto è una valutazione delle informazioni scientifiche e socio-economiche sul cambiamento climatico da parte del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). A conclusione della 43ª sessione del Gruppo intergovernativo a Nairobi (11-13 aprile 2016), sono state approvate la strategia e la sequenza temporale del futuro Sesto rapporto di valutazione (AR6), accogliendo l'invito dell'UNFCCC di elaborare e pubblicare un report speciale sugli impatti di un riscaldamento globale di 1,5 °C al di sopra dei livelli pre-industriali e i relativi scenari globali di emissione.[1][2] Gruppi di lavoroIl sesto rapporto dell'IPCC è costituito dai rapporti di tre gruppi di lavoro (WG) e da un rapporto di sintesi. I rapporti già pubblicati:
Covid-19 e riduzione delle emissioniInaspettatamente la riduzione del 7% delle emissioni globali di CO₂ causata dagli effetti del lockdown non ha prodotto alcun effetto sulla concentrazione di CO₂ in atmosfera.[13] Cambiamenti Climatici 2021 – La basi fisico-scientifiche (WG1)Questo primo rapporto è stato scritto da 234 scienziati da 66 diverse nazioni, a seguito dell'analisi di oltre 14000 articoli scientifici ed in seguito approvato da 195 governi partecipanti.[14] [15] [16] La pubblicazione del documento di sintesi per i legislatori (Summary for Policymakers) è avvenuta il 9 agosto 2021. In base alle informazioni contenute nel documento di sintesi un riscaldamento di 1.5 °C o 2 °C è possibile solo se importanti e immediate azioni per ridurre le emissioni di gas serra vengono messe in atto. Il documento di sintesi tecnica fornisce un livello di dettaglio intermedio tra il documento per i legislatori e l'intero report.[17] Cambiamenti Climatici 2022 – Impatti, adattamento e vulnerabilità (WG2)Il rapporto del secondo Gruppo di lavoro (WG2), intitolato Climate Change 2022: Impacts, Adaptation & Vulnerability, è stato pubblicato il 28 febbraio 2022.[18] È composto da 3 675 pagine, frutto del lavoro di 270 scienziati da 67 paesi,[19] e da 37 pagine di "sintesi per i decisori politici", contiene le informazioni sugli impatti del cambiamento climatico sulla natura e sulle attività umane.[20] Gli argomenti esaminati riguardano la perdita di biodiversità, le migrazioni, i rischi per le attività urbane e rurali, la salute, la sicurezza alimentare, le risorse idriche e l'energia. Il rapporto rileva che gli impatti climatici stanno nella fascia alta delle stime precedenti e che riguardano tutte le parti del mondo.[20] Circa 3,3-3,6 miliardi di persone della popolazione mondiale[21] rientrano nella categoria "altamente vulnerabili", con i peggiori effetti per i paesi in via di sviluppo.[22] Se le emissioni continueranno con la tendenza attuale, l'Africa perderà il 30% dei terreni coltivati a mais e il 50% dei terreni coltivati a legumi.[22] Un miliardo di persone rischierà di essere sommersa dalle inondazioni a causa dell'innalzamento del livello del mare.[21] Il rapporto sottolinea le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico, un argomento per il quale in precedenza i paesi ricchi hanno resistito dall'assumersi la responsabilità.[22] Siccità, inondazioni e ondate di caldo stanno diventando più frequenti e sono già in corso estinzioni di massa, dalle vegetazioni ai coralli.[20] Il rapporto identifica 127 effetti negativi del cambiamento climatico, alcuni irreversibili.[21] Il rapporto evidenzia la necessità di conservazione al fine di preservare la biodiversità e mitigare gli effetti del cambiamento climatico: «Analisi recenti, attingendo a una gamma di evidenze, suggeriscono che il mantenimento della resilienza della biodiversità e dei servizi ecosistemici su scala globale dipende da una conservazione effettiva ed equa di circa il 30-50% delle aree terrestri, d'acqua dolce e oceaniche della Terra, compresi gli attuali ecosistemi seminaturali.»[23] Il rapporto si mostra critico nei confronti degli approcci tecnologici alla rimozione dell'anidride carbonica, indicando invece che l'urbanizzazione potrebbe aiutare nell'adozione di strategie di mitigazione come i trasporti pubblici e le energie rinnovabili.[21] Inoltre il rapporto avvisa che esistono rischi elevati associati a strategie come la gestione delle radiazioni solari, rimboschire in luoghi inadatti o «bioenergie realizzate male, con o senza cattura e stoccaggio del carbonio».[24] Il rapporto descrive come il cambiamento climatico, insieme ad altri fattori, aumenti il rischio di insorgenza di malattie come la pandemia di COVID-19.[25] La Cina è il paese che pagherà il costo finanziario più elevato se le temperature continueranno a crescere. Gli impatti includeranno insicurezza alimentare, scarsità idrica, inondazioni, specialmente nelle zone costiere dove vive la maggior parte della popolazione, e cicloni più violenti. A un certo punto una parte della Cina potrebbe essere soggetta a temperature di bulbo umido superiori a quelle che i mammiferi e gli esseri umani possono tollerare per più di sei ore.[26] Il rapporto mette molta enfasi sui limiti di adattamento; afferma che alcuni sistemi umani e naturali hanno già raggiunto "limiti di adattamento soft" inclusi i sistemi umani in Australia, piccoli stati insulari, America, Africa ed Europa e alcuni sistemi naturali raggiungono anche i "limiti di adattamento hard" come coralli, zone umide, foreste pluviali, ecosistemi nelle regioni polari e montane. Sino al livello di riscaldamento globale di 1,5 °C, rispetto all'epoca preindustriale, le limitate risorse di acqua dolce pongono potenziali limiti per i piccoli stati insulari e per le regioni dipendenti dai ghiacciai e dallo scioglimento delle nevi; con 2 °C di riscaldamento, i limiti sono stimati per le molteplici colture di base in molte aree di coltivazione, in particolare nelle regioni tropicali; con 3 °C di riscaldamento globale sono previsti limiti per alcune misure di gestione dell'acqua per molte regioni, con limiti maggiori per molte parti d'Europa.[27] Il rapporto afferma che anche un superamento temporaneo del limite di 1,5 °C comporterà effetti negativi sull'uomo e sugli ecosistemi: «A seconda dell'entità e della durata del superamento, alcuni impatti causeranno il rilascio di ulteriori gas serra e alcuni saranno irreversibili, anche se il riscaldamento globale sarà ridotto».[28] Sebbene le prospettive del rapporto siano sconfortanti, la sua conclusione sostiene che c'è ancora tempo per limitare il riscaldamento a 1,5 °C riducendo drasticamente le emissioni di gas serra, ma tale azione deve essere intrapresa immediatamente.[22] Secondo il rapporto, per uno "sviluppo resiliente al clima" è necessaria la cooperazione internazionale, ma con il riscaldamento attuale questo sviluppo è difficile da raggiungere. Sarà ancora più difficile se la temperatura globale aumenterà di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, mentre se aumenterà di oltre 2 °C diventerà impossibile in alcune regioni e sottoregioni.[29] Italia e MediterraneoNel "Focal Point IPCC per l'Italia",[30] gli scienziati italiani che hanno collaborato alla stesura del WG2 spiegano i contenuti del rapporto, in particolare per quanto riguarda l'Italia, l'Europa e il Mediterraneo.[31] L'IPCC identifica quattro categorie di rischio per l'Europa:[32][33][34]
ReazioniIl Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito il rapporto «un atlante della sofferenza umana e uno schiacciante atto d'accusa per l'incapacità dei leader di combattere il cambiamento climatico»,[20] «I fatti sono innegabili [...] I più grandi inquinatori del mondo sono colpevoli dell'incendio doloso della nostra unica casa».[35] L'inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti per il clima, John Kerry, ha commentato: «Abbiamo assistito all'aumento degli eventi estremi alimentati dal clima e ai danni che si sono lasciati alle spalle, vite perse e mezzi di sussistenza rovinati. La domanda a questo punto non è se possiamo evitare del tutto la crisi ma se possiamo evitare le conseguenze peggiori».[20] La direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), Inger Andersen, ha commentato: «La natura può essere la nostra salvatrice, ma solo se prima la salviamo noi».[22] Cambiamenti Climatici 2022 - Mitigazione del cambiamento climatico (WG3)Il report è stato presentato il 4 aprile 2022 cinque anni dopo aver definito la sua struttura nel 2017.[36] [37] Tuttavia secondo alcuni osservatori, alcuni paesi hanno provato a fare delle modifiche per smorzare i segnali di pericolo riportati nel report, portando alla preoccupazione che alcune conclusioni siano state alleggerite.[38] Il WG3 conclude che "le emissioni nette di GHG antropogenici sono aumentate dal 2010 in tutti i principali settori a livello globale. Un aumento delle emissioni può essere attribuito alle aree urbane. La riduzione delle emissioni di CO2 da carburanti fossili e processi industriali, a causa dell'aumento dell'intensità energetica del PIL e dell'intensità carbonica dell'energia, è stata inferiore dell'incremento di emissioni dall'aumento globale delle attività industriali, energetiche, del trasporto, dell'agricoltura e dell'edilizia"[39] Note
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