Il nome generico (Scolymus) deriva dal termine greco "Skolymos" che probabilmente indicava le stesse piante. La voce deriva da "skolos" (= spine) e fa riferimento alle foglie spinose di queste piante.[3] L'epiteto specidifico (grandiflorus) significa "grande fiore" e fa riferimento ai capolini di questa specie.[4]
Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta dal botanico René Louiche Desfontaines (1750-1833) nella pubblicazione " Flora Atlantica: sive historia plantarum quae in Atlante, agro tunetano et algeriensi crescunt. Parisiis" ( Fl. Atlant. 2: 240 ) del 1799.[5]
Descrizione
Habitus. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. L'habitus si presenta molto spinoso con steli alati. Negli organi interni sono presenti sia condotti resiniferi che canali laticiferi.[6][7][8][9][10][11][12]
Fusto. I fusti sono eretti, semplici e alati. Le ali sono continue. Le radici in genere sono di tipo fittonante. Il fusto arriva ad una altezza di 2 - 8 dm (massimo 1 metro).
Foglie. Le foglie possono essere sia basali che cauline (amplessicauli); sono disposte lungo il fusto in modo alterno. Le lamine sono da ovate a oblunghe di tipo pennatosetto o pennatopartito con lobi grossolani e una grande spina apicale. Lunghezza delle foglie: 5 – 15 cm.
Infiorescenza. Le infiorescenze sono composte da capolini terminali o ascellari, sia singoli che multipli. I capolini, avvolti da tre brattee (nel capolino terminale le brattee sono sei), sono formati da un involucro composto da brattee (o squame) all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori ligulati (o in alcuni casi tubulosi). Gli involucri a forma campanulata o urceolata, sono formati da diverse brattee disposte su due serie. Le brattee sono pubescenti; i bordi terminano bruscamente verso l'apice ed hanno una spina apicale evidente. Il ricettacolo è provvisto di pagliette con ampie ali che racchiudono in alcuni casi gli acheni. Diametro del capolino: 5 – 6 cm.
Corolla: le corolle sono formate da una ligula terminante con 5 denti; il colore è giallo (da giallo brillante all'arancione); la superficie può essere sia pubescente che glabra. Lunghezza della corolla: 23 – 25 mm.
Gineceo: lo stilo è filiforme. Gli stigmi dello stilo sono due divergenti e ricurvi con la superficie stigmatica posizionata internamente (vicino alla base).[16] L'ovario è inferouniloculare formato da 2 carpelli.
Fioritura: da maggio a settembre.
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. L'achenio, ovoide-compresso, è privo di becco. Il pappo è formato da una coroncina apicale di squame (da 3 a 7) caduche.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono le aree incolte e ruderali e lungo le vie.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 1.400 ms.l.m..
Fitosociologia
Per l'areale completo italiano Scolymus grandiflorus appartiene alla seguente comunità vegetale:[18]
Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti
Classe: Artemisietea vulgaris Lohmeyer, Preising & Tüxen ex Von Rochow, 1951
Ordine: Carthametalia lanati Brullo in Brullo & Marcenò, 1985
Alleanza: Onopordion illyrici Oberdorfer, 1954
Descrizione. L'alleanza Onopordion illyrici è relativa alle comunità nitrofile di emicriptofite spinose, di grossa taglia dei piani bioclimatici temperati mediterranei. Questa alleanza colonizza gli incolti, i margini stradali e le zone di sosta degli animali di allevamento. La distribuzione è relativa ai territori tirrenici e del Mediterraneo orientale. Si trova in Italia centrale, meridionale e nelle Isole.
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[19], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[20] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[21]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][9][10]
Filogenesi
Il genere di questa voce (Scolymus) appartiene alla sottotribù Scolyminae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Scolyminae è uno dei cladi iniziali che si sono separati dalla tribù.[10]
All'interno della sottotribù il genere di questa voce, da un punto di vista filogenetico, occupa il "core" del gruppo insieme al genere Hymenonema. Nella filogenesi del genere la specie S. gradiflorus risulta più vicina alla specie S. hispanicus (insieme formano un "gruppo fratello"); mentre la specie S. maculatus è in posizione "basale".[22]
Cladogramma indicante la posizione della specie nel genere.[22]
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
Myscolus grandiflorus D.Dietr.
Myscolus megacephalus Cass.
Specie simili
Le tre specie del genere Scolymus si distinguono per i seguenti caratteri:[12][23]
Scolymus maculatus - Cardogna macchiata: il ciclo biologico è annuale; le varie parti della pianta (ali del fusti, foglie e brattee involucrali) hanno un grosso margine cartilagineo bianco; il pappo è assente; con fiori più piccoli (16–17 mm).
Scolymus hispanicus - Cardogna comune: il ciclo biologico è bienne; le ali del fusto sono interrotte; le brattee involucrali sono glabre con bordi attenuati verso l'apice; il pappo è presente; i fiori sono un poco più piccoli (20–30 mm).
Scolymus grandiflorus - Cardogna maggiore: il ciclo biologico è perenne; le ali del fusto sono continue; le brattee involucrali sono pubescenti con bordi bruscamente interrotti verso l'apice che è spinato; il pappo è presente.
Usi
La cardogna è utilizzata nella gastronomia tradizionale di alcune regioni d'Italia. I cespi basali più teneri, mondati delle spine e delle parti esterne più dure, vengono lessati e conditi con olio e limone, utilizzati in frittate o torte salate, fritti in pastella o aggiunti ad insalate.
Nelle Murge, vengono utilizzati per pietanze rituali per le festività pasquali, spesso come contorno alla carne o al brodo di agnello.
Nell'Anconitano è segnalato l'utilizzo delle radici per accompagnare piatti natalizi a base di stoccafisso.[24]
^ Pietro Ficarra, Scolymus grandiflorus (PDF), su Piante spontanee in cucina e altri sentieri di etnobotanica. URL consultato il 2 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2011).
Bibliografia
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.