È un piccolo centro abitato del comprensorio provinciale agrigentino, e si erge su una collina a 335 metri sul livello del mare, lungo la riva sinistra del Fiume Platani.
Origini del nome
Il primo elemento dell'odierno toponimo sembra derivare direttamente dal culto riferito ad Angelo da Gerusalemme, detto anche "Angelo di Sicilia".
Quanto invece a Muxaro, si tratta di un adattamento italiano preso dal sicilianoMuxaru, parola che ritiene ancora oggi l'antica grafia siciliana. La lettera x in siciliano antico (al pari di altre lingue neolatine, come quelle iberiche) veniva infatti utilizzata per rappresentare il suono di una fricativa postalveolare sorda [ʃ] (cfr. Buscemi, Calascibetta, Sciacca), che viene resa oggi graficamente con il nesso consonantico ⟨sc⟩, tanto che alcune grafie più recenti riportano anche sia in italiano che in siciliano Musciaro che Musciaru.
Storia
Si tende oggi ad identificare con Sant'Angelo Muxaro quell'antica città di Camico presso cui Minosse, partito in cerca di Dedalo, avrebbe trovato la morte per mano del suo ospite Cocalo o delle sue figlie[4]. L'argomento era oggetto dei Καμίκιοι ("Gli abitanti di Camico") di Sofocle.
Le prime origini urbanistiche di questo territorio rimangono indefinite. Un importante villaggio di età del ferro sorse intorno al XIII secolo a.C. da popolazioni indigene, identificate con i Sicani.
Tale villaggio costituisce in archeologia un valido fossile guida cronologico per la produzione locale dalla crisi della prima società autoctona (XIII secolo a.C.) al rapporto con i primi coloni greci durante la grande stagione delle apoikiai nel corso dell'VIII-VII secolo a.C., tale da costituire per determinati autori una facies a sé stante[5].
Attorno al 1506 fu favorita la colonizzazione di profughi albanesi, che caratterizzò per diversi secoli l'identità e la vita religiosa del paese, esuli in queste terre a seguito della conquista ottomana dell'Albania e in generale dei Balcani sul finire del XV secolo.
Nel 1600, la baronia venne acquisita dai Principi di Castelvetrano, D'Aragona e Tagliavia e infine passò sotto la giurisdizione del Pignatelli, Duchi di Monteleone. Fu da questo periodo che il rito greco-cattolico venne meno, non vennero meno i matrimoni misti fra "latini" e "greci" e i locali abitanti persero rapidamente lingua e cultura d'origine.
I Duchi di Monteleone conservarono il controllo su questo territorio sino al 1812, quando in Sicilia la feudalità venne soppressa.
Simboli
Dalla metà del XX secolo il comune utilizzava uno stemma non ufficiale di verde, alla testa di un arabo di carnagione con turbante sormontato da una mezza luna[6] non autorizzato dall'Ufficio Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Questo aveva portato alla credenza dell'esistenza di un principe Mushar che avrebbe governato le terre di Sant'Angelo Muxaro. Nel 2020 cominciò un iter per la creazione di uno stemma comunale più legato alla veridicità e alla tradizione della comunità locale, con una ricerca storica presso gli Archivi di Stato di Roma, Palermo ed Agrigento.[7]
Con D.P.R. del 12 gennaio 2021 sono stati concessi i nuovi simboli civici ufficiali:[8]
Stemma
«Interzato in palo: nel 1º d'oro, alle sei palle poste in cinta, la prima più grande d'azzurro, caricata di tre gigli d'oro, ordinati 1, 2; nel 2º troncato: a) d'azzurro, all'effige di Sant'Angelo di Gerusalemme Martire in maestà, il viso leggermente rivolto a destra di carnagione, le mani dello stesso, capelluto e barbuto di castano al naturale, vestito con la talare di bruno al naturale stretta alla vita da una cintura dello stesso, con la cappa ed il cappuccio bianchi al naturale, con il cuore trafitto da una spada d'argento, manicata d'oro, posta in sbarra, la mano destra benedicente, la mano sinistra tenente un ramo di palma di verde posto in palo; b) di rosso, alla testa di un arabo di carnagione, barbuto di nero, con turbante di verde, sormontato da un crescente montante dorato; nel 3º troncato: a) di rosso, alle due torri d'argento, murate di nero, fondate sulla linea di partizione, una più alta e larga, posta a destra e priva di merli aperta di nero, l'altra posta a sinistra rovinata in banda; b) d'azzurro, all'airone d'argento, rivolto. Sotto lo scudo su lista bifida svolazzante d'azzurro il motto a lettere maiuscole di nero VNIVERSITAS S. ANGELI MVXIARO. Ornamenti esteriori da Comune.»
Gonfalone
«Drappo di giallo bordato di rosso, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma comunale con l'iscrizione centrata, convessa verso l'alto, d'argento recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento.»
Bandiera
«Drappo troncato di giallo e di rosso, caricato dallo stemma comunale. L'asta sarà ornata dalla cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali.»
Nel dicembre del 2015, viene inaugurato il museo archeologico "MuSAM", per l'occasione, il British Museum ha messo temporaneamente a disposizione un pezzo unico di quasi tremila anni fa[12]: una ciotola d'oro rinvenuta in una delle tombe della città antica e donata al British Museum nel 1772.[13]
^Hdt. VII 170,1; per l'identificazione, si veda il commento di Pietro Vannicelli ed Aldo Corcella ad loc. (Erodoto. Le Storie. Libro VII. Serse e Leonida, a c. di Pietro Vannicelli ed Aldo Corcella, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 2017). Per la tradizione post-erodotea, cfr. Apollod. ep. I 15; Diod. IV 79; Strab. VI 3,2; Paus. VII 4, 6-7; Zenobio IV 92; Ig. Fab. 44; scol. a Pind. Nem. 4,95b (fonti citate in Vannicelli-Corcella, ibid.).
^Cfr. per esempio Vincenzo La Rosa, Le popolazioni della Sicilia: Sicani, Siculi, Elimi, in AA. VV., Italia, Libri Scheiwiller, Milano, 1989, p. 40 e ss.
^ Comune di Sant’Angelo Muxaro, Statuto comunale (PDF), Art. 6, Stemma, Gonfalone, Patrono.