Il Pantheon: Sala degli Uomini Illustri e Benemeriti
La Sala del Pantheon si trova in quella parte dell'ex convento di San Girolamo dov'era la cancelleria.
Per scelta dell'Assunteria del Cimitero, nasce come un luogo da dedicare a cittadini che siano stati dichiarati benemeriti dalla Magistratura della città di Bologna: viene quindi nominata Sala degli Uomini Illustri e Benemeriti.
Un primo progetto architettonico nato da un'idea di Giuseppe Gambari, affidato all'arch. Giuseppe Nadi dal 1811, prevedeva un edificio a cupola a impianto centrale, innestato con un breve raccordo a una galleria porticata. Il progetto non fu attuato per motivi finanziari.[1]
Nel 1827 la Sala venne modificata in base ad un progetto dell'architetto Giuseppe Tubertini che la rese a pianta ellittica con quattro coppie di colonne corinzie che reggono la volta[2]. La volta è stata affrescata da Filippo Pedrini con l'allegoria de la Religione trionfante e Felsina che presenta le scienze e le arti liberali[3]: «Il prof. Filippo Pedrini rappresentò nella volta la Religione trionfante che siede vicino al Tempio della Immortalità, in atto di accordare a Felsina, condotta a lei davanti da un Genio, l'implorata immortalità a compimento della patria gloria di molti suoi figli, il valore e la virtù dei quali vengono simboleggiate in varie figure, che le fanno corona. In alto la Fama sparge i nomi loro immortali per le più remote contrade: nel fondo scorre il fiume Reno, il quale si mostra sotto la figura di un vecchio barbato».[4]. Fra il XIX e il XX secolo, vennero realizzati decine di busti di uomini illustri, il primo dei quali dello scultore Giacomo De Maria dedicato ad Antonio Magnani. I ritratti marmorei dei personaggi illustri che nel tempo vennero ospitati nel Pantheon, negli anni Trenta del Novecento vennero spostati nella Sala d'Ercole del Palazzo Comunale di Bologna, successivamente nel Giardino della Montagnola ed infine nei depositi del MAMbo.[5]
Nel sotterraneo sono ospitati 40 tumuli con lapidi prive di decorazioni.[6]
La Sala del Pantheon come spazio di commiato per riti laici
Negli anni novanta del secolo scorso la Sala è stata restaurata ed adibita all' accoglienza dei riti funebri di cittadini non appartenenti ai diversi credo religiosi o ad alcuna confessione.
Il Pantheon come sala di commiato per tutti: la “Sala d'Attesa” di Flavio Favelli
«... uno spazio lussuoso ma composto di tanti elementi vecchi; un effetto di solennità ma insieme la sensazione di qualcosa di dimesso; colori caldi per un senso di freddezza; specchi con geometrie improbabili ... Favelli ha creato uno spazio accogliente ma che insieme un po' confonde, per confortare tutti noi ma anche confermarci nella necessità di essere consapevoli della vita e della sua fine.»
(Mauro Felicori, Un luogo che conforta e fa riflettere.[7])
Il 1º luglio del 2007 è stato inaugurato un nuovo allestimento della Sala del Pantheon, realizzato dell'artista Flavio Favelli[8]. L'opera, chiamata “Sala d'attesa” è una sala di commiato destinata a chiunque, fedele o laico, desideri raccogliersi in meditazione prima del rito religioso o desideri celebrare un rito laico di commiato in un luogo appositamente dedicato: è un luogo d'accoglienza aperto a chiunque voglia dare ai propri cari l'ultimo saluto. Fu l'allora Sindaco di BolognaSergio Cofferati a presenziare all' inaugurazione.[7][9].
Busti degli uomini illustri
Tra i busti degli uomini illustri e benemeriti bolognesi, di cui 71 ricollocati nei depositi del MAMbo, si ricordano[10][5]:
^Zecchi Giovanni, Descrizione del Cimitero di Bologna. Fascicolo XLI. Ultimo della collezione
^Beatrice Buscaroli e Roberto Martorelli, Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, Bononia university press, 2010, p.203
^Girolamo Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi, Bologna, Tip. di S. Tommaso d'Aquino, 1835
^Bologna Online, su www.bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
^abFlavio Favelli Certosa di Bologna, Sala d'attesa, Pantheon, testi di Agostino Benassi [et al.] Zug, Fine Arts Unternehmen, 2006
^Io che non ho il dono della fede, vorrei una stanza con tanti lampadari, come certe moschee, come certe chiese ortodosse e certi saloncini da ballo; con delle stoffe rosa, dal tono cipria ... (da Flavio Favelli Certosa di Bologna, Sala d'attesa, Pantheon, testi di Agostino Benassi [et al.] Zug, Fine Arts Unternehmen, 2006)
^A tal proposito Sergio Cofferati affermò: “È un altro passo avanti nell’impegno per la rinascita e la qualificazione della Certosa di Bologna (…) Un impegno che si traduce principalmente nel restauro dei sepolcri storici, ma che si svolge anche rinnovando la tradizione della Certosa come cantiere d’arte, come cimento continuo della contemporaneità, sfida per gli artisti di oggi. È stata questa presenza continua dei migliori scultori ed architetti, in oltre due secoli, a fare della nostra necropoli una straordinaria collezione d’arte”
Flavio Favelli Certosa di Bologna, Sala d'attesa, Pantheon, testi di Agostino Benassi [et al.] Zug, Fine Arts Unternehmen, 2006 ISBN 978-3-03720-012-4
Beatrice Buscaroli e Roberto Martorelli, Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, Bononia university press, 2010
Zecchi Giovanni, Descrizione del Cimitero di Bologna. Fascicolo XLI. Ultimo della collezione, 1829, Bologna, Giovanni Zecchi Calcografo.
Lorena Barchetti (a cura di), Settanta celebrità dimenticate, su Storia e Memoria di Bologna, 2020, aggiornamento agosto 2021. URL consultato il 31 agosto 2022.